Piper le sorrise. I denti bianchi che spiccavano sulla pelle caffelatte, gli occhi luminosi e la piuma bianca che penzolava da una ciocca dei capelli scuri.
Era così bella e ad Annabeth era mancata così tanto che il cuore le ruggì nel petto mentre iniziava a battere con forza contro la cassa toracica, quasi fosse intenzionato ad uscirci.
- Piper! - la chiamò e poi corse verso di lei mentre i capelli le sbattevano sulla schiena.
La migliore amica allargò le braccia e Annabeth accelerò ancora per arrivare prima da lei. Dal suo profumo, dal suo petto, dalle sue braccia.
Sarebbe stato necessario un solo passo e Annabeth avrebbe finalmente potuto riabbracciarla. Solo uno, quando il volto di Piper si contorse in una smorfia. Le braccia tese si piegarono e sussultò due volte mentre tossiva. Un rivolo di sangue le macchiò le labbra e le bagnò il mento. Una pozza di sangue sporcò la camicetta bianca e gli occhi, prima così luminosi, diventarono vitrei.
- No! - gridò Annabeth tentando di andare verso di lei. E fu come se un muro invisibile si opponesse a lei, impedendole di andare a salvare la migliore amica che ancora sputava sangue. - Piper! Piper!
Si lanciò contro quel muro con tutte le forze che aveva, rialzandosi ogni volta che cadeva all'indietro. - Fatemi andare da lei! - urlò prendendo la rincorsa e dando una spallata al muro, cadendo all'indietro. Si spazzò via dal volto le lacrime di rabbia che le rigavano le guance e poi caricò ancora una volta con un ringhio e l'ultima cosa che vide fu Piper, il sangue che le sgorgava dalle labbra e il corpo scosso dagli spasmi.
Si svegliò in un sussulto, sedendosi di scatto sul letto e sbattendo le palpebre un paio di volte, cercando di mettere a fuoco, nel buio, la sua camera al Campo Mezzosangue.
Piper non era morta e lei era al Campo. Non che questa fosse un'assicurazione.
Lanciò uno sguardo al suo telefono e schiacciò il tasto centrale soltanto per vedere che erano le tre e mezzo del mattino. E lei non aveva più sonno. E Piper le mancava anche più di quanto fosse stata disposta ad ammettere a sé stessa in quei giorni che era al Campo.
Si era sempre imposta di tenerla lontana dai suoi pensieri. Zia Marin era un ricordo troppo deprimente di suo perché fosse in grado di poterci aggiungere anche Piper. E inoltre, sapeva che non avrebbe mai potuto rivedere zia Marin. Sapeva che era rimasta in quella casa e il pensiero di dove potesse essere il suo corpo, come potesse essere ridotto il loro appartamento l'aveva assillata per troppe notti. Ma Piper. Piper era ancora lì fuori, forse troppo preoccupata per lei. Forse solo a conoscenza di ciò che riportavano i giornali e chissà che diavolo riportavano i giornali.
Piper era la sua migliore amica dai tempi delle medie e quasi si sentì in colpa per essersi concessa solo in quel momento di pensare a lei.
Afferrò il telefono e osservò con odio l'aereo sulla sinistra che avrebbe voluto far sparire. Si limitò a sbloccare lo schermo e andò sull'applicazione per le foto, andando sul rullino. Ingrandì l'ultima foto che aveva scattato e sorrise. Era un selfie che aveva fatto con Piper prima di entrare a lezione e si chiese, anche in quel momento, per quale motivo quella ragazza si ostinasse a voler usare i filtri di Retrica quando era così bella. Sorridevano entrambe, i volti vicini e gli occhi stanchi che riportavano il sonno perso la notte prima, passata a guardare tutti i film di Harry Potter in camera sua.
Scorse con il pollice e sorrise davanti a una foto sua, di Piper e di Talia. Quella volta i filtri non c'erano e con il mare alle sue spalle e le canottiere aderenti ai loro busti, Annabeth si ricordò di quella giornata d'estate e della reflex di Hazel. Si ricordò di Frank che l'aveva presa tra le mani grandi e che poi l'aveva puntata su loro tre che ancora si dovevano cambiare ma che, davanti all'obbiettivo, si erano strette l'una all'altra, sorridendo. Continuò a scorrere nella galleria delle foto, abbassando il volume per potersi anche guardare i video sensa senso, i flipgram fatti a casa di Piper, i selfie nei laboratori del college e quelli dentro lo Starbucks. I sorrisi allegri, i capelli troppo ricci di Hazel e gli occhi troppo azzurri di Talia.
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Angel with a shotgun
Fanfiction* QUI E SU EFP, DOVE HO LE STESSO NOME AUTORE, SONO GLI UNICI FORUM IN CUI TROVERETE LE MIE STORIE. SE DOVESTE TROVARE UNA MIA STORIA SU QUALCHE ALTRO PROFILO, SEGNALATE. È UN PLAGIO * Scattò verso la porta, sbattendo il fianco contro il mobile app...