Came out of the sky

76 5 0
                                    

I'm the hopeless son who's hardly there.

I'm the open sign that's always busted.

I'm the friend you need, but can't be trusted.

JUDITH  

La mattina dopo, al mio risveglio, per un attimo mi crogiolai nel mio lettone bianco e vaporoso, rigirandomi nel piumino caldo. Era domenica e io sarei dovuta andare al pub solo il pomeriggio, a partire dalle 5:00. Avevo, quindi, tutto il tempo necessario per sistemarmi e prepararmi per il giorno dopo, quando avrei iniziato -o meglio, ripreso- le lezioni all'università. Scesi dal letto, posando i piedi al pavimento e stiracchiandomi, ma in un attimo, il mio sorriso svanì, ricordandomi della sera precedente. Gli eventi mi colpirono in faccia con violenza, mentre sbuffavo e mi ravvivavo i capelli, avviandomi al bagno. Chiusi la porta ed aprii l'acqua della doccia, girando la manopola completamente verso il caldo e lasciai che la nuvola pesante di vapore inondasse la stanzetta. Mi spogliai e mi infilai sotto la cascata bollente, sperando che il mio bagnoschiuma alla violetta e l'acqua sciacquassero via quella fastidiosa sensazione di disagio, che mi causava il solo pensare alla serata precedente. Ma che mi era preso? Da quando agivo in modo così istintivo, senza pensare alle conseguenze? Poggiai la testa contro le piastrelle fredde, dove la condensa aveva formato tante goccioline che mi raffreddarono la fronte e lasciai che l'acqua mi scivolasse ed infiammasse la pelle della schiena quel tanto per sciogliere i muscoli irrigiditi. Non so dire per quanto tempo restai sotto il getto della doccia, ma mi sciacquai più volte i capelli dallo shampoo e quando mi decisi ad uscire, guardandomi allo specchio, vidi tutto il mio corpo arrossato dal calore. Solo un tono più violaceo sul mio polso infrangeva quel rossore. Un bel livido non me l'ero risparmiato e lavoravo al pub da appena 48 ore. Sbuffai sonoramente e mi avvolsi nell'accappatoio a nido d'ape grigio per poi rintanarmi in camera.

Uscii dalla stanza, solo al richiamo di mia madre, che mi informava del pranzo pronto. Scesi nell'ampia cucina con i capelli ancora bagnati e pettinati all'indietro e mamma e Sam mi accolsero con dei sorrisi un po' sospetti.

- Buongiorno- mormorai con un sorriso, spostando la sedia per sedermi e afferrai subito il cucchiaio per assaggiare la zuppa. I due notarono la fasciatura che mi ero appena fatta al polso. Una storta sarei stata in grado di giustificarla, un livido tutto attorno al polso no. Feci spallucce ai loro sguardi:- Ho preso una storta, scaricando un barile di birra- risposi alla muta domanda e mi portai il cucchiaio alle labbra.

- Sei tornata tardi, ieri sera- se ne saltò fuori invece Sam, chiudendo il giornale e riponendolo sulla sedia accanto a sè. Sulla prima pagina del quotidiano faceva bella mostra un articolo sugli Hooligans

Presi un sorso d'acqua per schiarirmi la voce ed annuii, spezzando il pane nero e portandomene un pezzo alla bocca:- Ho dovuto aspettare di chiudere il pub con Andy- spiegai, sollevando le spalle:- Perché?- aggiunsi curiosa, riafferrando il cucchiaio e mescolando la minestra.

Lui annuì indeciso, senza però rispondermi ed io sospirai; che avesse già scoperto ciò che accadeva ai frequentatori più giovani del mio pub durante i sabati e le domeniche di calcio? Non mi porsi il problema e proseguii nel mio pranzo, mentre loro chiacchieravano tranquilli. Sam era con mia madre da ormai due anni. Io avevo imparato ad accettarlo, ma non ero ancora arrivata a considerarlo come un padre. Non me la sentivo di chiamarlo "papà" come lui mi aveva chiesto più volte di fare. Lui non sarebbe mai stato come mio padre e questo lo sapeva. Rivedevo mio padre di tanto in tanto, quando tornata a casa dalle sue missioni. Ancora non capivo perché mia madre lo avesse lasciato; probabilmente perché non poteva sopportare di dover vivere con l'apprensione per mesi, non vedendolo tornare e senza sapere se ce l'avrebbe fatta. Io ero un po' come lei, ma mai sarei riuscita a lasciarlo andare. Per questo mi rifiutavo di chiamare Sam "papà".

Stand your groundDove le storie prendono vita. Scoprilo ora