I wanna live not just survive tonight

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Annabeth affondò il petto nel coltello dell'uomo e lo spinse nel torace, fino all'elsa. Osservò gli occhi scuri sbarrati, colmi di terrore mentre gli girava la lama nel petto, tenendolo ben fermo per la spalla. Solo quando fu certa di averlo ucciso, lo spinse via con un calcio, girandosi l'arma sporca di sangue.

I contorni di New York divennero più vacui, sfocati e lasciò cadere il coltello a terra, prendendosi la testa tra le mani mentre il mondo continuava a vorticarle intorno.

Solo quando le ginocchia presero a bruciarle, si rese conto di essere caduta a terra e si alzò faticosamente, mentre le orecchie fischiavano.

Era tutto buio attorno a lei. Non vedeva a un palmo dal suo naso e si rifiutò di avere paura, chinandosi e cercando l'elsa del coltello, calmandosi solo quando la strinse tra le dita tremanti.

- Perché? - urlò la voce di una bambina e Annabeth si voltò di scatto. - Perché? - sentì ancora, ignorando la stretta al petto quando la disperazione della piccola si insinuò nelle sue ossa. - Era mio padre, come hai potuto?

Sussultò, quando una bambina con le trecce castano chiaro si aggrappò alla sua gamba. Gli occhi verdi scintillarono di lacrime mentre la guardavano dal basso e Annabeth pulì la lama del coltello sui jeans. Sorrise, accarezzandole la testa. - Io non ho ucciso il tuo papà - affermò con un sorriso, chinandosi su di lei e prendendole il viso umido di lacrime tra i palmi delle mani.

La bambina scosse la testa e gli occhi enormi si puntarono su di lei, quasi volessero penetrarla, trapassarla da parte a parte. - No. Tu hai ucciso il mio papà. Adesso io e la mamma siamo sole - le spiegò, tirando su col naso e Annabeth scosse la testa ancora una volta.

Lei non aveva ucciso il papà di nessuno.

- Non ho ucciso il tuo papà. Ho ucciso tante persone cattive, quindi non posso aver ucciso il tuo papà - le sorrise ancora e la bambina le mostrò una foto che si era tolta da chissà dove, che raffigurava lei al centro tra una bella donna con i capelli neri e lo stesso uomo che aveva ucciso a New York poco prima. Osservò la lama, ancora sporca del suo sangue e si alzò di scatto, smettendo di toccare quella bambina alla quale aveva portato via tutto.

- L'hai ucciso tu - le disse e il petto di Annabeth si strinse ancora di più quando la vide sorridere. - L'hai ucciso tu e adesso io e la mamma siamo sole. - Fece un passo verso di lei ed Annabeth indietreggiò ancora, fissandola con orrore mentre il cuore le martellava nel petto. - Hai ucciso il mio papà e chissà quante altre famiglie hai distrutto. - Allungò la piccola manina verso di lei e Annabeth inciampò sui suoi stessi piedi. - Sei cattiva, Annabeth. Hai distrutto delle famiglie.

La voce sottile della bambina si ripeté nella testa della ragazza, anche quando l'immagine della piccola iniziò a svanire.

La testa iniziò a girarle vorticosamente e lei se la prese tra le mani, crollando sulle ginocchia.

- Basta! - urlò, con le lacrime di disperazione che le rigavano le guance. - Basta, per favore! - continuò mentre, attorno a lei, il mondo vorticava troppo velocemente, mozzandole il fiato.

- Svegliati! - gridò, sedendosi di scatto sul letto, poggiando le mani affianco a lei per non crollare sul materasso. Si passò il dorso della mano destra sulle guance bagnate dalle lacrime e si guardò attorno, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco la sua stanza: l'armadio, la scrivania vicino alla porta chiusa del bagno. La porta chiusa dell'ingresso e la finestra dalla quale filtravano le prime luci del mattino.

Il cuore continuò a martellarle nel petto e Annabeth tentò di regolarizzare il battito e di togliersi dalla testa la voce di quella bambina. Si voltò verso il comodino, osservando il coltello che le aveva regalato Luke. Fissò la lama con gli occhi sbarrati, passandosi una mano tra i capelli biondi e umidi di sudore.

Angel with a shotgunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora