7. Sogni ed opposizioni;

184 13 4
                                    


7.

Il contadino aveva salutato Winter con grande vivacità, limitandosi invece ad un inchino per il Principe. I due erano stati ospitati fino al cessare della pioggia, e, in quella interminabile ora, nessuno dei tre osò scambiarsi una parola, limitandosi a lanciarsi qualche occhiataccia, di tanto in tanto.

Il contadino fu costretto dal Principe ad uscire con la tormenta per riconsegnare il pane rubato.

Una volta tornato a casa, corse verso la ragazza, non riuscendo a trattenere un abbraccio di commozione verso colei che li aveva salvato la vita. Lei fu presa in piena sorpresa, e ricambiò il caloroso abbraccio con ritegno, ma si sciolse non appena la piccola bambina dai capelli d'oro corse per contribuire a quel tenero abbraccio, sotto gli occhi impassivi e noncuranti di Naoise, che si limitò ad abbassare sospirante il volto, con uno sguardo indescrivibile.

***

"Se non ci fossi stata io con te in quella casa, avresti condannato a morte quell'uomo sotto gli occhi della bambina" la sua domanda sfumò in un'affermazione.

Erano saliti in groppa ai cavalli da pochi minuti, allontanandosi dall'abitazione del contadino.

Naoise si sistemava il mantello, stropicciandosi i capelli, visibilmente umidi.
Guardò Winter profondamente, affondandola con i suoi occhi cristallini. Uno sguardo così intimidatorio che lei fu costretta a cambiare direzione visiva.

"Non l'avrei fatto con leggerezza, Winter."

"Ma l'avresti fatto" concluse lei, tra una domanda ed un'affermazione.

Lui sospirò, annuendo appena. Il suo sguardo era inchiodato a terra.

Non si era mai fatto scrupoli per firmare la condanna di un nemico, o di un suo stesso cittadino. Ciò era giusto, ciò veniva fatto.

Ma le parole di Winter navigavano nella sua mente causandoli strani pensieri e domande, che non riusciva a controllare, a mandarle via in alcun modo.

E per quanto cercasse di convincersi di aver agito con cognizione, di non essersi fatto intimidire dalle parole della ragazza, aveva in ogni caso lasciato vivere quell'uomo. Quel ladro. Negandoli alcuna punizione per il male fatto.

"Chi era il ragazzo rinchiuso nelle segrete, nella cella vicina alla mia?"

I pensieri di Naoise vennero interrotti da quella domanda inaspettata.
Si svegliò dal suo subconscio e rivolse alla ragazza uno sguardo incuriosito.

"Come mai ti interessa saperlo?" le chiese, cercando di orientarsi tra gli alberi del bosco che stavano attraversando.

"Curiosità" ammise lei, scrollando le spalle.

Naoise la guardò con un'espressione irrigidita, pochi secondi dopo ammorbidì il corpo, guardando il percorso dinanzi ad essi.

"Il tributo dei Nemediani, ovvero del popolo nemico che ti aveva rapita" le spiegò con tono neutrale.

Ora, si spiega tutto. Ma, perchè era in una loro cella?

Naoise sembrò leggerle nel pensiero la domanda non formulata.
"Un tributo un po ribelle" commentò allora. "Un po come te. Probabilmente ti comporterai come lui da qui a poco" continuò tagliente, sopprimendo un sorriso.

Cosa?
Winter rimase zittita, non capendo dove volesse arrivare con tale affermazione.

"E rinchiuderete in una cella anche me?" domandò ironica, ma non riuscendo a nascondere un po di timore.

EtaineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora