Il mattino dopo, le due ragazze si svegliarono abbastanza presto nonostante la sera prima fossero andate a letto tardi, poiché la mattina facevano jogging insieme lungo una stradina dietro casa loro a pochi passi dalla fine della città e l'inizio della campagna. La stradina sterrata costeggiava il bosco, il che intimoriva molto entrambe che, per questo motivo, sceglievano la mattina per il loro esercizio fisico, poiché era più frequentata e luminosa.
La casa che avevano affittato si trovava in un plesso studentesco adibito apposta per gli studenti che frequentavano la loro stessa università, la quale si trovava a dieci minuti di strada a piedi dal suddetto complesso.
L'alloggio, come gli altri, aveva due o tre camere da letto, un bagno, una cucina e un piccolo soggiorno. Non possedevano un giardino proprio, ma ogni abitazione aveva un garage per eventuali mezzi di trasporto dei proprietari.
La quota d'affitto non era molto alta, dato che le case erano riservate agli studenti, così le ragazze riuscirono a permetterselo.
Inoltre avevano trovato un lavoretto part-time ciascuna, così riuscivano perfettamente a far quadrare i conti e le spese. Avery lavorava nella tavola calda della cittadina, mentre Jenna faceva la barista.
Le due ragazze si era conosciute l'estate prima durante una visita guidata alla scuola e avevano subito stretto amicizia. Si erano tenute in contatto tramite i vari social network a cui erano entrambe iscritte e avevano deciso di affittare un appartamento insieme qualche mese prima, per poi trasferirsi verso metà settembre per ambientarsi prima di iniziare gli studi, che sarebbero cominciati il 5 ottobre.
Una volta pronte, dopo aver fatto colazione, uscirono di casa e si avviarono verso la loro meta.
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I due ragazzi, stavano aspettando il loro capo per capire quale sarebbe stata la missione per quella serata, prima di andare a riposare per qualche ora. Da quanto si erano uniti a Slenderman, vivevano un po' come vampiri: spesso agivano di notte mentre di giorno riposavano o comunque non uscivano per lavorare, tranne che in qualche rara occasione.
Masky e Toby erano seduti su un divano mal ridotto all'interno dell'edificio abbandonato che si trovava nel bosco dove vivevano da quando il destino li aveva fatti diventare spietati serial killer.
Toby sbuffava sonoramente mentre se ne stava seduto con la schiena ricurva e il gomito del braccio destro appoggiato sul ginocchio mentre con la mano sosteneva la testa. Ogni tanto dei tic gli percorrevano il corpo, costringendolo a togliersi da quella posizione e facendolo sbuffare ancora di più.
Questa volta non indossava gli abiti da assassino: aveva una T-shirt nera e un paio di jeans rovinati di colore blu scuro. Non indossava nemmeno gli occhiali dalle lenti arancioni e la mascherina nera che copriva la sua bocca e la ferita che gli apriva il viso dalla metà della guancia sinistra fino alla bocca, quasi a sembrare un prolungamento della stessa.
Nemmeno Tim, che sedeva ad una decina di centimetri da Toby appoggiato allo schienale con le gambe e le braccia incrociate, indossava più la sua maschera, né il giubbotto di pelle marrone chiaro. Portava, invece, una T-shirt bianca abbinata a dei jeans grigi e larghi.
- Ragazzi, Lui ha trovato le nostre prossime vittime - esordì Hoodie entrando nella stanza e cogliendo di sorpresa gli altri due ragazzi che si alzarono dal divano.
- E Lui dov'è adesso? - chiese Toby irritato.
- Non usare quel tono. Non è colpa mia se, nonostante tu sia il suo preferito, abbia scelto me come sua spalla destra e portavoce - rispose il ragazzo incappucciato sorridendo soddisfatto sotto il passamontagna, senza che nessuno potesse vederlo.
- Questo s-solo perché ti comporti c-come il suo cagnolino p-personale -
- Non ti permettere...-
Hoodie si avvicinò al castano e lo tirò su tramite la maglietta scoprendogli la pancia e alzandolo sulle punte dei piedi. Sollevò l'altro braccio con la mano chiusa a pugno all'altezza della faccia di Toby che lo guardava sorridendo beffardo.
- Cosa vuoi f-fare? Sbattermi p-per terra? T-tirarmi un pugno i-i-in faccia? Fai pure, Ho-hoodie - lo provocò Toby muovendo le braccia in modo teatrale e parlando lentamente senza smettere di sorridere.
- Ehy ehy voi due, basta - si intromise Tim per separarli, così Hoodie fece cadere Toby a terra che si alzò come se niente fosse successo, proprio nel momento in cui arrivò Slenderman, che telepaticamente fece sapere loro chi sarebbero state le prossime vittime, prima di andarsene.
I ragazzi si divisero i nominativi e decisero di aspettare la sera per iniziare a seguire queste persone per capire le loro abitudini, prima di eliminarli.
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Nel frattempo, era arrivata l'ora di pranzo, così Avery e Jenna decisero di tornare verso casa.
Avevano camminato molto quella mattina ed erano affamate e distrutte.
Mentre tornavano indietro, Avery sentì nuovamente la strana sensazione della sera prima e si fermò di colpo, facendo fermare anche l'amica.
- Ehy Av, tutto okay? - chiese la rossa raggiungendo l'amica che si era fermata circa un paio di metri più indietro.
- Si si... mi gira un po' la testa, niente di che - la rassicurò la ragazza.
Ad un certo punto, però, sentì nuovamente quel ronzio simile ad un interferenza, solo più forte. Si guardò in giro prima di accasciarsi sulle proprie ginocchia e si mise le mani sulle orecchie, come se servisse a far smettere il fastidioso rumore; ma non sembrava funzionare. Non riusciva nemmeno a sentire cosa le stesse dicendo l'amica e, prima che se ne rendesse contro, crollò a terra definitivamente.
Prima di perdere i sensi, vide nuovamente quella losca figura che aveva visto la sera prima.
Stavolta era più vicina e riuscì a vedere indistintamente un uomo molto alto, con le braccia sproporzionatamente lunghe; ma quello che la colpì maggiormente fu la mancanza dei tratti somatici della figura, che sparì prima che Avery svenisse definitivamente.
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SPAZIO AUTRICE
Sono tornata con il secondo capitolo, spero vi piaccia :)
- Michela
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Stockholm Syndrome - Ticci Toby
FanfictionLui, un freddo assassino affetto da amnesia e diversi disturbi mentali che non risparmia nemmeno una delle vittime che gli vengono assegnate. O quasi. Lei, una studentessa di medicina appena trasferitasi a Denver, in Colorado. Il destino li farà...