A fool such as I

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JUDITH


Am I searching for trust

in a city of rust

a city of vampire?


-Ciao Jude-.

Il sorriso di Harry mi aveva avvolto, quella sera quando tornai dalla pausa. Mi ero concessa una cena in tranquillità ed una doccia, dal momento che ero sola in casa. Mamma e Sam, il suo nuovo marito, erano ancora fuori a sistemare altre noiose faccende per il nuovo studio di lei, così mi ero ritrovata con la "tana" libera, tutta per me. Uscita dalla doccia, avevo scritto una lettera a mio padre, ancora in Afghanistan per la sua missione e mi ero preparata con calma. La pioggia aveva ripreso a ticchettare sui tetti. Le strade erano umide e, qua e là, spuntavano piccole pozzanghere, che riflettevano la luce della città. Convenni che non era una buona idea prendere su la moto, così dovetti rassegnarmi e recuperare la Oyster Card, per una corsa in metropolitana. Salita sul treno, mi accantonai in uno dei divanetti e mi infialai le auricolari. Il viaggio sarebbe stato lungo e, per una buona mezz'ora, avrei potuto ascoltarmi la mia musica. Premetti play e i miei adorati Guns n' Roses partirono e mi accompagnarono fino ad Upton Park.

Ora al pub, tenevo i capelli sciolti, tenuti su una spalla, una semplice tshirt bianca e i miei jeans chiari preferiti. Chiacchieravo con Harry, ora un po' più sciolta e spigliata rispetto la sera precedente: mi ero resa conto che quel giovane era davvero piacevole, divertente e spensierato. Un po' quello che io non ero mai stata, ma che avevo sempre voluto essere. Mi rendevo conto che essere così solari non poteva farmi altro che bene, quindi tentai -in qualche modo- di somigliargli almeno in parte, ascoltandolo e partecipando alla conversazione. Stavo forzando una piccola crepa nel mio muro di protezione e lasciavo che un piccolo raggio illuminasse l'oscurità della mia ostinatezza. Quando anche Abbie entró nel locale, peró, mi sentii un po' troppo costretta e sentivo che, da un momento all'altro, sarei scappata a gambe levate, come un tacchino selvatico accerchiato dai cacciatori. Presi un lungo respiro e mi costrinsi a sorriderle, per non rischiare di fare crollare quei pochi mattoni, che avevamo messo in piedi la mattina stessa. Da parte, in un bel piatto colorato, avevo disposto gli stuzzichini e gli snack, che aveva portato lei qualche ora prima e feci per farglieli notare, quando schiamazzi, urla e un boato di voci intonate in un'unica canzone non si fecero sentire, probabilmente dal fondo della strada. Harry sorrise un po' rassegnato dal fatto che la pace fosse finita con l'arrivo di quei suoni e sfiló due bicchieri dagli scaffali, cominciando già a stillare la birra chiara. Lo guardai, un po' persa, mentre Ethan, colui che avevo scoperto essere infermiere, prendeva la cassetta del Pronto Soccorso da sotto la panca su cui era seduto e la posizionava sopra il tavolo, aprendola.

Tornai a guardare Harry e Abbie con un punto di domanda al posto della faccia e il riccio mi sorrise divertito, indicandomi con un colpo di testa i bicchieri puliti posti dietro di me.

-Ti conviene cominciare a stillare, Wood- mi incitó, chiamandomi per cognome, mentre già posava la 5° birra fresca sul bancone:- Altrimenti verrai subissata già dal principio di lavoro!-.

Annuii e lo ascoltai, stillando in poco tempo più di 7 birre. Fu a metà dell'8°, che il portone del Boleyn si aprì con un fragoroso botto e delle urla di trionfo ed allegria invasero il locale assieme ai volti soddisfatti e malmessi dei frequentatori più giovani del locale. Rimasi profondamente colpita dalle loro condizioni: non ce n'era uno che non avesse almeno un livido da qualche parte, eppure tutti gioivano, come bambini a Natale. Li fissai, sconvolta, mentre le birre davanti a me svanivano come bolle di sapone. Continuavo a stillare, mentre Andy fece comparire nuove taniche al fianco di Harry e mentre di nuovo quel ragazzo si avvicinava a Abbie: la strinse a sè e la bació, ancora senza alcun pudore, mentre tutt'attorno gli altri li incoraggiavano. Arrossii io per Abbie, che -a mia differenza- sembrava abituata a quelle scene e -forse- anche un po' stanca. Non che io fossi un'esperta a riguardo, ma qualcosa c'era che non andava tra quei due; faccende, peró, che non mi riguardavano.

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