19. Il Corvo (Parte Seconda);

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"Voi eravate al corrente?" domandò irritato il Principe, rivolgendo al padre le proprie parole.
Come poteva un Re assecondare tali comportamenti? Giochi degni di un balordo. Doveva aver perso il senno.

Ma Nuada non era complice, e centrava ben poco nell'accaduto.
"Naoise!" vociò infatti il suo disappunto. Gli era appena stata recata un'offesa. Un'enorme offesa al suo titolo, al suo onore, alla sua saggezza da Re. "Come puoi solo porre a te stesso tale domanda?"
Era furioso. Suo figlio lo riteneva complice dell'atto? Era scandaloso.
"Sono tuo Padre! Tuo Re! Ho sulle spalle un vasto popolo! Un vasto impero da comandare! Credi che abbia tempo per assecondare gli insani passatempi di tuo fratello?" tuonò.

Naoise abbassò lo sguardo non appena quello del padre lo fulminò.
Aveva scatenato il suo lato accanitamente orgoglioso. Aveva scavato in profondità, riuscendo ad estirparglielo via.

"Allora, Naoise? Credi che abbia tempo?" sbraitò a gran voce.

Il ragazzo intravide dal corridoio centrale qualche strano sguardo appartenente a serve curiose, mentre abbassava lo sguardo all'autorità del Padre. Del Re. "No, Padre."

Nuada rimase in silenzio, forse percosso da pensieri. Prese un gran respiro, prima di rilassare i muscoli. Si sedette sul proprio Trono, incrociando le braccia e dedicando il proprio sguardo al figlio, prima di sospirare e massaggiarsi la tempia.
Naoise alzò lo sguardo, aspettando che il padre parlasse.

"Io ho bisogno della fiducia del mio popolo, del loro rispetto, Naoise" esordì, spostando la propria visuale oltre il Principe. "Come posso pretendere il loro rispetto se il primo a macchiarlo è il mio stesso figlio?" domandò, rivolgendosi nuovamente al ragazzo. Le suo parole erano prive di rabbia, ma ricche di rammarico.

Questa volta Naoise sostenne il suo sguardo, sicuro di se stesso. "Non volevo mancarvi di rispetto, Padre."

Nuada sospirò, grattandosi il collo ed alzandosi nuovamente dal Trono. "Lo so, Naoise. Lo so" mormorò, camminando per la Sala. I suoi passi erano lenti, possenti. Il suo sguardo era stanco, duro e pesante. Stava riflettendo. "Tuo fratello è il problema, Naoise. Non può continuare a far di testa sua. A sparire e a tornare con i suoi nuovi guai! No. Ha bisogno di combinare qualcosa di buono. Ha bisogno di rendersi utile... altrimenti, per il bene di tutti, sarò costretto ad esiliarlo dal mio Regno."

***

"Come va la testa?"

Winter si era appena risvegliata. Aveva dormito per ben 4 ore; non per sua decisione, s'intende. Le era stato fatto bere uno strano intruglio, con la fasulla spiegazione di cosa realmente conteneva.
La testa le girava così tanto da credere di poterla perdere; infatti la trattenne con le mani, liberando un ghigno di disappunto.
Provò a sollevarsi dal letto su cui era stata adagiata, ma fu tutto inutile, ricadde a peso morto.
"Mi viene da vomitare" mormorò con un fil di voce. Le labbra storte e la fronte corrugata.

"È normale" rispose il Principe, avvicinandosi a lei. "Tu evita di fare sforzi inutili."

La ragazza serrò gli occhi, infastidita dalla luce, poi annuì silenziosamente.

"Cos'era in verità quella schifezza che mi avete fatto bere?" domandò. La sua voce era impastata dal sonno e teneva ancora con gli occhi ben serrati.
Giurò di poter percepire il suo sorriso scaltro e divertito.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 13, 2016 ⏰

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