Maiden with flexen hair-prologo

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It's all the same

Only the names will change

Everyday, it seems we are wasting away.



JUDITH

Mi sarebbero mancati i boschi del nord, mi sarebbe mancata la noiosa calma piatta della campagna, la sua routine incessante.

Mi diedi una spinta più forte e l'altalena mi portò più in alto, a vedere le cime degli alberi. Mi sarebbe mancato quel cielo di bosco, quell'azzurro in trappola, quella rete di rami.

Avanti, indietro; avanti, indietro. Il muschio vellutato sotto i miei piedi, il cielo terso sopra di me. Quando mai sarei stata in grado di godermi di nuovo il profumo rigenerante della mia foresta? Non avrei ritrovato nulla di Nottingham a Londra. Non ero ancora partita e già mi mancava casa. Non sapevo a cosa andavo in contro. La grande città mi spaventava. E ancora non sapevo quanta ragione avevo ad averne paura.

Lì sarebbe stato diverso. Non ci sarebbe stata né la fresca foresta, né l'afosa campagna. Londra non avrebbe avuto niente a che vedere con Nottingham.

Avanti, indietro; avanti, indietro.

Eppure, nonostante io amassi la mia cittadina e la mia vita a Nottingham, i miei giorni erano opachi. A volte mi sentivo come una semplice spettatrice di quella che era la mia vita e la sentivo scorrere indipendentemente da me. Era come un film.
Non è che fossi un'asociale, chiusa in casa, senza uno straccio di amicizia o relazione; c'erano - c'erano eccome - ma non le sentivo davvero mie. Non le sentivo come avrei dovuto. Ero stata stata un'estranea nella mia stessa vita per ventitré anni. Solo questo.
Una semplice ragazza, con semplici amicizie ed un altrettanto semplice rapporto con un ragazzo, vagamente simile ad un fidanzamento, durato qualcosa come un paio d'anni, ma mai realmente ufficializzato. E infondo mi andava bene così.
Non mi ero mai lamentata, ma non andavo matta per quello che stavo vivendo. Era tutto piuttosto mediocre e tranquillo. Semplice, appunto.
L'apoteosi della normalità.
Non faceva schifo, ma non aveva nulla di speciale e probabilmente niente sarebbe cambiato se mia madre non avesse deciso di guardare fuori da quella bolla opaca ed atterrare qua, a Londra.



«Tesoro, fammi una birra».

Quante volte avevo già sentito rivolgermi quella richiesta. Quante volte avevo già servito gente ai diversi tavoli il venerdì sera, per racimolare quei soldi che mi servivano per campare, senza dover pesare sulle spalle dei miei. Ero così solita a sentirmi dire così che per un attimo neanche mi resi conto dell'accento leggermente diverso, della parlata un po' meno strascicata e melliflua.

Sollevai appena lo sguardo sull'uomo davanti a me, che aveva ripreso in un attimo la conversazione con il suo vicino di bancone. Sospirai, afferrando un bicchierone di spesso vetro lucido e lo piegai sotto il beccuccio dell'erogatore, per riempirlo con quell'amaro liquido paglierino. Sempre la solita birra, sempre i soliti bicchieri, ma gente completamente diversa, facce assolutamente nuove ed una città che poco aveva a che fare con il piccolo paesino di Nottingham da cui venivo.

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