One night only

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It's just this time, then I'll switch my flight

and I'll be right back at it by the end of the night

ABYGAIL

Ero sconvolta. Sapevo che avrei dovuto essere felice che qualcuno avesse finalmente sistemato David, ma quella sensazione era soffocata da mille altre in tumulto dentro di me. Senti vagamente un tocco sul braccio e scorsi Judith accanto a me prima che Alex mi cingesse le spalle guidandomi lontano da quel caos.

Sentii una porta aprirsi e da lì sbucammo in una stanzetta piastrellata, arredata da un paio di lavandini bianchi e lucidi. Alex mi lasció andare staccandosi da me, ma io lo afferrai d'istinto per la felpa e lo strinsi a me appoggiando la testa sulla sua spalla.

Prontamente le sue braccia mi avvolsero e il suo accenno di barba mi solleticò una guancia.

-Va tutto bene Abbie- sussurró lui incerto, non sapendo bene come comportarsi, ma io non riuscivo a reagire. Era come se i miei sentimenti si fossero incastrati nel tentativo di uscire tutti assieme e ora restassero bloccati a metà senza riuscire a liberarsi.

Cercai d'inspirare a pieni polmoni, ma quel nodo in gola non voleva sapersene di sciogliersi.

-Andiamo via- supplicai troppo intontita dall'alcol per andarmene da sola.

-Ti porto da me- rispose lui deciso e mi prese per la vita guidandomi fuori dal bagno, attraverso la folla chiassosa e poi fuori dal locale. Lanciai un'ultima occhiata ai ragazzi che mi guardarono a loro volta confusi e curiosi, ma poi fui avvolta dall'aria fredda e pungente.

L'appartamento di Alex e Pitt non era troppo distante dal Boleyn ma sembrava lontanissimo quella sera mentre camminavamo in silenzio uno a fianco all'altro sotto un pioggerellina insulsa e con passo incerto. Pensavo a David e a come Alex l'avesse picchiato e poi ancora a Alex che giocava con me quando eravamo piccoli, Alex che diceva che mi avrebbe sempre protetto e aveva mantenuto la sua promessa, ma aveva aspettato cosi tanto. Giunti al palazzone grigiastro il biondo estrasse le chiavi dalla tasca e mi guidó nell'androne. Raggiungemmo il secondo piano con fatica a causa dell'alcol ma una volta dentro almeno fummo accolti dal calore di quel appartamentino che sembrò avvolgermi e portare via un po'di preoccupazioni.

-É molto più ordinato di quel che mi aspettavo- osservai stringendomi le braccia al costato e lui mi guardó male fingendosi offeso.

-Non è che solo perchè sono un uomo sono disordinato- mi rimbrottò piccato.

-No, non è perchè sei un uomo. E' proprio perchè sei tu e sei un casinista nato- lo schernì, ritrovando un po' di buon umore e lasciandomi un po andare.

Lui roteò platealmente gli occhi e sbuffò: -Sei sempre uguale, sai?-.

-Anche tu- lo informai con un sorrisetto che gli fece scuotere la testa.

-Dobbiamo lavarci, Spugna- commentó poi inspirando rumorosamente col naso: -Puzziamo come una distilleria-.

Mi guardai gli abiti ancora umidi sotto il cappotto e non potei che dargli ragione: -Ok, vado prima io!-.

Stand your groundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora