6. Persuasioni (Parte Seconda);

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6.

"No, sono sicurissima che il vostro tributo riuscirà nel suo intento!" lo spiazzò lei, quasi velenosamente, guardandolo con aria seccata.

Lui la guardò zittito, poi scrollò la testa nervosamente; si prese alcuni secondi, fissando il vuoto, ed infine accennò un sorriso, a viso basso.

"Che c'è?"

"Sei così ingenua" sospirò, continuando a non rivolgerle lo sguardo e a sorridere, quasi nervosamente. "Vai a cavallo, riesci a tirare con l'arco da cavallo, senza prendere neanche la mira..." parlò guardandola, studiando la sua espressione.

Winter abbassò lo sguardo, visibilmente agitata.

"E neghi ancora a te stessa la consapevolezza di appartenere a questo mondo."
Alzò un sopracciglio. "Buffo" continuò poi, sussurrando, e riprendendo a camminare.

Winter sospirò, guardandosi intorno, confusamente. Il Principe non aveva tutti i torti, forse nessuno; e lei, pur non volendo affermarlo, ne a se stessa ne a Naoise, principalmente lo sa.

"Vuoi sapere cosa dice l'antica profezia sul tributo?" chiese poi, spezzando il silenzio tra loro due, qualche minuto dopo.

Winter sbuffò divertita. "A cosa serve chiedere" bisbigliò, tra un'affermazione ed una domanda.

"Vuoi che te lo spiego teoricamente o praticamente?" chiese poi, distogliendo la sguardo da lei.

"In nessuno dei due modi, ad esempio?" chiese, ironicamente, dedicandoli uno sguardo.

"Scegli. O scelgo io per te" disse serio, quasi infastidito dalle risposte cocciute della ragazza.

Lei scrollò le spalle, sospirando.

"Bene" mormorò tra se e se, quasi canticchiando.

Iniziò ad allungare il passo. Più i due si addentravano nel villaggio, più l'entusiasmo del popolo aumentava nel vedere il Principe.

Si iniziava a spargere la voce che, l'atteso tributo, era finalmente arrivato per salvare il popolo.

Naoise era estremamente teso, non badava nemmeno agli inchini della popolazione. Il suo mantello svolazzava alla velocità della sua andatura, Winter quasi faticava a seguirlo.

La ragazza si fece più tesa, forse a causa del ragazzo o degli sguardi che i cittadini le mandavano, o forse per entrambi i motivi.

"Dove stiamo andando?" chiese poi, a bassa voce.

"Non ti piace la vista del sangue, vero?" chiese, con nervosismo, e quasi malignamente, continuando a tenere lo stesso ritmo del passo.

La ragazza non aprì bocca, il che fu una risposta sufficiente per Naoise.

Poi il suo passo diminuì, ma non la sua irritazione, che sembrò invece aumentare. Le rivolse uno sguardo quasi malvagio.

Winter sentì attraversare il suo corpo da brividi quando incrociò i suo occhi che sembravano due abissi di ghiaccio.

Era in ansia, non capiva il perchè del suo comportamento.

Poi guardò dinnanzi a lui: una folla di persone circondava un piccolo rialzamento in legno; un ragazzo su per giù dell'età di Winter si trovava sopra quella struttura in legno, con i polsi legati, inginocchiato, lo sguardo perduto e malinconico, quasi tremante. Cercava di nascondere la propria paura.
Vicino ad esso, una guardia vestita di nero li afferrava un braccio, per vietarli di alzarsi, e sembrava parlare col popolo.

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