Don't mean I'm not a believer
Annabeth e Percy rimasero accoccolati l'uno contro l'altra per quelle che parvero delle ore.Erano soli, spaventati e infreddoliti e in quel momento, l'unica certezza che avevano erano proprio loro due. E un coltello.
Dobbiamo andarcene di qui.
Si strinse un po' di più contro Percy quando il ricordo dello sparo e il dolore al braccio la colpirono con la stessa forza di un pugno. Rabbrividì, chiudendo gli occhi e poggiando la fronte al petto del ragazzo quando lui sistemò la testa sulla propria.
Poi, l'ovvietà della situazione riuscì a darle un po' di calore.
- La macchina! - esclamò Annabeth. - Quel tizio è arrivato con la macchina! - continuò raggiante, scostandosi da Percy e ignorando il capogiro per il movimento troppo brusco.
Gli occhi verdi del ragazzo si illuminarono di gioia. Rise, prendendole il viso tra le mani, baciandole la fronte per la felicità.
Scattò in piedi in pochi secondi, avvolgendole i fianchi con un braccio e sollevandola facilmente. Aggirarono il tronco, osservando l'auto sportiva che, ancora in moto, era ferma sul ciglio della strada, quasi stesse aspettando loro due.
Percy la strinse a sé quando passarono accanto al corpo dell'uomo ucciso e poi le aprì lo sportello, scaraventando a terra il secondo scagnozzo della Cronos che, accasciato sul cruscotto, esibiva due frecce conficcate nel petto ampio.
Annabeth chiuse gli occhi per istinto, rifiutandosi di osservare l'uomo che aveva ucciso con tanta facilità, ma sentì comunque il tonfo del corpo che cadeva sulla neve.
Percy la sistemò sul sedile in pelle gelido e Annabeth represse un conato di vomito al pensiero del cadevere che vi era seduto pochi istanti prima. Dell'uomo che, sul petto, aveva conficcate le sue frecce.
Rabbrividì, affondando le mani tra le cosce nel tentativo di scaldarsi e di ignorare gli spifferi di vento che entravano dal vetro che lei stessa aveva rotto.
Odiava stare seduta in quella macchina. Odiava l'idea di essere bloccata ma, in quel momento, l'auto era l'unica soluzione che avevano e, di certo, non aveva intenzione di lamentarsi.
Sibilò di dolore, portando una mano sul braccio, premendo il palmo sulla ferita che stava iniziando a farle troppo male.
- Adesso ti porto a casa -disse Percy osservandola con gli occhi velati di apprensione. Chiuse lo sportello con un tonfo, girando la chiave nel quadrante per riaccendere la macchina in folle. - Ti facciamo togliere quel proiettile dal braccio e poi sarà tutto finito.
Annabeth annuì sorridendogli, levandosi lentamente il cappotto per controllare la ferita. Esaminò il braccio sinistro con una smorfia, ignorando il dolore lanciante o il sangue rattrapito che le arrivava fino al dorso della mano.
- Controlla se da qualche parte c'è una benda o qualcosa di simile per pulirti - le consigliò Percy e lei annuì ancora, aprendo il vano porta-oggetti e osservando il suo interno con occhi sbarrati.
Il tic di un detonatore risuonò per l'abitacolo dell'auto e lei osservò inorridita i numeri rossi sullo sfondo nero che facevano il countdown.
12
- Percy.. - mormorò, voltandosi verso di lui. Il ragazzo impiegò pochi secondi per buttarsi sullo sportello, aprendolo e schizzando fuori dall'auto.
11
Il ragazzo imprecò mentre spalancava la portiera di Annabeth. La tirò via ma entrambi sapevano che quelli erano secondi che non avevano. La strinse a sé mentre camminavano il più veloce possibile verso lo stesso albero che era stato loro ospite poco prima.
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Angel with a shotgun
Fanfiction* QUI E SU EFP, DOVE HO LE STESSO NOME AUTORE, SONO GLI UNICI FORUM IN CUI TROVERETE LE MIE STORIE. SE DOVESTE TROVARE UNA MIA STORIA SU QUALCHE ALTRO PROFILO, SEGNALATE. È UN PLAGIO * Scattò verso la porta, sbattendo il fianco contro il mobile app...