Chapter 12

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Capitolo dodici

Le vacanze natalizie erano trascorse in un lampo e la realtà aveva fatto ritorno nella sua vita più rapidamente di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Quello era stato uno dei periodi più sereni degli ultimi tre anni e spesso Harry s'era ritrovato a desiderare ardentemente che Ben non ritornasse più a casa. Sfortunatamente per lui, il tempo non poteva essere fermato in alcun modo e l'uomo, un paio di giorni dopo il primo dell'anno, era ritornato al loro appartamento con uno di quei suoi rari sorrisi sinceri che il riccio aveva quasi del tutto dimenticato.
Il riccio aveva notato subito quanto il suo ragazzo fosse di buon umore e pensò che forse le cose con lui sarebbero potute migliorare. In fondo, quella notte Ben era stato sorprendentemente gentile. Sebbene avesse voluto non essere costretto a farlo, Harry s'era arreso con rassegnazione a quelle attenzioni fin troppo indesiderate, riuscendo a trattenere le lacrime solo per il fatto che, per la prima volta in quelli che parevano secoli, lui lo stesse trattando con una dolcezza che gli ricordava così tanto il Ben di prima.
La mattina dopo, però, s'era ritrovato con un livido all'altezza dello zigomo per aver bruciato accidentalmente le uova che stava preparando per la colazione.
Harry non aveva avuto neanche la forza di piangere a quel punto.
Ben aveva lasciato l'appartamento per recarsi a lavoro una decina di minuti più tardi, naturalmente non prima di aver costretto il più piccolo a prendere una dannata pillola dimagrante. Harry s'era premurato di rigurgitarla nella solitudine di quell'appartamento, per poi darsi una ripulita, indossare la felpa leggera - quella con il logo della squadra di football del college di Los Angeles che si ritrovava ad avere solo perché aveva fatto da assistente al coach per riuscire a guadagnare dei crediti extra - e i vecchi pantaloni della tuta e andare a correre il solito paio di chilometri prima di attaccare il turno alla Road House. Si premurò di non dimenticare il beanie blu scuro, appartenente a Louis, che quest'ultimo, la settimana prima, gli aveva costretto a mettere perché "secondo me saresti ancora più carino con il mio beanie in testa, Harold. Anche se preferisco decisamente vedere i tuoi ricci."
Harry aveva ripreso la routine che aveva prima delle vacanze, deciso ancora di più a voler perder peso per riuscire a dimostrare al suo ragazzo che non fosse un completo disastro senza speranze.
Certo, probabilmente i crampi allo stomaco e la spossatezza che lo pervadeva quasi ogni giorno non erano affatto un buon segno, ma.
Decise di ignorarli perché il suo obbiettivo era davvero vicino, più di quanto si potesse pensare. Ed era questa una delle motivazioni principali che lo spingevano a portare avanti tutta quella faccenda.
"Ci sono quasi. Ben potrebbe esserne felice. Lui potrebbe amarmi come prima."
In fondo, non era mai stato un fan del cibo spazzatura e correre l'aveva sempre aiutato a liberare la mente da tutte le preoccupazioni, un po' come la cucina.
L'aria fresca mattutina, le strade quasi deserte a causa dell'orario, le sue canzoni preferite iniettate direttamente nelle orecchie, i battiti del cuore e il ritmico pulsare del suo sangue. Il respiro pesante, i muscoli dei polpacci che si tendevano ad ogni passo, il sudore appiccicoso sulla sua pelle.
A volte doveva fermarsi e respirare profondamente per evitare di svenire nel bel mezzo della strada, ma Harry pensava davvero che lo sforzo ne valesse la pena.
'How to save a life' dei The Fray scorreva nelle sue vecchie cuffiette mentre lui correva, pestando i piedi sull'asfalto e tentando di respirare correttamente.
Dopo i primi dieci minuti la vista gli si offuscò improvvisamente e lui fu costretto a fermarsi, posando le mani sulle ginocchia e chiudendo entrambi gli occhi. Prese dei respiri profondi e non appena si raddrizzò tutto ciò che aveva intorno prese spaventosamente a vorticare.
Si maledisse mentalmente. Probabilmente non avrebbe dovuto uscire senza aver mangiato qualcosa, dato che erano almeno un paio di giorni che non ingurgitava del cibo solido per tenere a bada il suo stomaco.
- Oi, oi. - Harry avvertì due braccia afferrarlo prontamente e una voce familiare che gli sussurrava qualcosa all'orecchio. - Stai bene, Hazza?
Il riccio si stupì nel ritrovarsi Louis dinanzi. Si chiese cosa ci facesse il più grande da quelle parti a quell'ora del mattino, ma a causa del suo improvviso mancamento la sua mente si ritrovava nella più totale confusione.
- Lou. Gira tutto.
Quelle furono le ultime parole che riuscì a farfugliare prima che il buio lo inghiottisse.
Dopo quelle che parvero ore Harry si ritrovò a sbattere lentamente le palpebre in un letto del tutto sconosciuto. Si lasciò scappare un piccolo grugnito infastidito e cominciò a guardarsi attorno con circospezione. La stanza gli era familiare eppure non riusciva a ricordare dove l'avesse già vista.
In ogni caso, non aveva la più pallida idea di come fosse finito lì dentro. L'ultima cosa che ricordava era la voce calda di Louis, le sue braccia che lo stringevano e poi il buio.
Forse il più grande l'aveva portato a casa sua, si disse.
Quel pensiero lo fece arrossire. Scosse leggermente il capo prima di alzarsi con lentezza, scostando le coperte e rendendosi conto solo in quel momento di indossare degli abiti puliti e decisamente non suoi. Il panico cominciò a pervaderlo e sperò con tutto il cuore che il liscio non avesse visto i lividi che costellavano il suo corpo poiché non era affatto pronto per rispondere a certe domande e, con molte probabilità, non lo sarebbe mai stato.
Uscì fuori dalla camera da letto e riconobbe delle voci familiari, provenienti dal salotto, discutere animatamente a voce bassa. Esaminando il corridoio capì di trovarsi a casa di Allyson e quando scorse il volto di quest'ultima si lasciò scappare un sospiro di sollievo perché doveva essere stata sicuramente lei a cambiarlo, evitando di far vedere a Louis le sue reali condizioni.
- Per fortuna sei sveglio, Hazza. - Louis, sbucando dal nulla, lo strinse a sé senza alcuna esitazione, affondando il capo nell'incavo del suo collo. - Ero così dannatamente preoccupato.
- Cos'è successo?
- Ti ho incontrato per strada e mi sei praticamente svenuto tra le braccia. - gli spiegò il liscio, staccandosi leggermente per guardarlo negli occhi. - Ti senti meglio?
- Uhm. Si.
- Come mai ti sei sentito male, Harry? - domandò Allyson a qualche metro di distanza da loro, le braccia strette al petto e un'espressione terribilmente sospettosa sul viso. Il più piccolo si ritrovò a deglutire, distogliendo lo sguardo da quello della giovane.
- Credo di aver corso un po' troppo. - balbettò lui, sentendosi ancora vagamente intorpidito.
- Che ne dici di mangiare qualcosa per riprenderti? - gli propose Louis con una certa apprensione, prendendogli una mano e trascinandolo in cucina senza attendere alcuna risposta. La ragazza li seguì silenziosamente, poggiandosi allo stipite della porta ad osservare la scena.
- Non ho fame, Lou. - si limitò a dire il riccio, mordicchiandosi il labbro inferiore e ignorando il suo stomaco che, da tre giorni a questa parte, stava continuando a richiedere cibo a gran voce. - Sto bene.
- Non cominciare a sparare cazzate, Harry. - sbottò Allyson, avvicinandosi mestamente ai due.
- Ma...
- Ally ha ragione, piccolo. - Louis sospirò, sfiorandogli la guancia con la punta delle dita. - E' da un po' di tempo che volevamo parlartene.
Il cuore di Harry prese a battere furiosamente nella cassa toracica e si voltò con un movimento scattoso verso la ragazza, lo sguardo smarrito e carico di spavento.
Allyson gliel'aveva promesso, si disse. Non avrebbe mai detto niente a Louis, giusto?
- Cosa?
- Credi che non abbia notato quanto tu sia dimagrito ultimamente? - fece il più grande, ponderando attentamente le proprie parole. - Da quand'è che non mangi decentemente, Haz?
Harry si ritrovò preso in contropiede da quelle domande. Da un lato era decisamente sollevato poiché il ragazzo sembrava non sapere nulla di tutta la faccenda di Ben, ma dall'altro era dannatamente terrorizzato dalle conseguenze che sarebbero potute ricadere su di lui se il ragazzo avesse cominciato ad intuire qualche dettaglio di troppo.
- Io...io mangio decentemente. - mentì il riccio, l'agitazione ben palese nel tono già tremante della sua voce.
- Harry. - lo ammonì lei, una nota di esasperazione nel tono.
Louis le lanciò un'occhiata - quasi come a voler dire ci penso io - prima di voltarsi nuovamente a fronteggiare il più piccolo, mentre lei si limitava a lasciare ai due un po' d'intimità.
Beh più o meno.
Il fatto che si trovasse ancora a portata d'orecchio non significava affatto violare la loro privacy, no?
- Perché? - chiese solamente lui, addolcendo il tono.
- Io...- Harry non riuscì ad evitare le lacrime che cominciarono a sgorgare copiosamente dai suoi occhi. - ...non vedi, Lou? Non sono abbastanza magro. Ho bisogno di perdere peso. Ben...lui dice di non volere un fidanzato in sovrappeso e io non voglio deluderlo. Sono settimane...mesi che ci provo ma non sembra cambiare nulla e sto così male per questo.
- Cazzo. - mormorò Louis, abbracciando nuovamente il riccio di slancio.
Non riusciva a credere a ciò che aveva appena udito. Il fidanzato di Harry era un vero e proprio bastardo. Come aveva potuto dire una cosa simile al ragazzo più bello dell'intero pianeta? Come aveva osato inculcargli quei pensieri del tutto sbagliati quando Harry non aveva il minimo bisogno di perdere peso?
Una rabbia ceca verso Ben lo pervase interamente e si ritrovò a stringere il ragazzo con più forza, mormorandogli parole gentili tra i capelli nel tentativo di calmarlo.
Allyson, d'altro canto, avvertiva il bisogno impellente di urlare che le pressava lo stomaco. Non poteva lasciare che il riccio vivesse con un uomo del genere. Doveva pensare ad un modo per fargli capire quanto fosse nociva quella relazione per lui. Doveva trovare un modo per convincerlo a lasciarsi aiutare, dannazione.
- Ehi, ascoltami. - esclamò dopo alcuni minuti il liscio, prendendo il viso del più piccolo tra le sue mani e guardandolo dritto negli occhi. - Non hai alcun bisogno di perdere peso, Harry, anzi dovresti ricominciare a mangiare regolarmente e rimetterti in salute. Tu sei praticamente perfetto, te l'assicuro. Ben è solo uno stupido se pensa che tu non sia abbastanza magro per lui.
- Non è vero, Lou. - Harry tirò su col naso, scuotendo la testa e singhiozzando ancora una volta. - Guardami. Sono disgustoso.
- Si, ti guardo e sai cosa vedo? Un paio di occhi mozzafiato, dei ricci così soffici, delle fossette adorabili e il sorriso più brillante del mondo. Vedo un corpo fantastico che avrebbe bisogno di recuperare le forme meravigliose di un po' di tempo fa, ma solo per rimettersi in salute. Vedo un paio di gambe chilometriche che farebbero invidia anche alle modelle più belle di Victoria's Secrets. Vedo l'essere più attraente e straordinario che abbia mai visto camminare su questa terra.
- Smettila, Lou. Non sei divertente. - singhiozzò ancora il riccio, scuotendo il capo e tirando lievemente su col naso.
- Non sono mai stato più serio in tutta la mia vita, piccolo. - Louis gli scostò un riccio dietro l'orecchio per poi abbozzare un piccolo sorriso.
- Davvero?
- Davvero. - Louis fece una pausa, prima di alzarsi leggermente sulle punte e pressare le labbra sulla sua fronte. - Mi prometti che ricomincerai a mangiare, Hazza? Non voglio che tu svenga di nuovo nel bel mezzo della strada.
- Va bene. - sussurrò lui, nascondendo il viso nella sua spalla e lasciandosi abbracciare ancora dal più grande. - Lo prometto.
- Pinky Promise?
- Pinky Promise.
Ed Allyson si chiese mentalmente perché la vita dovesse essere così stronza. Si chiese con rabbia perché Harry non avesse potuto incontrare Louis prima di Ben ed evitare così tutta quella maledetta sofferenza che era costretto a patire ogni singolo giorno.

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