Quando la ragazza riaprì gli occhi, era tra le braccia di Toby che le accarezzava dolcemente i capelli attorcigliando, ogni tanto, qualche ciocca tra le dita esili e perennemente fasciate. L'unica cosa che ricopriva i due era un lenzuolo bianco abbastanza leggero.
Alzò lo sguardo dal suo petto scolpito e magro facendo incrociare i loro occhi e ricevendo un sorriso dolce da parte del ragazzo che le lasciò, in seguito, un bacio delicato sulla fronte.
- Mi spieghi cosa ti è preso stamattina? – sussurrò facendosi seria.
- Nulla – si affrettò a rispondere freddamente lui.
Avery sospirò e si mise seduta, coprendosi con la coperta, mentre il ragazzo iniziò a disegnare dei cerchi immaginari sulla sua schiena nuda con l'indice, provocandole dei leggeri brividi.
Lei lo guardò nuovamente, come se fosse in attesa di una risposta, e vide che lui continuava a fissare le proprie dita sulla sua schiena, incantato. Si fermò a fissarlo per qualche secondo, notando dei leggeri tic al braccio e al collo, che lo obbligavano ad interrompere per pochi attimi ciò che stava facendo.
Alcune ciocche di capelli castani gli si muovevano ritmicamente sulla sua fronte ad ogni contrazione nervosa, finendogli più volte negli occhi.
La ragazza sorrise teneramente a vederlo, ma subito si ricompose ripetendo la stessa domanda.
Nemmeno stavolta ricevette una risposta concreta, poiché Toby si limitò a sedersi accanto a lei scuotendo la testa per liberarsi la vista dalla zazzera e la baciò dolcemente per poi sorriderle.
- Ti amo –
- Questo non risponde alla mia domanda – ridacchiò lei.
- Fattelo bastare – sorrise malinconicamente, alzandosi dal letto e andando a vestirsi.
- Ehi... - la ragazza lo seguì, avvolgendosi la coperta intorno al corpo esile, e si fermò dietro di lui abbracciandolo e premendo una guancia contro la sua schiena.
- Non preoccuparti, io sto bene. E andrà tutto bene... Ricordati solo questo – si girò e le prese il viso tra le mani costringendola a guardarlo negli occhi. Diversi tic gli imponevano di piegare il collo di lato in modo spaventoso, ma cercò di rimanere calmo per finire la frase – io ti amo e nulla cambierà ciò che provo per te – le lasciò un bacio appassionato sulle labbra e si avvicinò all'armadio per prendere altri vestiti che poi le diede.
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Il resto della giornata passò tranquillamente, ma Toby sembrava particolarmente sull'attenti e protettivo nei confronti di Avery. La ragazza non insistette oltre per saperne il motivo, ma si sentiva parecchio a disagio e cominciava a sentirsi preoccupata dalla cosa.
Che fosse in pericolo?
Forse l'Operatore aveva imposto a Toby di ucciderla e lui si era ribellato nuovamente e ora si sarebbe dovuta aspettare di tutto.
Era abbastanza spaventata ma sapeva che con Toby non si sarebbe dovuta preoccupare più di tanto: con lui al suo fianco si sentiva sicura e protetta come non mai.
Inoltre lui le aveva assicurato che l'avrebbe protetta, e lei avrebbe fatto altrettanto per lui. Non aveva paura di lui, anzi nonostante tutto si fidava cecamente: sapeva che la sua vita era stata dura e che le uniche cose di cui avesse bisogno fossero amore e comprensione.
Aveva fatto molto per Toby, facendo tornare a galla in lui quei sentimenti positivi che mancavano da troppo e facendolo sentire finalmente amato, ma non le sembrava abbastanza. Al contrario, continuava a sentirsi in colpa per tutto il trambusto che aveva creato, ignorando il fatto che a Toby non importasse cosa fosse successo perché lei si trovasse lì, quanto il fatto che stessero insieme.
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Stockholm Syndrome - Ticci Toby
FanfictionLui, un freddo assassino affetto da amnesia e diversi disturbi mentali che non risparmia nemmeno una delle vittime che gli vengono assegnate. O quasi. Lei, una studentessa di medicina appena trasferitasi a Denver, in Colorado. Il destino li farà...