Chapter 5

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  Capitolo cinque

Guardarsi allo specchio senza provare un minimo di disgusto, in quelle ultime settimane, stava diventando sempre più faticoso. E, sorprendentemente, il motivo non era affatto legato ai lividi che portava sulla pelle, ma bensì alla grandezza della sua taglia.
Harry era perfettamente consapevole di non essere grasso. O, almeno, era quello che aveva sempre pensato fino a poco tempo prima. Non era mai stato un tipo ossessionato da quelle due cifre che indicavano il suo peso, dal cibo salutare o da quelle rigidissime diete ipocaloriche. Mangiava regolarmente, cercando di non esagerare con il cibo spazzatura, e il suo corpo gli era sempre andato bene così com'era nonostante tutto, ma.
Da quando Ben gli aveva detto che avesse decisamente bisogno di - perché non poteva lasciare che il suo fidanzato si lasciasse andare così tanto - qualcosa nella sua testa era scattato.
Così aveva cominciato a mangiare di meno, eliminando qualsiasi tipo di cibo troppo calorico, prendendo persino l'abitudine di andare a correre ogni mattina per un paio di chilometri - con il permesso di Ben, naturalmente - prima di andare alla Road House. In quel modo aveva avuto anche la possibilità di rimettersi in forma come non faceva da qualche anno e questo era riuscito persino a farlo sentire meglio, distraendolo un po' da tutto il resto. Due settimane più tardi, però, il suo ragazzo s'era presentato a casa con una scatola di pillole e l'ennesima sfuriata pronta a scoppiare.

- Cosa sono? - Harry guardò con confusione la confezione di pastiglie che Ben gli stava porgendo, l'espressione terribilmente seria in volto.
- Sono pastiglie che ti aiuteranno a dimagrire, Harry.
- Non posso semplicemente fare una dieta? - s'azzardò a chiedere il riccio, deglutendo.
Il suo fidanzato scattò, gli diede uno schiaffo sulla guancia e lo guardò con rabbia.
- Non fai altro che startene qui tutto il giorno, come pretendi di voler solo mangiando di meno? Ho parlato con un medico che mi ha consigliato queste pillole e tu le prenderai. Non voglio avere un fidanzato in sovrappeso. - gli disse con un tono che non ammetteva repliche. - Io ti amo, Harry, ma devi rimetterti in forma. E' per te che lo sto facendo, solo per te. Ne prenderai una tre volte al giorno e se solo provi a fingere di averle prese, pensando di riuscire a prendermi in giro, ti giuro che non la passerai liscia.

Harry, però, non era così stupido e sapeva quanto quelle pastiglie avrebbero potuto nuocere alla sua salute. Certo, era ingrassato molto - questo Ben l'aveva ripetuto più volte perché l'amava e voleva solo il meglio per lui - e forse aveva davvero bisogno di dimagrire, ma.
Non avrebbe mai utilizzato quei farmaci che, con tutte le probabilità, avrebbero potuto anche farlo stare peggio. Ben, però, era stato davveroinsistente e lui, alla fine, aveva acconsentito.
Più o meno.
La prima volta che ne aveva presa una, sotto lo stretto controllo del suo fidanzato, aveva atteso pazientemente che quest'ultimo uscisse prima di correre in bagno e assicurarsi di rigurgitarla intenzionalmente. Quando invece Ben non era in giro, si limitava a gettarle direttamente via.
Quella piccola strategia sembrava star funzionando alla perfezione.
In fondo stava già perdendo peso con la dieta e la sua corsa mattutina, per cui il suo ragazzo avrebbe continuato a pensare che quelle pillole stessero facendo il proprio lavoro senza mai scoprire la verità.
Fermo davanti allo specchio della loro camera da letto, il riccio stava osservando il proprio riflesso con fare critico. I suoi occhi vedevano l'immagine di un ragazzo dallo sguardo spento, le cicatrici ben visibili e un corpo del tutto nella norma, a parte, forse, per l'altezza.
Ben, però, gli aveva esplicitamente detto di non essere abbastanza magro e di aver bisogno di ritornare al peso che possedeva qualche anno prima perché non gli piacevano affatto i fianchi grassi che stringeva tra le mani quando scopavano.
Ed Harry c'aveva creduto. Giorno dopo giorno si ripeteva che il suo fidanzato l'amava ancora con tutta l'anima - sebbene non lo dimostrasse spesso, ma la colpa non era di certo la sua - e non gli avrebbe mai mentito. Mai.
A differenza sua, invece, che in quell'ultimo periodo non faceva che nascondergli metà delle cose che faceva quando lui non c'era. Ed era sbagliato, ma se Harry gli avesse confessato tutto, le cose sarebbero potute finire davvero male.
Prese a mordicchiarsi il labbro inferiore, distolse lo sguardo dallo specchio e si buttò stancamente sul materasso, rannicchiandosi sotto il caldo piumone.
Anche quella sera Ben era andato da Gwendolyn subito dopo la solita scopata ed Harry s'era limitato a guardarlo rivestirsi in silenzio. Dopo aver sentito il rumore della porta che veniva chiusa, aveva cominciato a piangere - di nuovo - e poi s'era concesso una lunga doccia calda che l'aveva aiutato a calmarsi.
Sul serio, Harry desiderava davvero poter fare qualcosa per rendere tutta quella situazione meno complicata e dolorosa. Purtroppo, però, qualsiasi cosa facesse sembrava rivoltarsi perennemente contro di lui.
Ogni tanto si ritrovava a considerare che, forse, sarebbe stato meglio rimanere a Los Angeles piuttosto che ritornare a Londra - anche se la scelta non spettava a lui - ma poi ripensava ai suoi amici - a Louis - e riusciva ad ammettere a se stesso che, nonostante tutto, le cose non erano poi così tanto disperate come lo erano state in precedenza.
Il familiare suono dello squillo del cellulare lo ridestò dalle proprie congetture. Allungò un braccio verso il comodino e recuperò il telefono alla ceca. Rispose restando sotto le coperte, senza neanche preoccuparsi di muoversi.
- Ehi, Hazza.
- Ally.
- Allora? Hai parlato con il tuo ragazzo? Ci raggiungi?
Il riccio sospirò leggermente. Il giorno prima Allyson l'aveva invitato ad uscire assieme a lei, Eleanor e un paio di amici che avrebbe voluto presentargli. Harry le aveva detto che ne avrebbe parlato prima con Ben perché "non so se voglia portarmi da qualche parte".
Aveva mentito, naturalmente. Non usciva con il suo fidanzato per un appuntamento da più di due anni, ormai. La reale motivazione era che non poteva rischiare di uscire così spesso - Ben avrebbe potuto beccarlo in qualsiasi momento quando non era a lavoro - e, inoltre, non sapeva nemmeno se l'uomo sarebbe rimasto a casa o meno.
Adesso, però, lui non c'era e ad Harry sarebbe piaciuto un mondo uscire con loro, ma.
- C'è anche...Louis?
- Si e...aspetta un secondo. - udì Allyson parlottare a voce bassa con qualcuno prima di ritornare a prestargli attenzione. - Ascolta se dici di non essere ancora pronto per incontrarlo va bene, ma ti posso assicurare che è una delle persone migliori che esistano e...
- Lo so. - la interruppe lui.
- Ne varrebbe assolutamente la pena, credimi.
Harry deglutì, indeciso. Non aveva la minima idea di quando Ben sarebbe rincasato. Non aveva neanche la certezza che sarebbe rimasto tutta la notte fuori. Non era sicuro di nulla e, sul serio, preferiva restare a casa. Soprattutto se Louis era con loro. Il riccio non voleva che il ragazzo lo vedesse nella sua forma peggiore. Forse dimagrire l'avrebbe aiutato anche ad acquisire una maggiore sicurezza di sé o forse no. In ogni caso, Louis - che era così bello a differenza sua - non poteva assolutamente vederlo in quello stato.
- Mi dispiace, ma non ce la faccio. - si schiarì vagamente la voce. - Mi serve altro tempo.
- Okay, okay. Che ne dici se domani sera usciamo solo io, te ed El? Ti sembra una buona idea? - propose la ragazza cercando di mantenere il buonumore.
- Devo chiedere a Ben perché non so se ha in programma qualcosa di speciale, ma penso che domani sera abbia un impegno.
- Perfetto, allora...- in quel momento sentì qualcuno coprire la voce della ragazza gridando "La pianti di stare incollata a quel cellulare, Reed?" a cui Allyson rispose con un concitato "Fatti gli affari tuoi, Payno!" . Harry ridacchiò divertito. - ...scusami, Harry. Liam è un vero coglione quando ci si mette. E dire che prima di incontrare Louis al liceo era decisamente una persona migliore.
Dall'altro capo del telefono Harry riconobbe l'adorabile accento di Louis, il quale stava dicendo qualcosa alla giovane con un tono platealmente offeso, seguito dalle risate di più persone e lo schiocco del battito di due mani.
- Vi state divertendo? - il riccio tentò di nascondere la tristezza che l'aveva improvvisamente travolto. Era ingiusto, si disse. Avrebbe voluto essere come loro. Avrebbe voluto essere un comune e spensierato ventitreenne, libero di fare tutto ciò che voleva senza la fottuta paura di sbagliare ed essere punito, giustamente, dal proprio fidanzato. Un ragazzo normale che non deludesse le persone che aveva intorno, che riuscisse a combinare qualcosa di buono, che fosse abbastanza per la persona che amava.
E invece era una totale nullità che non riusciva a combinarne mai una giusta, con fin troppi chili in più, una goffaggine innata, la capacità di rovinare quel poco di felicità che possedeva e quella di deludere tutti quanti, a cominciare dalla sua famiglia.
Insomma, un vero e proprio disastro. Ben aveva ragione, come sempre.
- Si, ma sono sicura che con te ci divertiremmo ancora di più.
- Lo sai che non si dicono le bugie, Allyson? - esclamò, nel tentativo di nascondere lo sconforto nella voce arrochita a causa delle lacrime che premevano per uscire, di nuovo.
- E tu lo sai che sei un'idiota? - fece Allyson con un piccolo sbuffo, per poi abbassare il tono della voce. - Sai benissimo che una persona di tua conoscenza farebbe i salti di gioia se tu fossi qui.
- Allyson.
- Cosa? E va bene, la smetto. - la ragazza sbuffò rumorosamente questa volta.
- Va' da loro, adesso. Io sono apposto.
- Ci vediamo domani sera, allora?
- Credo di si. - le rispose con fare esitante. - Ti chiamerò per farti sapere.
- Bene. Uhm...Harry?
- Si?
- Louis dice che ti chiamerà domattina e che...
Ally s'interruppe di nuovo, borbottando qualcosa per poi esclamare con un tono più alto "Parlaci tu, allora!". La voce che udì qualche secondo più tardi non era decisamente quella di Allyson.
- Harold.
- Ehi.
- Volevo solo dirti che stasera non credo di riuscire ad essere abbastanza sobrio per avere una conversazione decente, quindi ti chiamo domattina. La tua voce è un buon rimedio contro il mal di testa, lo sapevi? - disse Louis.
- Oh. Va bene. - borbottò il riccio, incastrando il labbro inferiore tra i denti. - Passa una buona serata e...uhm non bere così tanto, okay? E se lo fai, fa guidare qualcun altro che sia sobrio, possibilmente.
- Ti preoccupi per me, curly?
Harry arrossì e nascose parzialmente il viso nel cuscino.
- Idiota.
- Va bene. Probabilmente resteremo a dormire tutti a casa di El, ma comunque ti prometto di non esagerare. - mormorò lui con una certa dolcezza.
- Pinky Promise?
Louis scoppiò in una risatina divertita che mandò sottosopra le viscere del più piccolo perché adorava il suono di quella risata.
- Pinky Promise. - acconsentì in un sussurro il liscio. - Ora devo andare.
- A domani.
- A domani, piccolo.
Harry si schiarì la voce.
- Lou.
- Mh?
- Ti...ti voglio bene.
- Te ne voglio anche io, Harreh. Non sai quanto.
Il riccio chiuse la conversazione, il volto letteralmente in fiamme. Un improvviso calore lo pervase e affondò completamente la faccia nel cuscino, schiacciando il proprio labbro inferiore con gli incisivi. Ripensò a quelle parole più e più volte, incapace di togliersi dalla testa l'intensità con cui Louis gliele aveva sussurrate. Sapeva che, probabilmente, il liscio era solito ripeterle anche ai suoi amici, ma.
Il modo in cui gli diceva quel ti voglio bene - con la sua voce quasi melodiosa - lo faceva sentire speciale. Le farfalle nello stomaco svolazzavano freneticamente, quasi come se fossero eccitate. Decisamente s'agitavano più di quanto facessero con uno di quei rari ti amo di Ben. Ed Harry si sentiva terribilmente in colpa per quello.
Lui amava il suo fidanzato, giusto?
E allora perché a Louis bastavano solamente delle chiamate o addirittura dei semplici messaggi per provocargli sensazioni che quasi non era riuscito a provare neanche con Ben né al principio e né dopo tutti quegli anni di relazione?
A distoglierlo da quei pensieri fin troppo scomodi ci pensò il suono del campanello.
Harry, vagamente preoccupato, si chiese chi potesse mai essere a quell'ora tarda. Scostò le coperte con una certa urgenza e andò ad aprire.
- E voi che ci fate qui?
Il riccio studiò i suoi due migliori amici mentre la sorpresa si faceva spazio sul suo viso. Niall gli sorrideva allegro, come al solito, trasportando un enorme cartone di pizza. Zayn, invece, aveva l'espressione divertita sul volto, stringendo una busta di Tesco nella mano destra mentre nell'altra un DVD dall'aria familiare.
- Accogli così i tuoi migliori amici? - esalò il pachistano, senza abbandonare il sorrisetto irriverente che aveva stampato sulle labbra.
Solo in quel momento Harry s'accorse di aver aperto la porta indossando unicamente un paio di boxer a righe. S'irrigidì sul postò e sibilò un'imprecazione prima di voltarsi di scatto e correre nella camera da letto, accompagnato dalla risata genuina del biondo.
Sperò che i suoi amici non avessero notato i lividi sbiaditi che costellavano il suo corpo perché quello sarebbe stato decisamente un problema.
Quando ritornò indietro con indosso i primi vestiti che gli erano capitati tra le mani - una t-shirt nera con la stampa dei Ramones e un paio di vecchi pantaloni della tuta - vide che Niall e Zayn stavano già prendendo posizione sul divano del salotto, accendendo la televisione e posizionando tutto ciò che avevano con sé sul tavolino da café che piaceva tanto a Ben.
Se fosse successo qualcosa a quel tavolino sarebbe stato lui a pagarne le conseguenze, ne era consapevole, ma non poteva dirlo, di certo, a loro. Il riccio si morse la lingua prima di avere la possibilità di farsi scappare qualcosa che sarebbe potuta risultare compromettente. Prese un grosso respiro e si scostò il riccio che gli era appena ricaduto davanti agli occhi.
- Che ci fate qui? - domandò loro ancora una volta.
- Abbiamo portato la pizza gigante. - lo informò l'irlandese. - E la birra, naturalmente.
- Si, okay, ma perché?
- Beh volevamo passare una serata con il nostro migliore amico. - spiegò Zayn.
- Dai, Hazza. Abbiamo portato anche la prima stagione di Friends. Solo per te. - aggiunse Niall, mostrando il DVD in questione.
- Se vuoi ce ne andiamo, però.
- Cosa? No. - proruppe con enfasi il riccio.
Non avrebbe voluto essere così rude nei loro confronti. In quel momento, anche se non lo stava esattamente dimostrando, si sentiva come la persona più felice del mondo grazie alla sorpresa che i suoi migliori amici gli avevano fatto. Volevano trascorrere una serata insieme proprio come i vecchi tempi. Quasi come a voler commemorare la serata Friends che erano soliti organizzare ogni venerdì sera prima che Ben gli impedisse di vederli al di fuori dell'università.
Ad Harry quelle cose mancavano così tanto, ma.
Non sapeva quando il suo ragazzo sarebbe ritornato a casa e se avesse trovato Zayn e Niall lì, sarebbe andato su tutte le furie, lo sapeva. Però non poteva - voleva - assolutamente mandarli via senza una spiegazione che fosse abbastanza credibile.
E poi non si poteva mai dire di no a Friends, giusto?
- Allora che aspetti a venire qui e a mettere il DVD?
Il riccio annuì e con un sospiro impercettibile fece come richiesto. Spense le luci e si posizionò sul divano tra i due amici mentre quest'ultimi gli mettevano una lattina di birra in mano con un sorriso accecante. Subito dopo fece partire il primo episodio della serie tv e un silenzio confortante calò tra di loro, spezzato unicamente dalle voci degli attori presenti all'interno della serie.
Quella brutta sensazione di timore andò via dopo qualche minuto e riuscì a godersi la visione di quegli episodi con una certa tranquillità. Mangiò unicamente metà fetta di pizza, dato che aveva già cenato con un'insalata prima che gli amici arrivassero. E in più non poteva permettersi di mangiare cibi troppo calorici e la pizza rientrava decisamente in quella categoria.
Né Niall e né Zayn parvero notare quel dettaglio, forse fin troppo presi dalla serie - o dal cibo, nel caso dell'irlandese - e il ragazzo ne fu sollevato.
Dopo aver fatto partire il sesto episodio, senza rendersene conto, il capo del riccio ciondolò e andò a posarsi sulla spalla del biondo, gli occhi semichiusi e i ricci appena arruffati. Niall sorrise inconsapevolmente, portando un braccio sulle spalle dell'amico - era sempre stato un tipo bisognoso d'affetto, lui - in modo che s'appoggiasse maggiormente a lui.
- Mi sento escluso. - commentò Zayn, incrociando le braccia al petto e fingendo un piccolo broncio.
- Ohw vieni anche tu qui, idiota. - esclamò Niall.
Il pachistano rise e s'aggiunse a quello scomodo abbraccio. Il riccio ridacchiò, assonnato, sentendosi davvero amato come non accadeva da quel che sembrava un'eternità.
- Grazie. - mormorò Harry ad un certo punto.
I due non ebbero neanche il bisogno di chiedere spiegazioni poiché sapevano benissimo a cosa si stesse riferendo l'amico.
- Quando vuoi.

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