L' Amante del Tempo ||Winner #Wattys2016||

Karidwen

Sono in uno stanzino lurido e sporco. Shane mi ha trascinata qui e mi ha obbligata a mettermi un vestito bianco, che era appeso alla porta. Ma perché tutti i vestiti che devo mettere sono tutti bianchi? L'ho già indossato e rimango sola. I miei pensieri vorticano nella mente e non smettono di fermarsi. Cosa faranno Derek e il nonno quando non mi vedranno? Cosa penseranno quando vedranno la lettera che ho scritto? Una lacrima mi scende sul viso. Dio, sono così debole.

Una serratura che scatta mi fa sobbalzare, la porta si apre e Emily e Jeson entrano nella stanza. Solo ora che sono vicini noto che sono praticamente identici. Sono la versione femminile e maschile di loro stessi.

«Su, alzati. Dobbiamo andare» dice Jeson. Mi incatenano i polsi e mi trascinano in avanti, in modo talmente brusco che rischio di cadere un paio di volte. Percorriamo un lungo corridoio, al buio. Quando usciamo noto che le persone incappucciate non si sono mosse e che ognuna adesso tiene una candela in mano. Il profumo d'incenso mi riempie le narici, quasi ne sento il sapore entrarmi in bocca. Mi trascinano vicino a Shane che a sua volta è vicino ad un grande tavolo. Le persone sussurrano ancora quella strana frase. All'improvviso Shane alza le braccia e tutti si zittiscono.

«Finalmente questo giorno, che tutti noi aspettavamo, è arrivato. Finalmente, grazie alla morte dell'ultima Amante, potremmo vivere tutti insieme: i vivi con i morti». Un brivido mi percorre la schiena. Che cosa intende? Come se mi avesse letto nel pensiero, Shane si gira verso di me e comincia a parlare:« Vedi, Emma, questa è Samhain, o meglio la festa di Samhain. È un'antica festa del popolo celtico, dove i vivi potevano stare insieme ai morti nel loro regno. Il problema è che ci potevano stare solo un anno. Ma poi, grazie a qualche ricerca ho scoperto che grazie alle Amanti del Tempo, grazie al loro sangue, è possibile l'impossibile – un sorrisetto compiaciuto spuntò dalle sue labbra – i morti possono vivere sulla terra, immagini? – avvicina le labbra al mio orecchio – e io posso governare il mondo». Si allontana. «In questo rito veniva sacrificato un toro bianco, ovvero tu» dice indicandomi.

«Se dici questo, perché le altre Amanti non sono morte in questo modo?» trovo il coraggio di dire.

«Non era molto importante come morivano – risponde, avvicinandosi ad un valletto che teneva nella mani un vassoio d'argento – l'importante era conservare almeno una boccetta del loro sangue – prende due boccette dal vassoio – e sacrificare l'ultima Amante, quella più potente. Anche se non ne sono del tutto convinto della tua potenza».

Shane mi trascina sopra il tavolo e tira fuori un coltello. «Tranquilla – mi dice – non morirai subito. Voglio prima farti vedere come sarà il mondo nella mie mani». Così dicendo mi afferra il braccio destro e fa un lungo e profondo taglio orizzontale. Subito dopo si avvicina ad un vecchio albero abbattuto. Dalla sua mano esce una forte luce e getta essa con violenza ai piedi dell'albero. Un profondo abisso si apre proprio in quel punto. Shane, insieme a tutte le persone intorno a me, comincia a pronunciare delle parole, a me famigliari. «Compritus maxima, vinga du perpeteo» la frase del sogno. Appena comincia a recitare quella frase il mio sangue uscito dalla ferita si dirige verso l'abisso e ci entra. Delle grida terrificanti escono, grida direttamente venute dall'inferno. Shane apre una delle due boccette e ne versa il contenuto nell'abisso, lo stesso con la seconda, sempre ripetendo quella frase. Le grida spaventose sono sempre più vicine, come se risalissero dall'abisso. Delle ali scheletriche escono dalla superficie, seguite dopo da una testa mostruosa, con zanne aguzze e delle braccia con delle unghie biforcute. "Demoni" penso, come quelli che ho visto nel sogno.

All'improvviso la voce di Derek mi riempie la mente.

"Emma, appena questa cosa finirà ti prenderò a calci nel sedere! Ma per ora ti devi concentrare, va bene? Siamo qui, ma abbiamo bisogno che il druido lasci il corpo di Shane. Sfidalo, fallo arrabbiare".