«Mamma? Che cos'è? Come ...» mi interrompo perché non so cosa dire. Non so neanche cosa dovrei fare.
«Ok, Emma. Adesso devi stare calma e spiegarmi cosa è successo là fuori.»
«C'era ... c'era la pioggia, e ... e i tuoni, stava per arrivare un temporale e poi c'era un uomo. Non l'ho visto bene, ho visto soltanto che mi ha puntato un dito contro e poi mi è venuto male al braccio. Poi è scomparso, non c'era più» credo di essere sotto shock.
«John, vieni qui» sta chiamando mio padre. Lui ne sa sicuramente più di tutti.
Quando arriva è in pigiama, si vede che stava guardando la tv in salotto sul divano. Si passa la mano su i suoi capelli neri, con qualche capello bianco, e si avvicina.
«È successo?» chiede. Mia mamma annuisce.
«Non ho mai visto questo simbolo, John. Tu sai cosa vuol dire?»
Papà si inginocchia e osserva il tatuaggio.
«È il nodo dell'amante» dice. Mia madre sbianca.
«Qualcuno mi vuole dire cosa diavolo sta succedendo?» urlo. Non sopporto quando le persone fanno finta che non ci sia quando sono proprio lì.
«Dobbiamo portarla dai guardiani»
«Guardiani?»
«Si. Emma, vai in macchina. Io arrivo fra qualche minuto» mio padre scappa in camera per cambiarsi, mentre mia madre mi trascina in macchina.
«Dove stiamo andando?» chiedo, rompendo il silenzio.
«Al National Maritime Museum» brutti ricordi si insinuano nella mia mente.
«Perché stiamo andando in quel posto? Devo forse ricordarvi cosa mi è successo lì?»
I miei si lanciano un occhiata, poi mia mamma si gira verso di me.
«Tesoro, lo sappiamo. Non sapevamo cosa fare, ma per fortuna dopo un po' è scomparso, ricordi?»
«Siamo arrivati» dice papà, interrompendo il discorso della mamma.
La pioggia che sta cadendo non rende giustizia alla magnificenza di questo museo. Era esattamente come lo ricordavo: imponente e magnifico.
Attraversiamo in macchina il lungo viale che porta all'ingresso. Quando scendiamo dalla macchina noto un maggiordomo con due ombrelli in mano che si avvicina.
«Signore, signora e signorina MacKarty. Seguitemi, per favore».
Ci guida verso il retro del museo. Entriamo dentro all'edificio grazie ad una porta di emergenza e ci incamminiamo verso un lungo corridoio.
Arriviamo davanti a una porta con scritto sopra "accesso limitato al personale". Il maggiordomo ci fa entrare: non è altro che uno sgabuzzino. Dopo aver acceso una minuscola lampadina appesa al soffitto, sposta un po' di roba e scopre un vecchio manico di scopa incastrato nel pavimento. Lo gira di 180 gradi e lo abbassa di qualche centimetro.
Non succede niente.
«Ma che cosa ...» mi interrompo perché le pareti cominciano a tremare.
E sprofondiamo. Avete presente quando siete in un ascensore e dovete andare in giù e quando comincia a muoversi sentite una specie di voragine nello stomaco? Ecco sostituite quella voragine con una di quelle che sentite quando siete nelle montagne russe: l'ascensore (o qualunque cosa sia) sta scendendo talmente tanto veloce che io cado a terra. I miei e il maggiordomo? Se ne stanno tranquilli in piedi a godersi il panorama. O meglio, ciò che si vede attraverso le pareti. Ci sono un sacco di uomini e donne vestiti di bianco e grigio, che vanno da una parte all'altra dell'edificio. Ci sono altri ascensori come il nostro, alcuni che vanno ancora più in basso, altri più in alto. Sopra ci sono delle stanze, credo siano delle specie di uffici. Per concludere, siano all'incirca venti metri sotto al museo.
Quando l'ascensore si ferma mi accorgo che sono ancora semi seduta per terra, e le porte sono già aperte. E, ovviamente, tutti mi stanno guardando. In silenzio. Non mi sorprenderebbe se adesso sentissi il rumore di un uccello che canticchia. Poi di colpo tutti, in coordinazione addirittura, continuano a fare quello che stavano facendo.
«Prego, seguitemi»
Le pareti sono tutte bianche. Bianco dappertutto. Procediamo verso un lungo corridoio stretto (sempre bianco) dove alla fine si trova una porta a due ante in legno scuro.
Arrivati alla porta, il maggiordomo si abbassa leggermente, e un dispositivo non ben definito, gli scannerizza l'occhio e la mano destra. Si esatto, come in 007.
L'anta destra della porta si apre leggermente, ma il maggiordomo non entra.
«I guardiani vi stanno già aspettando» e se ne va.
Mi giro verso i miei genitori: non li ho mai visti così seri.
Mio padre avanza e apre la porta. La prima cosa che noto è che, a differenza del resto dell'edificio, le pareti sono scure. C'è una tavola in legno a semicerchio dello stesso tipo di legno della porta. Seduti ci sono sette uomini, tutti vestiti di nero.
Un uomo con un viso simpatico e quelli che sembrano quarant'anni di vita, si alza e cammina verso di noi.
«John, Amanda è un piacere rivedervi»
«Salve Shane» dice mio padre, che gli stringe la mano. Shane mi scruta con uno sguardo strano, come se si aspettasse qualcosa da me.
«Tu devi essere Emma. L'ultima volta che ti ho vista eri poco più che una neonata» mi sorride, e mi porge la mano. Lo scruto con diffidenza, ma voglio dimostrarmi coraggiosa e gliela stringo. Mi guarda incuriosito, piegando la testa di lato.
«Interessante» tolgo la mano perché mi spaventa.
«Cosa succede, Shane?» chiede quello che credo sia il membro più anziano.
«L'ho usato, ma con lei non funziona» un bisbiglio cresce nella stanza, tutti mi guardano con gli occhi sgranati.
L'uomo più anziano si avvicina e mi chiede: «Fammi vedere il tuo tatuaggio».
Guardo mia madre perché sono terrorizzata e non so cosa fare, ma lei annuisce e comincio a togliermi la felpa. Alzo la manica della maglia che indosso e scopro il tatuaggio. Gli uomini in nero trattengono il fiato, lo sento.
Non ho ancora guardato con attenzione il tatuaggio: ha la forma di un cerchio, con dentro quattro strani nodi uguali, con un angolazione diversa per ognuno. Dove i nodi non coprono lo sfondo, il cerchio è riempito di nero.
«Il nodo dell'amante – sussurra il vecchio – ma non è possibile. Non è mai successo così presto». Tutti gli uomini si alzano e si avvicinano per ammirare la fonte di tanto subbuglio.
«Che cosa vuol dire?» chiede mio padre.
«Wes, va a chiamare Derek, dobbiamo provare con lui» dice il vecchio, mentre un altro uomo, cammina veloce verso la porta da cui siamo entrati ed esce.
«Siediti, Emma – dice Shane – abbiamo molte cose da spiegarti».
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L' Amante del Tempo ||Winner #Wattys2016||
Teen Fiction**** WINNER WATTYS 2016 **** ||Completa|| Emma McKarty è una ragazza semplice, ma con grandi potenzialità. Quello che non sa, però, è che il suo futuro, e forse anche il suo presente e il suo passato, stanno per cambiare. Quando la realtà dei suoi p...