Tall and handsome

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JUDITH

He's so tall and handsome as hell

He's so bad, but he does it so well.

Dopo essermi crogiolata abbastanza nel mio finto rimorso, ripensando ad ogni passaggio di quella discussione, decisi di alzarmi da terra; Harry mi aveva lasciato tranquilla, così come Andy. Non erano venuti a tranquillizzarmi o a rimproverarmi, probabilmente perché avevano già capito il mio modo di essere e sapevano che, se mi si fossero avvicinati, mi sarei solo chiusa a riccio più di prima. Quindi restai per 20 minuti buoni con la testa tra le mani, i gomiti appoggiati alle ginocchia e gli occhi piantati davanti a me.

Londra mi stava cambiando inesorabilmente e lentamente; avrei dovuto aspettare ancora qualche tempo prima di accorgermene davvero, ma sentivo già che qualcosa impercettibilmente stava cambiando.

Scossi la testa e mi spostai indietro i capelli, prima di tornare in piedi e sbucare fuori dal bancone.

Gli occhi dei presenti si alzarono su di me e mi scrutarono silenziosi, mentre riprendevo le mie faccende come nulla fosse, cacciando i bicchieri nella lavastoviglie e passando a pulire i tavoli, ormai liberi. Cercai di stare il più lontano possibile dal tavolo dove sedevano i ragazzi,  ma, a un certo punto, sentii lo strisciare di una sedia contro il parquet e vidi David uscire adirato.

Lo seguii con lo sguardo, finchè, uscendo, non mi riservò un'occhiata omicida ed io m'incassai nelle spalle, spaventata. Pochi minuti dopo se ne andò anche Abbie, accompagnata dal fratello di Pitt, Alex doveva essere il suo nome, e mi salutò con un'alzata di mano. Non ebbi il coraggio di salutarla di rimando e proseguì con le pulizie, sollevando le sedie sui tavoli ormai asciutti e puliti. Mi ero esposta troppo per lei e non era una cosa che facevo spesso, per nessuno. Mi ci sarebbe voluto un po'per lasciare che la mora si riavvicinasse a me, perchè in quel momento temevo solo che la sua vicinanza mi avrebbe portato a difenderla ancora e cacciarmi, inevitabilmente, nei guai. Non potevo permettermi un'amicizia così.

Credevo se ne fossero andati ormai tutti, quando lo scricchiolio di un paio di scarpe di ginnastica contro il legno consunto del pavimento mi fece sussultare. Mi voltai circospetta, poggiando i palmi delle mani sul tavolo e spingendomici contro con la schiena, ma dovetti calmarmi, quando mi trovai di fronte Pitt, che era tornato a scrutarmi incuriosito.

Sbuffai e recuperai lo straccio, ormai logoro e sporco:- Mi hai fatto prendere paura- sbottai, cacciandomi il pezzo di stoffa sulla spalla e, con l'elastico che tenevo sempre al polso, andai a legarmi i capelli in una lunga coda alta.

-Tanto hai visto David andarsene. Di chi altro avresti paura?- chiese, avvicinandosi lentamente.

Mi rifugiai dietro il bancone e lo guardai: dello sguardo spaventoso di un'ora prima non rimaneva più traccia, ma ciò che avevo visto negli occhi di Pitt in quei pochi istanti in cui David tratteneva il mio polso, mi aveva spaventato a morte. Se solo lui fosse arrivato a guardarmi in quel modo un giorno, non mi sarei più fatta vedere nel West End. Ma lui non lo capiva; non aveva visto quel repentino cambiamento nella sua espressione, non aveva sentito il suo tono di voce farsi più duro e minaccioso. Non capiva che mi aveva spaventato a morte, nonostante non si fosse rivolto a me.

Sospirai e scossi la testa, agitando una mano come per cancellare quanto detto e sciacquai gli ultimi bicchieri, che non erano rientrati nella lavastoviglie.

Andy mi raggiunse e mi prese un bicchiere dalle mani, come a dirmi di fermarmi e, quando lo guardai confusa, lui mi annuì con un sorriso e fece un cenno indicando la porta.

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