- Chapter 19 -

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Leggete lo spazio autrice in fondo, tnx.

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Il castano riaprì gli occhi il giorno seguente, a pomeriggio inoltrato.

- Buonasera, dormiglione – gli sorrise la ragazza, lasciandogli un lieve bacio a fior di labbra – come ti senti? –

Sussurrava quelle parole con voce dolce, come se usare un altro tono potesse recare fastidio al ragazzo.

Avery era riuscita a rimanere sveglia per tutto il tempo, nonostante solitamente fosse una dormigliona. Era determinata ad accudire il ragazzo steso davanti a lei, anche se questo avrebbe comportato perdere ore di sonno o cose simili.

Masky era passato diverse volte a controllare la situazione e a cercare di prendere il suo posto, ma aveva lasciato perdere dopo il quarto tentativo di allontanare la ragazza da quella camera.

- Mh... Bene, credo... Perché? – rispose quasi subito, parlando lentamente e con voce rauca.

- Oh, giusto – ridacchiò la ragazza – beh, ti hanno sparato e io e Jack abbiamo rimosso il proiettile... - portò una mano all'altezza della ferita, sfiorando la benda che era l'unica cosa a coprire il busto di Toby.

Toby guardò verso la mano della ragazza scorgendo la fasciatura, poi gliela strinse e sorrise.

- Mi sei mancata tanto, sconosciuta – chiuse le palpebre appesantite.

- Anche tu. Mi hai fatto preoccupare molto... -

- Oh, io sono forte – ridacchiò per poi tossire.

- Si, vedo – lo assecondò la ragazza, ridendo – comunque Jack ti ha lasciato una fiala da bere appena ti fossi svegliato -

- Vieni qui... - le fece segno di sdraiarsi accanto a lui sul letto, spostandosi lievemente e ignorando le sue parole.

- Hai sentito ciò che ho detto? –

- Ah ah, ma quella roba può aspettare – ridacchiò, continuando ad incitarla.

- Veramente... io... -

- Oh, andiamo piccola. Non sento dolore, potresti anche infilarmi un dito nella ferita per quel che mi riguarda –

La ragazza roteò gli occhi a quel commento e si alzò dalla sedia per poi stendersi accanto a lui, che l'abbracciò stringendola a sé.

Guardava ammaliata il petto marmoreo del ragazzo, che si abbassava e si alzava ritmicamente mentre lui respirava profondamente.

- Hai bisogno di qualcosa? – sussurrò riprendendosi dallo stato catatonico e arrossendo lievemente, sperando che Toby non avesse notato l'aria stralunata.

- Solo di te... - le lasciò un bacio sulla fronte e la guardò – sei l'unica cosa di cui ho bisogno, adesso – le sorrise dolcemente.

Avery arrossì prima di baciarlo.

- Ma tu non eri un assassino psicopatico? – rise tra un bacio e l'altro.

- Sei tu che mi hai ridotto così sconosciuta. Avevo una dignità, una volta – rise di rimando.

- Ma smettila – gli diede un leggero colpo sulla spalla prima di tornare ad affondare il viso sul suo petto, inspirando a lungo il suo odore.

- E comunque... Non mi hai mai visto uccidere. Posso anche essere un 'assassino psicopatico' quando voglio –

- Non ci tengo a vederti togliere la vita a qualcuno...- sussurrò per poi sospirare.

Stockholm Syndrome - Ticci TobyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora