17. Il ritorno;

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17.

"Winter", fu la prima ed unica parola che riuscì ad udire, tra l'immutabile chiasso e l'eterno fischiettio che ponderava sovrano nelle sue orecchie.

Inerme ed impotente a ciò che accadeva, la ragazza non riusciva a pensare con un fil di logica, ancora frastornata dal passaggio tra i due mondi.
La vista sbiadita pareva cercare immagini concrete. Essa si ri-assemblava, mentre tutto iniziava a tacere, dando spazio ai pensieri. Tutto riprese con meravigliosa velocità.
Ora ricordava ciò che era accaduto. Ricordava la corsa sfrenata dell'animale che ancora montava; ricordava ciò che precedentemente le era stato detto. Ricordava ogni singolo dettaglio.
Era riuscita a prendere quella temuta decisione, era tornata. C'era riuscita. Aveva messo da parte la paura, facendo ciò ch'era giusto.
Sono qui. In questo luogo. È tutto reale, non c'è nulla di falso. Nessuna immaginazione.

"Winter", si sentì chiamare nuovamente, quasi cercassero di svegliarla da un sonno invisibile.

Cercò d'associare a qualcuno quella voce che, ormai, le era fin troppo familiare. Ed infatti, poco dopo, l'immagine del ragazzo in questione prese spazio nella sua mente.
Naoise.
Cercò la sua sagoma tra la radunata folla -ancora con gli occhi ridotti a fessure-, cercando di mettere a fuoco i numerosi volti lievemente sbiaditi. Ma, durante questo processo, venne distratta. Sorpresa e sbalordita, osservò la scena che seguiva in silenzio, ascoltando i suoi occhi.
E qui capì il perchè del sovrano silenzio che sembrava esser stato invocato appena dopo il sul arrivo. Il popolo si trovava radunato. Ognuno chinato su un ginocchio, imitava un inchino, insieme ad uno sguardo abbassato, in segno d'onore, verso colei che osservava con fare confuso.
Si inchinano a me?, si chiese la giovane ragazza, invasa da dubbi e domande. Perchè?

"Winter", si sentì richiamare per la terza volta. Le era stato usato contro un tono più duro e fermo, inconfutabilmente in cerca di attenzione. Che riuscì infatti ad ottenere, questa volta.

Winter voltò il capo verso la direzione interessata. Teneva ancora le labbra socchiuse ed uno sguardo perplesso. Naoise, finalmente ben visibile alla ragazza, sembrava tener il suo stesso sguardo impietrito. Si avvicinava verso lei, con passo svelto e risoluto. Il mantello alle sue spalle, forse di tessuto impermeabile, svolazzava, tagliando l'aria.
Non poté giurarlo, ma credette di essere riuscita a scorgere nei suoi occhi un innaturale bagliore.

Naoise era turbato. Di certo, aveva già previsto un futuro arrivo della ragazza. Ma non si aspettava un ritorno così prematuro.
Corrugò la fronte.
Iniziarono a sorgergli drammatici prnsieri. Non si spiegava la sua venuta. Gli occhi della ragazza erano cupi; il Principe parve natorlo. E ciò motivò notevolmente i suoi pensieri negativi.
Forse, pensò lui, qualcosa non va.
Si avvicinò ancora, e quando fu abbastanza vicino, la invitò a smontare da cavallo, porgendole una mano, attendendo.

Winter osservò il palmo del ragazzo, soffermandosi ad osservare il suo polso che, lievemente scoperto, lasciava intravedere marcate vene. Con lo sguardo risalì il suo braccio, fin ad arrivare al suo viso. Lì, fu rapita dai suoi occhi. Erano come ricordava d'averli visti l'ultima volta. Quelli erano il suo ultimo ricordo. Due perfetti abissi di ghiaccio, capaci di pietrificarti.

Naoise inclinò il capo, incuriosito dallo sguardo perso della ragazza. Ritrasse la mano, mentre era intento a parlare.

"Winter, stai bene?" domandò infine, attendendo spazientito una risposta.

Intanto, alcune guardie erano arrivate guardinghe, circondando l'area al galoppo. Tirarono le redini dei propri destrieri, mentre osservavano con stupore la scena che seguiva.
Si inchinavano a lei. Il popolo non aveva mai sfoggiato tanto rispetto nemmeno verso il Re in persona.

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