Tre settimane, un mondo

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"I sogni spesso sono destinati a infrangersi contro la realtà. Ma sono quelli più semplici i più dolorosi, perché ci appaiono così personali, così ragionevoli, così raggiungibili. Ti sembra sempre di essere a un passo dal poterli toccare con la mano, ma mai abbastanza vicino da afferrarli, e questo basta a spezzarti il cuore."


*

Infilo la mano sotto il cuscino e mi giro sul fianco destro, gli occhi aperti e il rumore della pioggia a farmi compagnia. Non riesco a credere di aver passato tre settimane della mia vita qui, sembrano essere volate, non ricordo nemmeno più l'ansia del primo giorno e non sento già più la mancanza della grande città e mi sembra surreale, ci si può dimenticare così in fretta di un posto? Mi ricordo di aver letto su qualche rivista che bastano ventuno giorni per acquisire un'abitudine e, se la matematica non è un'opinione oggi è il mio ventunesimo giorno a Cranfield.

In realtà non riesco a credere a tante cose ultimamente, il tempo sembra prendersi gioco di me e corre veloce davanti ai miei occhi, mi sembra che la mia vita non sia mai stata tanto piena come in questo periodo, tra il lavoro al locale, le uscite nei giorni liberi con il gruppo e... sospiro passandomi una mano sul viso prima di stendermi ad afferrare il telefono sul comodino. Tre giorni, otto ore e ventinove minuti da quando Liam sembra essersi volatilizzato. Mi chiedo se le sue labbra abbiano toccato qualcun altro dopo aver toccato me, se chiudo gli occhi riesco a tornare con la mente a quella sera di una settimana fa, non riesco nemmeno a guardare dall'altro lato della strada senza pensare a quello che è successo. Il lavoro mi tiene impegnato durante la gran parte della giornata ma quando torno a casa, da solo in questo posto così grande mi ritrovo a prendere a pugni il muro e a darmi dello stupido. Dove pensavo di andare? Come può un uomo come lui interessarsi ad un ragazzino come me?

Mi alzo e cammino a piedi nudi sul legno fresco fino ad arrivare davanti allo specchio, ho la camicia sbottonata per metà, dei jeans strappati lungo le gambe, un corpo esile e un viso che non ha niente di speciale, cos'altro poteva volere da me se non un po' di divertimento? Sono solo lo stupido nuovo arrivato caduto tra le braccia del dottore troppo bello e gentile per essere vero.

La sveglia suona sul cellulare per avvertirmi che è ora di prepararsi per il turno serale al locale e, seppure di malavoglia, mi costringo a ripulirmi. Mi spoglio appallottolando i vestiti nel cesto della biancheria sporca accanto al lavandino del bagno e mi concedo un'altra occhiata allo specchio, passo le dita sui tatuaggi che mi macchiano le clavicole "Non hai niente che non va, è solo uno come tanti" dico ad alta voce rivolto al mio riflesso ma sembra prendermi in giro anche lui. Scuoto la testa e mi infilo sotto la doccia, rabbrividisco quando un getto d'acqua fredda mi colpisce la schiena e impiego tre minuti buoni per regolare la temperatura giusta, sbuffo e cerco di pensare a qualcos altro, l'idea della storia per il romanzo si agita nel mio cervello, vorrei scrivere qualcosa che mi rispecchi ma anche qualcosa che contenga il me che vorrei essere, vorrei per una volta essere quello forte che ha la situazione in mano e non quello con problemi di insicurezza che si innamora troppo velocemente. Potrei metterci anche i litigi con mio padre, forse anche qualcosa di peggiore. I primi tratti della storia iniziano a delinearsi nella mia mente e alla fine passo più tempo del previsto sotto la doccia, è proprio vero che alcune volte lo scorrere dell'acqua sul proprio corpo è rigenerante.

Mi asciugo in fretta e mi vesto con gli abiti di quella che è ormai diventata una divisa, pantaloni neri senza strappi e una maglia chiara. Passo del gel tra i capelli dandogli una parvenza decente e metto qualche spruzzo di profumo. Afferro le chiavi e il portamonete e scendo al piano di sotto. Butto uno sguardo sull'orologio a muro, ho ancora mezz'ora di tempo.

Mi siedo al tavolo e accendo velocemente il computer ansioso di mettere nero su bianco le mie idee. Dovrei trovare dei nomi ai miei personaggi ma per il momento mi limiterò a dargli due nomi a caso (o forse non proprio a caso). Le dita digitano velocemente: Liam e Zayn.

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