Fill to me the party glass

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Blue jeans, white shirt

Walked into the room

You know, you made my eyes burn.



ABBIE


-Perché ci dobbiamo andare?- protestó Chace per l'ennesima volta, mentre inseriva un segnalibro tra le pagine ingiallite e scendeva dalla sedia: -Voglio finire il mio libro!-

Alzai gli occhi al cielo, maledicendo le biblioteche pubbliche che gli permettevano di prendere tutti quei libri. Aveva scoperto Harry Potter ed ora si trovava nel bel mezzo del quinto libro. Difficile staccarlo da lì, specialmente se l'alternativa era uscire con una ragazza più grande che non conosceva.

-Non staremo via tanto- promisi, prendendo il suo giubbottino dall'attaccapanni e porgendoglielo: -Ma non posso lasciarti a casa da solo. Ti prenderó qualcosa se vuoi: patatine, hotdog?-

-Voglio il gelato- rispose la piccola peste, alzando il mento in segno di sfida, poi allungò l'indice verso la tavola: -E il libro viene via con noi-.

Esasperata, non potei che accettare. Così riuscì a farlo uscire di casa. Per l'occasione mi ero vestita con un po'più di cura del solito; non mi capitava spesso di uscire con una ragazza della mia età e speravo di divertirmi. Portavo un vestito rosso semplice con delle calze scure pesanti e una collana argentea con un pendaglio a forma di gufo. Un regalo fattomi da mio padre.

Raggiungemmo in metro Regent Park e individuai Hayley che ci attendeva sul cancello. Anche lei mi riconobbe e venne verso di noi con un sorriso.

Appena mi raggiunse mi abbracció di slancio, cogliendomi di sorpresa. Non ricevevo molti abbracci veri di solito perció reagì un po'rigidamente anche se lei non se ne preoccupó.

-Ciao Abbie- sorrise, con un entusiasmo contagioso: -E ciao fratello di Abbie- aggiunse divertita, abbassando lo sguardo sul bimbo.

-Lui é Chace- lo presentai e Hayley gli disse il suo nome a sua volta.

-Che ne dite di andare a vedere i cervi?- propose allegra e Chace s'illuminó dimenticandosi del suo libro. Hay mi prese sottobraccio mentre mio fratello camminava davanti a noi.

-Non possiamo stare molto- l'avvisai, trovando difficile rilassarmi a quel contatto inusuale: -Ho un po'di lavoro da sbrigare visto che é sabato-.

-Cosa fai?- s'interessó lei mentre giocherellava con il bordo della mia sciarpa.

-Beh, nell'alta società lo chiameresti "catering", nel mio quartiere lo chiamano "cucinare pasti d'asporto"- cercai di ironizzare, mentre trovavo i suoi gesti inquietanti.

Pietoso tentativo di una battuta, che generò solo un sorrisetto di circostanza.

-Quindi sei brava a cucinare?- commentó infine togliendomi d'impiccio.

Annui mentre Chace avvistava dei cervi dove e li fissava a occhi sgranati, dimenticando tutto il resto.

-Dovrei assumerti anch'io allora- propose con aria disperata: -Da quando sono a Londra non mangio altro che cibi pronti o in scatola-.

-Potresti mangiare da noi una volta- le dissi allora senza staccare gli occhi dagli animali davanti a me: -Siamo sempre da soli a pranzo-.

-Davvero?- s'incuriosì lei fermandosi e bloccando di conseguenza anche me: -Che lavoro fanno i tuoi?-

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