You're gonna bleed

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There she stood on the doorway.

I heard the mission bell

and I was thinking to myself

"This could be heaven or this could be hell"


JUDITH



Il pomeriggio proseguì tranquillo tra le urla di gioia dei vecchi frequentatori del Boleyn che seguivano la partita dalla grande TV al plasma posta al fianco del bancone. Ogni tanto ci dedicavo uno sguardo, per vedere come stava andando, ma appresi solo da Harry che la partita era finita con un pareggio.

Ed era finita da tempo quando, a meno un quarto alle cinque, lanciai un'occhiata all'orologio e i ragazzi non erano ancora tornati. Non ero una che si preoccupava troppo, ma non vederli ancora al solito tavolo a sgolarsi le loro birre mi rendeva nervosa. E rimasi tesa finchè Harry non mi tirò una ciocca di capelli, attirando la mia attenzione.

Mi porse un boccale vuoto, segnando così la fine della tregua e avvisandomi dell'arrivo degli uragani. Non ci volle molto: poche birre stillate dopo, la giovane ICF fece il suo ingresso nel locale, assieme ad un'ovazione degna di uno stadio.

Sollevai appena lo sguardo dal mio lavoro, ritrovando i miei clienti più giovani imbrattati di sangue e non potei far a meno di notare la mancanza del nostro infermiere. Non me n'ero neanche accorta, assorta com'ero nei miei pensieri che Ethan mancava.

Ci sarebbe stata solo Abbie a medicare quegli scapestrati, tra i quali militava anche David. E io non le avrei permesso di sistemare pure lui. Mi sfilai da dietro il bancone, affidando il mio lavoro a Harry e l'altro ragazzo, afferrando –prima- la cassetta del primo soccorso, prontamente rimessa a nuovo dalla sottoscritta.

Abbie mi lanció un'occhiata riconoscente e mi fece cenno di sedermi accanto a lei.

La folla di ragazzi sovraeccitati si riversó nel locale come un fiume in piena inonda un campo coltivato.

Sapevo come gestirmela. Facevo parte del team di primo soccorso, alle superiori e la mia esperienza in Croce Rossa mi rendeva competente in quel campo, ma non c'era nulla di troppo grave. Mi sedetti accanto a Abbie, infilandomi velocemente i guanti e passandogliene un paio.

Mi sporsi poi verso di lei e le sfiorai i capelli con la punta del naso:- Me lo gestisco io David- la tranquillizzai, poi mi misi subito all'opera.

I ragazzi sembravano storditi dalla novità e si dividevano tra quelli che non si fidavano di me e preferivano andare da Abbie e quelli che speravano di attaccare bottone con la nuova crocerossina di turno. Il primo a piombarci davanti fu Alex, che, con un sorrido smagliante, tumefatto sul lato sinistro, si avvicinò ad Abbie e l'abbracciò, sollevandola a stringendola, mentre lei affondava il viso nell'incavo della spalla del biondo, eclissandosi in lui. Ridacchiai appena, mentre aprivo la bottiglietta dell'acqua ossigenata e bagnavo un batuffolo di cotone. Abbie era completamente diversa quant'era con Alex: era diversa quando non era con David in generale ed io non volevo che lui la subissasse in quel modo malsano ancora una volta. La mora sembrava sollevata e spensierata mentre si occupava di quel ragazzo disastrato pieno di tagli e graffi. Scherzavano e ridevano insieme come due bambini mentre lui si lamentava per il bruciore del disinfettante e sorrisi anch'io contagiata dal loro entusiasmo. Fu allora che mi accorsi di uno sguardo familiare che mi osservava divertito. Gettai l'ennesimo batuffolo arrossato e intriso di sangue nel cestino e chiusi una ferita con le steril-strip, prima di mandare via il ragazzo, che si prese una birra e se ne andò verso il biliardo. Sospirai e feci accomodare il successivo disastro, sollevando lo sguardo sulla fila che seguiva il giovane e incappando su quel paio di occhi troppo azzurri, che mi scrutavano da un po' senza pudore. Pitt aveva il viso solcato da rivoli rossi, mentre sullo zigomo già cominciava a comparire l'ombra violacea di un pugno.

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