That's your famous GSE

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DAVID



Don't know what I want, but I know how to get it.

I want to destrot the passerby cause

I wanna by anarchy!


Mi spaccai le nocce altre quattro o cinque volte contro il grugno di quello Yid, prima di ascoltare il richiamo di Pitt. Mi alzai in piedi e mi passai la manica della felpa sul naso, per pulirmi dal sangue. Dunham urlò di nuovo e tutti assieme iniziammo una corsa lontano dallo White Hart Lane, dove la polizia stava rafforzando le sue truppe.

-Andiamo alla Seven Sister Station, ragazzi!- ci ordinò Alex e tutti aggiustammo la rotta, preferendo la SSS al posto della Tottenham Hale. Ci precipitammo verso la metro e saltammo i gates, fregandocene della sicurezza e del traffico del sabato pomeriggio. Avevo le scarpe imbrattate di sangue e lasciavo le mie impronte lungo i corridoi chiari. 

Feci per svoltare verso la Waithamstow Central, ma Alex mi bloccó:- No, non di qua! Prendiamo la Brixton e cambiano a Highbury!- ordinó a me, Mark e Dean:- Dobbiamo seminarli, prima di tornare all'Abazia!-.

Lo seguimmo senza domande, mentre la mentalità del branco prendeva il sopravvento e ci ritrovavamo come lupi che seguono l'alfa, Pitt e il beta, Alex. 

I Dunham erano i capi indiscussi del gruppo, ma in realtà vivevano solo della fama del padre, James Dunham, la stella più brillante della Firm originaria. Senza di lui non erano nulla.

Salimmo sul primo treno che trovammo e ci facemmo un giro per disorientare gli Yid, mentre riprendevamo fiato, seduti sui divanetti del vagone. Una nonnetta dall'altro lato dell'uscita ci fissava costernata e scese velocemente alla fermata successiva, trascinandosi a presso il suo carrellino della spesa. Noi ci guardammo divertiti ed eccitati prima d'intonare Blowing Bubbles, l'inno della nostra squadra e farlo risuonare nel vagone. Pitt sorrise soddisfatto a braccia conserte, prima di sollevare lo sguardo sul tabellone delle fermate e annuire:- Scendiamo alla prossima e cambiamo a Whitechapel. Saliamo sulla District e poi sapete dove fermarvi- riferì e alcuni si alzarono avvicinandoglisi. 

Scossi la testa e sbuffai, alzandomi solo quando le porte si furono aperte. Scendemmo e riprendemmo i cunicoli sotterranei per riprendere la District e tornare nel Mile End. Mi tamponai ancora il naso con la manica della felpa e sospirai:- Beh, li abbiamo conciati per le feste, no?- ridacchiai con Sam al mio fianco.

-Puoi dirlo!- esclamó lui con un sorriso sguaiato e mentre correvo sentivo di vivere per quello. 

Vivevo per sentire l'adrenalina scorrere nella mie vene, per sentire il cuore che pompava a mille con un suono chiaro e distinto, vivevo per il senso d'invincibilità che mi dava quel momento. L'ICF era come una famiglia. Quello che sentivo quando ero sulle gradinate dello stadio o nelle strade in mezzo ad una rissa, i brividi sulla schiena nel sentire il boato, la soddisfazione di pestare quegli idioti, l'adrenalina che mi bruciava dentro. Niente mi eccitava di più che stare là in mezzo, spalla contro spalla a un compagno; destro, sinistro ed avanzi, finché non avevamo conquistato la curva avversaria, o difeso la nostra. 

Arrivammo alla piattaforma mentre il treno stava per partire. Pitt ci fece segno di saltare su e in un attimo eravamo tutti dentro con il fiato corto e dei sorrisi soddisfatti in volto:- Oh, si- espirai posando la testa al vetro e diedi un'occhiata ai fratelli Dunham, che ci tenevano sott'occhio come se fossimo le loro pecorelle, con quell'aria da strafottenti che si ritrovavano. Scossi ancora la testa e chiusi gli occhi. Non vedevo l'ora di bermi una birra e festeggiare questa ennesima vittoria. Ci eravamo presi la curva a metà del primo tempo e non l'avevamo più restituita fino allo scoccare dei 90 minuti. Quei musi neri degli Yid erano stato battuti per bene e, nonostante le nocche mi facessero male, sentivo solo euforia. In poco tempo ci ritrovammo a sbucare fuori dalla metro, nel nostro quartiere e fu lì che il nostro canto si fece più forte e esaltato mentre sollevavamo le mani verso il cielo e le battevamo a ritmo della musica. E non vivevamo e sentivamo altro che quel momento.

Stand your groundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora