La castana era sdraiata sul letto ad ascoltare musica, mentre ripensava al misterioso e gelido ragazzo che aveva incontrato qualche pomeriggio prima. Anche il mese di ottobre ormai era finito e mancava poco alle vacanze invernali, in cui si sarebbe finalmente riunita con la sua famiglia. Jenna e Jared, stavano insieme e avrebbero passato il Natale a casa di lui, nel Wisconsin.
Quando ascoltava musica con le cuffiette, teneva sempre il volume alto in modo da non sentire i rumori del mondo. Le piaceva isolarsi così e, da quando era iniziato quel periodo infernale, sembrava sentirsi bene solo ascoltando canzoni. Infatti passava la maggior parte del suo tempo rannicchiata sul letto con indosso gli auricolari.
Jenna bussò insistentemente prima di entrare preoccupata e iniziare a strattonarla.
Avery la guardò male, come se l'amica l'avesse appena svegliata da un sonno rigenerante, e si tolse le cuffie assumendo un'espressione confusa.
- Mi hai fatto preoccupare - sospirò sollevata la rossa - ti sto chiamando da un pezzo e non aprivi nemmeno la porta...-
- Stavo pensando - ammise freddamente - non ti ho sentita -
Era diventata chiusa e apatica e non riusciva a fidarsi più, nemmeno della sua migliore amica.
La ragazza la guardò ancora preoccupata, ma assunse uno sguardo triste.
- Avery...- si sedette sul letto accanto a lei - mi dici che succede? -
Jenna non sapeva niente dell'Operatore né della scena raccapricciante a cui l'amica aveva assistito.
- Sto bene -
- Sei sicura? A me sembri depressa..-
- Solo perché preferisco stare per conto mio piuttosto che sopportare te e Jared che amoreggiate? - rispose stizzita.
- Voglio solo aiutarti, ma se devi trattarmi così, allora veditela da sola!-
Avery le prese una mano. Era titubante e indecisa sul da farsi, ma sapeva che poteva fidarsi della sua compagna.
- S-scusami...-I-io non so cosa mi succeda...-
Iniziò a raccontarle tutto quello che le era capitato dal malore che aveva avuto il mese prima. Jenna, sconvolta dalle parole dell'amica, annuiva esortandola a continuare la narrazione fino ad abbracciarla quando ebbe finito di parlare.
- Oh, Av... M-mi dispiace tanto -
Avery scrollò le spalle.
- Sai..- continuò la rossa - adesso che ci penso, ho già sentito di casi simili...- sostiene alludendo ai malori e alle visioni.
- D-davvero? - Avery sgranò leggermente gli occhi, confusa ma felice per quella notizia.
Forse sarebbe riuscita a fare un po' di luce su quella storia.
- Si... Centrava con delle scomparse... - ci pensa su prima di esclamare -ma certo! Slenderman!-
- Slenderman? -ripeté Avery, ancora più confusa.
Senza rispondere, la rossa accese il computer dell'amica e iniziò a digitare delle parole, prima di iniziare a leggere.
'Come dice il nome Slenderman, questo essere senza volto presenta arti secchissimi ed è molto alto. Quando allunga le sue braccia, induce nella vittima uno stato di ipnosi che la spinge a consegnarsi a lui senza opporre resistenza, andando così incontro alla morte o passando in una dimensione parallela. Secondo alcuni, Slenderman riesce a fare uscire dei viticci dalla schiena e dalle dita per muoversi a suo piacimento. Le sue vittime preferite sono i bambini, ma rapisce anche ragazzi e adulti. Solitamente si nasconde tra gli alberi o nella nebbia, dove è più difficile vederlo. E' stato avvistato in ogni parte del mondo, dalla Norvegia, al Giappone, agli Usa.'
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Stockholm Syndrome - Ticci Toby
FanficLui, un freddo assassino affetto da amnesia e diversi disturbi mentali che non risparmia nemmeno una delle vittime che gli vengono assegnate. O quasi. Lei, una studentessa di medicina appena trasferitasi a Denver, in Colorado. Il destino li farà...