JUDITH
I was caught in the middle of a railroad track
I looked 'round and I knew there was no turning back
Dovetti preparare un tea anche per me stessa, dopo quanto riferitomi da... Abbie?
Sbuffai mentre mi versavo l'acqua calda nella tazza e vi immersi la bustina di tea verde.
Rimasi a fissare l'acqua trasparente diventare a mano a mano color ambra, mentre ripensavo a quanto riferitomi dalla mora di fronte a me.
Le rivolsi uno sguardo un po' preoccupato mentre frugava all'interno di quella cassetta malmessa. "I giornalisti hanno una reputazione orribile qui". Gemetti sotto voce: già sentivo che giornalismo non era la mia strada, quella più giusta per me. Ora arrivava questa tipa e mi diceva che in quella zona di Londra -o semplicemente in quel pub?- i giornalisti erano trattati come appestati e lebbrosi. "Potrebbero farti del male". Rabbrividii ripensando a certi musi e certe braccia da ciclopi, che giravano per il locale. E ora che sapevo che facevano a scazzottate ogni domenica, mi sentivo ancora più spaventata.
"Splendido" pensai, alzando gli occhi al cielo e portandomi la tazza immacolata alle labbra e lasciai che il liquido ambrato mi calmasse un attimo. Ero assurdamente grata a quella giovane, che mi aveva salvata prima che saltassi nella bocca dei leoni; per questo, quando incrociò nuovamente il mio sguardo, le rivolsi un sorriso. Avrebbe potuto essere l'inizio di una amicizia o simpatia: da quel che avevo visto, in quel pub, di ragazze non ne giravano molte e, per quanto mi sforzassi, non ero mai riuscita ad avere un buon rapporto di amicizia con qualche uomo. Erano troppo stupidi ed io troppo selettiva, devo ammetterlo. Inoltre, non conoscevo praticamente nessuno li a Londra e un contatto, una sorta di minimo legame volevo crearlo. Abbie fu la luce nel buio di quei giorni e decisi con troppa facilità che avrei cercato di curare quella piccola conoscenza.
Per questo, quando riposi la tazza nel lavello e lei richiuse la cassetta, lasciai passare appena qualche secondo prima di allungare la mano destra verso di lei. La tesi e lasciai che il tatuaggio del mio leone le desse il benvenuto nella mia cerchia di conoscenze.
- Credo che sia giunta l'ora delle presentazioni ufficiali- decretai seria per poi sforzarmi di distendere le labbra in un sorriso dolce e inclinare la testa di lato:- Io sono Judith - dissi decisa e aspettai con la mano tesa che lei me la stringesse.
Lei sorrise a sua volta, rasserenata e si sporse verso di me, porgendomi la mano: -Io sono Abygail, ma tutti mi chiamano Abbie, a parte mia madre-.
Annuii e mi lasciai un attimo andare ad un sorriso un po' più sincero del primo, appoggiandomi al bancone, incrociando le braccia. Ci appoggiai il mento sopra e sospirai:- In realtà sono in Croce Rossa da quando avevo 18 anni- le confessai, in uno slancio di sincerità, riallacciandomi al discorso di prima:- Quindi se c'è proprio bisogno di qualcuno, se sono così messi male e non c'è nessun altro...- puntualizzai, sollevando le sopracciglia:- ...posso dare una mano. Ma solo se non c'è nessun altro che se ne prende cura!!- insistetti e presi anche la tazza di Abbie per infilarla nella lavastoviglie, a seguito della mia.
Mi voltai nuovamente verso la giovane, posandomi al ripiano dietro di me, dove la lavastoviglie aveva già cominciato a lavorare e mi morsi le labbra. Non mi piaceva ammetterlo, ma ero curiosa. Volevo sapere qualcosa di più su quel piccolo mondo nel quale ero capitata per caso. Non volevo farne parte -lungi da me l'idea!– ma, inevitabilmente, ci finii dentro con entrambi i piedi. Ancora non lo sospettavo, per cui la osservai, tentata dal chiedere, finché non cedetti.
STAI LEGGENDO
Stand your ground
RomansaQuando Judith inizia a lavorare al Boleyn Pub non immagina in che guaio si sta cacciando e neppure Abygail, che é sempre vissuta nel quartiere, si rende conto di quanto quel piccolo cambiamento stravolgerà la sua vita. Le vite delle due ragazze s'i...