Chapter 11

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Capitolo undici


Harry osservava incerto il pacchetto incartato con cura che giaceva sul tavolino davanti a lui, picchiettando nervosamente le lunghe dita sulla porzione di pelle nuda del ginocchio destro che s'intravedeva dallo strappo degli skinny jeans neri.
Louis sarebbe arrivato di lì a poco e lui era letteralmente un fascio di nervi.
Nei giorni precedenti aveva continuato a torturarsi con le stesse congetture, pensando se fosse davvero il caso di dare al più grande l'agenda che aveva acquistato per lui o se avrebbe dovuto ripiegare su qualcosa di più comune, come un fottuto maglioncino a tema natalizio. Alla fine, però, Zayn e Niall l'avevano convinto a tenere l'agenda, assicurandogli - con uno sguardo divertito da parte del primo e un sorriso incoraggiante da parte del secondo - che sarebbe di sicuro piaciuta al liscio, ma.
Harry aveva ancora i suoi dubbi.
Non riusciva a comprendere la ragione per la quale si sentisse così dannatamente nervoso. In fondo sarebbe stata solo una semplice uscita tra amici come tutte le altre e sapeva perfettamente che Louis fosse il tipo di persona a cui importava davvero poco dei regali e del proprio compleanno.
Per cui, davvero, non riusciva proprio a capire la causa di tutta quella sua agitazione.
Non ebbe il tempo di starci a rimuginare ancora per molto, in ogni caso, poiché il suono fastidioso del campanello lo riportò alla realtà. Scattò, quasi come una molla, indossò rapidamente il suo lungo giaccone e nascose il regalo dietro la schiena - con un atteggiamento che sperò potesse sembrare abbastanza disinvolto - prima di andare ad aprire.
- Pronto per la serata, Curly?
Harry rimase fermo a fissare Louis per degli istanti che parvero ore, le labbra rosse schiuse e un'espressione stregata sul viso. Non sarebbe mai riuscito a capire come facesse quel ragazzo ad essere sempre così dannatamente bello.
I capelli color caramello erano stati acconciati in un ciuffo non troppo alto, leggermente spostato verso destra, e i suoi occhi parevano essere più sfolgoranti del solito. Aveva un accenno di barbetta incolta e le labbra sottili erano distese nel suo solito e luminoso sorriso. Indossava un giubbotto nero di una taglia evidentemente più grande sopra quello che sembrava essere un maglioncino grigio. Le gambe fasciate da un paio di jeans strettissimi e, per finire, l'immancabile paio di Vans ai piedi.
Harry si ritrovò a pensare che lui - con i suoi stivaletti consumati, i pantaloni scoloriti e la felpa gigante - non potesse neanche essere paragonato al liscio. Cominciò a pensare che forse i suoi vestiti non fossero per niente adatti, che lui stesso non lo fosse. Non era abbastanza per farsi vedere in giro con un ragazzo simile. Louis si sarebbe potuto vergognare di lui proprio come Ben.
- Ehi. Va tutto bene?
La voce del più grande riuscì a ridestarlo. Il riccio abbozzò un piccolo sorriso e annuì, scusandosi a mezza voce.
- Allora se sei pronto, possiamo andare.
Harry annuì e s'affrettò a chiudere la porta dell'appartamento a chiave prima di seguire Louis nell'ascensore. Una volta fuori dal palazzo, l'aria fredda sferzò gentilmente il viso di entrambi. Il più grande gli offrì un sorriso, indicandogli la sua auto nera con un mormorio tranquillo e invitandolo a salire. Una volta nell'abitacolo il riccio si ritrovò a tirare un sospiro a malapena percettibile, stringendo la presa sul regalo e schiarendosi leggermente la gola.
- Lou...uhm. - iniziò Harry, ancora terribilmente insicuro. - Ecco...io so che non sarò mai grado di ringraziarti abbastanza per...per tutto. Quindi...ho pensato che magari questo potesse essere un buon inizio, ecco.
- Di cosa diamine stai parlando, Hazza? - ridacchiò il liscio, scuotendo appena il capo. - Non c'è bisogno di ringraziarmi.
- Invece si. - ribatté Harry con maggiore decisione. Sospirò ancora una volta e allungò il pacco verso il ragazzo, evitando volutamente di guardarlo negli occhi. - Buon Compleanno, Lou.
- Oh.
Louis esaminò con una certa felicità il pacchetto che il riccio gli aveva appena porto. Era totalmente sorpreso da quel gesto. In tutta sincerità non si sarebbe mai aspettato che Harry potesse anche solo pensare a lui e fargli un regalo. Sebbene quel giorno ne avesse ricevuti già abbastanza di doni, era certo che quello che stava stringendo nella mani in quel preciso istante sarebbe stato il migliore solo perché era da parte di Harry.
Prese a mordicchiarsi l'interno della propria guancia, per poi cominciare a scartare il pacco con cura, facendo attenzione a non strappare troppo la carta natalizia con cui il più piccolo aveva incartato il regalo. Non appena vide l'agenda, ne rimase davvero colpito. Aveva una rilegatura in pelle e le pagine bianche al suo interno avevano l'odore dei libri nuovi che adorava. V'erano delle citazioni sparpagliate sulla copertina e lui riconobbe più di un paio di versi di canzoni che conosceva. Passò le dita sulla superficie liscia della copertina, mentre una sensazione di felicità gli esplodeva nel petto. Insomma, quell'agenda sarebbe potuta anche essere un qualcosa di comune, ma a Louis non importava.
- E' bellissima.
- Dici davvero? - balbettò Harry, ancora tremendamente nervoso, questa volta senza staccare gli occhi dal viso dell'altro.
- Si. - Louis alzò gli occhi e si voltò a guardare il riccio. - E' il regalo migliore che abbia mai ricevuto.
- Non esageriamo, adesso. - borbottò Harry, rilasciando il respiro che s'era ritrovato a trattenere per tutto il tempo, nell'attesa della reazione dell'altro.
- Dico davvero, Harold! Ma permettimi una domanda...perché proprio questo?
- Uhm, ecco...non appena l'ho vista ho pensato automaticamente a te e ho immaginato che avresti potuto usarla per, sai, scrivere i testi delle tue canzoni. - gli spiegò, le guance vagamente colorate di un rosso intenso.
- Beh hai pensato bene. Da oggi in poi la userò per scriverci tutte le mie canzoni e penserò a te ogni volta. - il liscio gli sorrise intenerito non appena notò il rossore sul suo viso che s'era rapidamente intensificato. Rimise con cura l'agenda nella carta e poi si sporse verso il più piccolo per posarla nel cruscotto, segnandosi mentalmente che l'avrebbe portata a casa a serata conclusa. Esitò per qualche secondo, indeciso sul da farsi, ma prima che potesse avere qualche ripensamento abbracciò il riccio con forza. - Grazie.
- Non è nulla, Lou.
Il viaggio in macchina fu piuttosto sereno. Chiacchierarono tranquillamente, le canzoni della radio in sottofondo, con Harry che cercava di indovinare il posto in cui si stavano recando e Louis che, in risposta, si limitava a ridacchiare e a bocciare ogni suo tentativo. Una mezz'oretta più tardi il liscio finalmente si fermò, posteggiando l'auto in un ampio parcheggio che il riccio non aveva mai visto prima. Una volta fuori, Harry seguì silenziosamente l'altro.
- Lou...perché siamo qui?
Il più grande si limitò ad intrecciare le loro dita, un grosso sorriso dipinto sulle labbra, per poi cominciare a trascinarlo verso la lunga fila presente al di fuori dell'entrata dell'O2 Arena senza dire una parola. Harry ignorò la piacevole sensazione che gli riscaldò le viscere a contatto con la pelle bollente della mano più piccola di Louis e cominciò a guardarsi timidamente intorno, scrutando la folla di persone che avevano davanti. Fece per dire qualcosa, ma un gruppetto di ragazzine che era appena arrivato dietro di loro cominciò ad intonare a voce alta i versi del ritornello di una canzone che lui conosceva fin troppo bene e in quel momento tutto gli fu decisamente più chiaro.
- Mi hai portato a vedere i The Script alla Vigilia di Natale, Lou?
- Yep. - Louis fece un sorrisetto, estraendo dalla tasca interna della propria giacca due biglietti rettangolari, per poi sventolarli davanti al viso dell'altro. - E sono anche riuscito a procurare dei biglietti in prima fila, giovane Harold. Dovresti ringraziarmi.
- Oh. Ma Lou non dovevi. Questo è troppo. Nessuno...voglio dire, non c'era bisogno di farlo. Non sono la migliore compagnia del mondo. Avresti potuto portare qualcun altro con te mentre io...
- Harreh. - lo interruppe l'altro, osservandolo con una certa tenerezza. - Sto progettando di portarti qui da quando hai detto di non essere mai stato ad un concerto. Voglio vedere i The Script con te. Te e nessun'altro, okay?
Il riccio annuì, prendendo a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore. Non aveva la benché minima idea su come avrebbe dovuto comportarsi. Louis era stato così carino a volerlo portare lì e non avrebbe mai potuto ripagarlo abbastanza per tutto quello che stava facendo per lui.
Se solo Ben l'avesse visto in quell'istante, probabilmente sarebbe stato capace di ucciderlo, ma.
Per quella volta decise di accantonare il pensiero del proprio ragazzo, concentrandosi sul venticinquenne davanti a lui dal sorriso mozzafiato e gli occhi di un azzurro iridescente.
- Grazie. - sussurrò, dedicandogli un sorriso tutto fossette prima di chinarsi e lasciargli un bacio leggero sulla guancia.
Louis arrossì appena, schiarendosi la gola e aumentando l'intensità della stretta delle loro mani. Subito dopo sollevò gli angoli delle labbra e ricambiò il suo sorriso, gli occhi luminosi e la felicità ben impressa nell'espressione del suo volto. Cominciarono a chiacchierare come al solito, dimenticando quell'imbarazzo insensato e attendendo pazientemente che la fila scorresse.
Non appena furono all'interno dell'arena seguirono il flusso di fans eccitati sino ad arrivare ai posti loro assegnati. Da lì avevano una vista completa del palco ed entrambi non vedevano l'ora che il concerto iniziasse. Harry era davvero eccitato. Grazie a Louis, per la prima volta nella sua vita, avrebbe avuto la possibilità di assistere al concerto di una delle sue band preferite. Il riccio non poté smettere di pensare a quanto fortunato fosse per aver conosciuto una persona meravigliosa come Louis.
Quando quest'ultimo districò le loro dita per rispondere ad un sms, il più piccolo sentì una strana sensazione al petto e l'improvvisa, quanto disperata, voglia di stringere nuovamente quella mano minuta nella sua, come se ne andasse della sua stessa esistenza. Cercò di ignorare quella sensazione, inutilmente, lasciandosi scappare un piccolo sospiro mentre osservava l'ambiente attorno a sé nel tentativo di distrarsi.
- C'è qualcosa che non va?
- No, va tutto bene. Sono solo un po' nervoso. - fece Harry. - E' il mio primo concerto, dopotutto.
- Sarà uno dei giorni migliori della tua vita, Hazza. - esclamò il liscio, pizzicandogli lievemente una guancia e abbandonando la testa sulla sua spalla.
- Ne sono sicuro.

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