Quando ho aperto gli occhi

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"Trova qualcuno che ti renda felice. All'inizio potrà essere difficile e magari penserai che sia impossibile ma vorrei che ci provassi"

*

L'effetto dell'infuso alla melissa svanisce improvvisamente quando il suono insistente del campanello mi fa aprire gli occhi, ci metto un po' ad abituarmi alla luce che filtra dalle finestre e mi appunto di dover comprare delle tende il prima possibile. Scosto la coperta e metto i piedi sul legno fresco, il mio corpo viene scosso da un brivido piacevole e mi incammino verso il corridoio, mi affaccio alla piccola finestra e dopo aver notato il postino mi stendo leggermente in fuori "Buongiorno" dico richiamando la sua attenzione. Lo vedo alzare lo sguardo e sorridermi "Arrivo subito" continuo e lui annuisce.

Sorrido e torno in camera per infilare un pantalone, faccio le scale di corsa e dopo aver sbloccato la porta, la apro felice di aver già ricevuto la mia roba.

"Dove devo firmare?" dico dopo aver salutato.

"Qui e qui" dice l'uomo indicandomi due punti sul foglio. Mi aiuta a portare i tre pacchi nell'atrio e lo ringrazio per la gentilezza prima di chiudere la porta.

Sposto i pacchi uno ad uno verso il salotto e li lascio lì mentre preparo qualcosa per colazione. Mi sono svegliato di buon umore e ho voglia di fare una colazione abbondante, così apro la dispensa e sorrido, tiro fuori il pane e ringrazio mentalmente la signora Pim per aver lasciato un tostapane. Lo ripulisco e poi aspetto di sentire il suono familiare del timer mentre tiro fuori dal frigorifero burro, marmellata e uova. Recupero una padella ed un piatto e preparo la mia omelette dolce, canticchio una canzone di cui non ricordo il nome e mi fermo qualche secondo rischiando di bruciare tutto per ricordare il titolo.

"Dai, come si chiama..." protesto ricantando ancora la musica nella mia mente.

Non c'è niente da fare, quando non ci penserò più mi tornerà in mente di sicuro. Scrollo le spalle e dopo aver recuperato il pane mi vado a sedere sul divano, accendo la tv e poggio il piatto sulle mie gambe incrociate, l'unico canale che riesco a guardare sembra raccontare il dopo guerra, non è di aiuto per il mio buon umore, faccio una smorfia e continuo a mangiare spegnendola. Rimango così da solo a consumare la colazione guardandomi attorno mentre nella mia testa mi sento come svuotato, mi capita alcune volte, ci sono dei giorni in cui penso decisamente troppo ed altri in cui la mia mente si rifiuta di collaborare, come adesso.

Chiudo gli occhi per un istante e come a prendersi gioco di me, il mio cervello mi lancia immagini di Liam e di ieri, odio quando succede. Ho sempre pensato che per uno scrittore far uscire dalla propria mente qualcosa fosse difficile ma non mi era mai successo con una persona in particolare, di solito rimango colpito da una scena, da un particolare, da una parola ma mai l'ispirazione era venuta da un solo uomo e mi rendo conto che mi piacerebbe scrivere d'amore eppure d'amore non so nulla se non quello che la mia mente pensa che sia, non l'ho provata quella sensazione che Sparks descrive in ogni romanzo, quella che ti lacera da dentro e ti distrugge per poi ricostruirti e il fatto che Liam è presente nei miei pensieri mi spaventa e mi fa incazzare. Mi conosco, sono quello pieno di sogni che vede il buono anche quando non c'è, che vede bianco anche quando è tutto nero e sono quello che si lascia trascinare nelle sensazioni già dal primo giorno e si infatua delle persone perché è giusto così. Poggio il piatto sul piccolo tavolo e mi alzo per andare in bagno, è meglio se butto un po' d'acqua fresca sul viso, forse così mi si congelano i pensieri.

Le restanti due ore le passo a sistemare i pacchi, metto finalmente un paio di lenzuola nel letto e attacco in camera, sulle ante dell'armadio, alcune frasi che hanno segnato la mia crescita e sette lettere sulla porta della mia stanza, quelle che mi hanno spinto a intraprendere la mia strada.

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