Capitolo Tre
- Come diavolo hai fatto a finire a Los Angeles?
Harry affondò gli incisivi nel labbro inferiore già precedentemente martoriato, prendendo a torturarsi nervosamente le mani e sfuggendo di continuo agli sguardi di Zayn e Niall.
- Ecco...Ben ha avuto una promozione ed è successo tutto così in fretta. Io...avrei voluto rispondervi, ma Ben non voleva che... - il riccio si fermò, imprecando mentalmente e dandosi dell'idiota, notando lespressione stranita dei due ragazzi e quella stupita di Allyson. Simulò un colpo di tosse e si schiarì la gola, sempre più teso. - ...cioè intendevo dire che sono stato molto...occupato. Si, sapete, con...l'università e tutto il resto. Ho anche fatto tirocinio in un piccolo studio ed è stato...davvero interessante.
Niall e Zayn si scambiarono uno sguardo. Il primo si limitò a stringergli per qualche secondo il ginocchio, senza riuscire a nascondere la sua confusione. Il secondo, invece, sollevò un sopracciglio scuro e inclinò leggermente il capo, osservandolo con una certa attenzione.
- Come stai, Harry? - gli domandò dopo qualche secondo di silenzio Niall.
Il riccio deglutì a vuoto, prese un piccolo sorso di tè dalla sua tazzina per poi fingere un sorriso.
- Alla grande. - disse.
- E Ben come sta? - aggiunse subito dopo il pachistano, strizzando appena gli occhi nel guardarlo.
- Benissimo. - balbettò il riccio.
- Allora che ne dici di andare fuori a cena, qualche volta? E' tanto che non ci vediamo, in fondo. - propose subito dopo Zayn, un sorriso apparentemente serafico sulle labbra.
Harry cominciò a sudare freddo. Tentò di non far trasparire il proprio nervosismo, mettendo su un espressione che sperò potesse apparire tranquilla.
- Sicuro. Gliene parlerò stasera.
- Harry. - lo chiamò la ragazza, scrutandolo con apprensione.
- Cosa?
- Stai sbriciolando i biscotti sul tavolo. - lo informò lei con un sospiro.
Il riccio portò l'attenzione sulla propria mano e solo allora si rese conto di star stringendo così forte dei biscotti da essere riuscito a ridurli in briciole più o meno minute, sporcando la sua parte di tavolo. Sospirò, ripulendosi il palmo con un tovagliolo colorato.
- Non me ne sono nemmeno reso conto.
- Sicuro di star bene, Hazza?
Harry sollevò lo sguardo e guardò i tre amici negli occhi uno dopo l'altro. Sollevò gli angoli delle labbra e annuì.
- Sicuro.
Nella sua testa, però, stava letteralmente gridando perché "no, non stava bene per niente", ma.
Era rimasto in silenzio per l'ennesima volta."Andiamo, Harry. Puoi farcela. Al massimo potrà darti un pugno o scoparti...oppure entrambi, ma puoi farcela. Non lasciarti intimorire."
Harry fece la sua timida comparsa in salotto, una tazza di caffè molto caldo e completamente amaro - proprio come piaceva al suo ragazzo - poggiata sul piccolo vassoio che stringeva nelle grandi mani e un cipiglio timoroso sul viso. Osservò Ben, seduto sul divano in salotto, controllare svogliatamente alcune pratiche che estraeva con distrazione dalla sua ventiquattr'ore nera aperta al suo fianco.
- Ecco il caffè. - mormorò mentre metteva giù il vassoio sul piccolo tavolino poco distante dal sofà in pelle e porgeva la tazza all'uomo che la prese senza neanche degnarlo di un'occhiata. - Fa' attenzione. E' ancora molto caldo.
- Si, grazie. Puoi andare.
- Tesoro...posso chiederti una cosa? - balbettò il riccio.
Ben sospirò teatralmente e sollevò lo sguardo verso di lui.
- Cosa c'è questa volta?
- Qualche giorno fa io...ho incontrato Zayn e Niall mentre andavo a fare la spesa. Te l'ho detto, ricordi? - cominciò prudentemente Harry, stringendo le proprie mani dietro la schiena. Il suo ragazzo si limitò ad annuire, incitandolo ad andare avanti.
- Ecco...mi hanno chiesto di andare con loro a mangiare qualcosa. Hanno invitato anche te perché è tanto che non li vediamo.
- Harry sai benissimo che i tuoi amici non mi sono mai piaciuti. - esclamò Ben. - Però se farai il bravo, potrei anche pensarci.
Il riccio sospirò impercettibilmente, sollevato. S'illuminò un po', sorridendo appena.
- Davvero? Grazie.
- Non ho ancora acconsentito. - precisò l'uomo, ritornando alle sue scartoffie. - Adesso lasciami solo. Devo lavorare.
Harry acconsentì con un mormorio appena udibile, scostò un riccio dietro l'orecchio e fece per ritornare da dov'era venuto, ma le imprecazioni rabbiose di Ben lo fecero sussultare.
- E questo lo chiami caffè, Harry? Non sei neanche in grado di preparare una cosa semplicissima come questa! - il riccio si voltò appena in tempo per essere colpito in pieno con la bevanda. Il liquido non scottava molto, ma era pur sempre caldo e si lasciò scappare un gemito doloroso dalle labbra. - Sei inutile, dannazione. Perché non riesci mai a combinarne una giusta, eh?
Ben gli assestò un paio di colpi al viso e al petto, prima di ricominciare ad urlargli contro.
- Sei fortunato che io ti ami perché nessun'altro lo farebbe. Sei un fottuto disastro ambulante. C'è una sola cosa che sai fare bene, da brava puttana quale sei, ma questo non ti fa certo onore. Vorrei davvero lasciarti, ma purtroppo ti amo e credimi se ti dico che sei la disgrazia più terribile che potesse mai capitarmi.
Quando l'uomo concluse quella sua sfuriata, come ogni volta che accadeva qualcosa di simile, afferrò la giacca e la sua valigetta per poi andare via da quell'appartamento sbattendo la porta con forza dietro di lui. Harry scoppiò a piangere, rannicchiandosi in un angolo del salotto e tentando di respirare correttamente. Senza pensarci due volte estrasse con mani tremanti il cellulare dalla propria tasca e compose il numero di Louis.
- Ehilà, Harold.
- Non...respiro. - riuscì a biascicare a malapena, stringendosi maggiormente le gambe al petto.
- Haz, Haz ascoltami. - esclamò la voce preoccupata di Louis dall'altro capo del cellulare. - Devi respirare, okay? Va tutto bene.
- Non va tutto bene. - sbottò il riccio singhiozzando sempre più forte.
- Respira insieme a me e vedrai che tutto andrà per il verso giusto. Ci sono io con te, piccolo. Andrà tutto bene.
Louis continuò a mormorargli parole confortanti con un tono di voce vellutato, tentando di trasmettergli tutta la calma possibile. Era davvero frustrante il fatto di non poter stringere Harry tra le sue braccia e accertarsi da vicino che tutto fosse finito, ma per quel momento dovette accontentarsi del cellulare.
Una quarto d'ora più tardi il riccio era riuscito a tranquillizzarsi e adesso ridacchiava debolmente mentre Louis gli raccontava di quella volta in cui lui e Liam, il suo coinquilino, avevano innescato una battaglia con le pistole ad acqua nell'appartamento di alcuni amici, finendo con il riempire d'acqua il pavimento. Lui era scivolato ed era caduto sbattendo il fondoschiena a terra mentre tentava di sfuggire a Liam. Subito dopo quest'ultimo gli aveva porto una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi, ma Louis l'aveva tirato giù con lui, spalmandoselo addosso.
Erano scoppiati in una risata fragorosa come due idioti prima di essere raggiunti dai proprietari dell'appartamento che, per vendetta, s'erano scagliati contro di loro, ancora intenti a contorcersi dalle risate sul pavimento.
- E' stata davvero una giornata da ricordare quella. - concluse il racconto Louis, l'allegria ben palese nel tono.
- Sono sicuro che sia stato molto divertente. - commentò il più piccolo. - Mi sarebbe piaciuto vederlo.
- Una volta di queste potremo ripetere quell'esperienza... - esclamò il ragazzo per poi schiarirsi lievemente la voce. - ...con te come ospite d'onore, naturalmente. Sono sicuro che Liam e i ragazzi ti adorerebbero.
Harry deglutì, s'alzò dal pavimento con una certa fatica e affondò i denti nel labbro inferiore per impedirsi di gemere a causa del dolore.
- Credo che passerò, Lou. Non ho voglia di infradiciarmi dalla testa ai piedi nel bel mezzo dell'inverno. - mentì il riccio.
In verità gli sarebbe piaciuto un mondo incontrare Louis e i suoi amici. Soprattutto, desiderava così tanto vedere Louis finalmente dinanzi a lui, in modo da poter conoscere il suo aspetto, esaminare con i propri occhi i tatuaggi che gli aveva detto di avere impressi sulla pelle, osservarlo cantare dal vivo e magari rifugiarsi nelle sue braccia e non andare più via, ma.
Non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, sin troppo terrorizzato da Ben e dalla sua rabbia incontrollata. A parer suo stava già rischiando più di quanto avrebbe mai potuto permettersi con il lavoro alla Road House e quella sottospecie di amicizia a distanza con Louis. Fare il prossimo passo avrebbe potuto metterlo in serio pericolo perché, lo sapeva, dopo la prima volta avrebbe continuato a trascorrere del tempo con Louis, arrendendosi a quelle sensazioni che s'erano risvegliate unicamente grazie a lui senza neanche rendersene conto.
E Ben, ad un certo punto, avrebbe sicuramente cominciato a notare quelle frequenti assenze. In seguito sarebbe riuscito a scoprire la verità perché Harry non sapeva mentire affatto, sebbene ci provasse per davvero, specialmente quando aveva davanti il suo fidanzato.
Per cui incontrare Louis era decisamente fuori discussione.
- Non devi per forza partecipare! Puoi anche solo restare a guardare e fare il tifo per me.
Il riccio poggiò il palmo della mano sulla spalliera del divano e prese a fissare con sguardo vacuo un punto imprecisato dinanzi a sé. Trascorsero un paio di minuti di silenzio, poi Harry udì un sospiro quasi impercettibile dall'altro capo del telefono e cominciò a mordicchiarsi distrattamente le labbra.
- Harry?
- Uhm scusami. Ero sovrappensiero.
Louis mormorò qualcosa e poi fece una piccola pausa durante la quale Harry si ritrovò a trattenere il fiato senza riuscire a comprenderne neanche il motivo.
- Come sta tua sorella, Hazza? Che si dice al Polo Nord? - riprese, ritrovando la sua solita allegria.
Harry lo ringraziò mentalmente per non aver insistito, come al solito, e poi sorrise mentre rispondeva con voce leggera alla domanda. Gli raccontò di come Gemma fosse felice lì, soddisfatta degli ottimi risultati che stava ottenendo insieme al suo team. Continuò ammettendo che gli mancava davvero tanto e che, allo stesso tempo, era molto fiero di lei. In fondo non avrebbe potuto aspettarsi di meglio. Sua sorella era una delle persone che ammirava di più al mondo. Sin da piccolo aveva sempre aspirato a diventare almeno la metà della persona forte e in gamba che era Gemma. Non gliel'aveva mai detto, ma era perfettamente consapevole del fatto che lei l'avesse capito ormai da tempo.
Harry pensava di aver fallito clamorosamente e di non essere neanche degno di avere una sorella simile. Anche Ben gliel'aveva ripetuto un paio di volte. E lui lo amava, quindi perché mai avrebbe dovuto mentirgli?
- Ora devo scappare, Hazza. - lo informò Louis con una nota di tristezza nel tono. - I ragazzi vogliono trascinarmi da qualche parte stasera.
- Spero che vi divertiate.
- Lo spero anche io. - Louis ridacchiò. - Ti invio un messaggio più tardi, okay?
- Va bene. A presto, Lou.
- A presto.
Harry chiuse la conversazione con un grosso sospiro. Ora che Louis era via, il dolore parve ritornare come una folata di vento improvvisa. La consapevolezza di doversi dare una ripulita arrivò non appena si rese conto di avere ancora indosso i vestiti impregnati di caffè ora freddo e secco. La fievole vibrazione del suo cellulare, però, lo distrasse dai propri pensieri.
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Don't let me go
Teen Fiction[Harry/Louis, accenni Niall/OC] [Abused!Harry, Musician!Louis] [Minimal Text!AU] [Abusive Relationship, Sexual/Physical Abuse, Emotional/Psychological Abuse, Panic Attacks] [Avvertenze: Angst, Hurt/Comfort] [Note: Scene di sesso tra M/M, Louis!Top]...