- Chapter 4 -

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Il ticchettio delle lancette dell'orologio, che segnava le tre del pomeriggio, produceva un rumore fastidioso per la mente di Avery. Le sembrava che ogni minimo rumore fosse amplificato e non riusciva a concentrarsi sullo studio.

Ormai l'anno scolastico era iniziato da qualche settimana, le giornate erano divenute più fredde e gli strani sintomi che accusava con la vicinanza al bosco si erano affievoliti, credeva addirittura che fossero scomparsi.

Era seduta davanti a quella scrivania da ormai un'ora, cercando di buttare giù al computer delle frasi di senso compiuto che dessero vita alla tesi che avrebbe dovuto consegnare il giorno dopo.

Mancavano ancora due ore all'inizio del suo turno di lavoro e decise di uscire a prendere un po' d'aria per concentrarsi meglio al suo ritorno.

Usci così com'era: una felpa consumata color indaco e un paio di skinny jeans neri, i capelli sciolti sulle spalle con il ciuffo che le ricadeva sulla guancia destra e le incorniciava il viso sottile. Prese solo il telefono dalla scrivania e le chiavi di casa.

La sua coinquilina era uscita con Jared, nuovamente. Ormai facevano coppia fissa e non sarebbe stata sorpresa se si fossero messi insieme anche quella sera stessa.

Imboccò la solita strada che percorreva la mattina con l'amica, non curandosi del bosco nelle vicinanze e percorse diversi metri.

Notò che i sintomi non si ripresentarono, ma si sentiva strana comunque: si sentiva attratta da quel luogo come non mai e, nonostante la gocce di pioggia che iniziavano a cadere al suolo, venne come attirata da quella distesa di alberi e vegetazione, entrandoci dopo essersi coperta la testa con il cappuccio della felpa.

Percorse qualche metro come ipnotizzata da qualcosa, ma un rumore la fece risvegliare dal suo stato di trance.

Iniziò a guardarsi intorno e si fece prendere dal panico. Perché era entrata nel bosco?

Verso la sua sinistra, intravide qualcosa muoversi e decise di avvicinarsi con cautela. La scena che si trovò davanti era raccapricciante: due corpi sgozzati in una pozza di sangue, con accanto le loro teste.

Ne riconobbe una: apparteneva ad un ragazzo che frequentava il suo stesso corso.

In mezzo ai corpi c'era una terza persona: il ragazzo, di corporatura minuta e poco più alto di lei, indossava una felpa con il busto marrone chiaro misto a grigio, le maniche del medesimo colore ma a righe con sfumature più scure, un cappuccio blu e un paio di jeans deteriorati blu chiaro tendente al grigio. In mano aveva due asce: una con il manico arancione e liscio e lama lucente, mentre l'altra aveva il manico marrone e scheggiato e la lama smussata. Entrambe erano macchiate di sangue color cremisi.

La testa del ragazzo era piegata di lato in modo disumano e i suoi arti, specialmente le braccia, erano scossi ritmicamente da tic.

Avery iniziò a piangere silenziosamente per la paura, mentre la figura davanti a lei rideva in una maniera spietata e folle, non sembrava nemmeno una risata umana.

Indietreggiò, ma le foglie secche cadute in quei giorni scricchiolarono sotto ai suoi piedi e nemmeno la pioggia, ormai imperterrita, riuscì a coprire quel, seppur lieve, rumore.

Il ragazzo si girò rivelando un viso pallido, quasi grigiastro, coperto quasi interamente da un paio di occhialini dalle lenti arancioni e una mascherina da cannibale.

Nonostante ciò, la ragazza riuscì a scorgere delle pupille nere come la pece attraversate da una scintilla di follia e odio.

Toby si guardò intorno alla ricerca della provenienza di quel rumore, ma l'Operatore lo richiamò; così si inoltrò tra gli alberi che si trovavano dalla parte opposta a dove era rannicchiata Avery e scomparve.

Stockholm Syndrome - Ticci TobyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora