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Che senso ha protestare con tutto se stesso quando non si ha scelta?
È inutile urlare, piangere, spiegare, obiettare, se la scelta è stata presa da chi ha potere su di te, come puoi impedirlo?
La mattina del giorno tanto 'atteso' era arrivata. Ormai non poteva fare più niente che accettare a testa alta il fatto di diventare un Mangiamorte. Draco Malfoy doveva farlo, non c'era più niente su cui discutere con suo padre. Lo sarebbe diventato. Avrebbe rovinato la sua vita a momenti e non poteva avere più paura.
Si alzò contro voglia dal letto della sua camera di Malfoy Manor e dopo aver indossato un completo nero, scelto appositamente da suo padre per quella occasione, scese nel salotto al piano inferiore dove c'era una Narcissa impegnatissima a riordinare la casa per il grande momento.
«Buongiorno tesoro» salutò il figlio con un sorriso pieno di comprensione e incoraggiamento; quante volte Draco l'aveva sentita litigare con Lucius, suo padre, sul fatto che il loro unico figlio diventasse un Mangiamorte. Quella donna era l'unica persona al mondo che lo capiva e che lo amava più della sua stessa vita.
«Buongiorno Madre.» rispose con un tono più secco di quanto volesse.
Narcissa si sedé sul divano di pelle nera facendo segno al ragazzo di fare lo stesso. Lui aveva capito. Era il momento. «Non avere paura» gli sussurrò.
Un attimo dopo erano tutti lì, tutti i Mangiamorte e il Signore Oscuro.
Il dolore lancinante sul braccio lo fece urlare.
Quando aprì gli occhi di scatto, non era più nel soggiorno di Malfoy Manor ma bensì nel suo letto, nel suo dormitorio, a Hogwarts. Guardò d'istinto il braccio sinistro dove spiccava il simbolo dei Mangiamorte, era solamente un sogno.
Un orribile sogno.
Rivolse lo sguardo verso Zabini, il suo migliore amico nonché compagno di stanza, che stava dormendo come un ghiro ignaro degli incubi che lo torturavano. Si rigirò un paio di volte nel letto cercando di prendere sonno ma senza successo; così si ritrovò a pensare a suo padre, rinchiuso ad Azkaban (Meritatamente), al Signore Oscuro che ormai era solo un ricordo timoroso, ai buoni che avevano vinto, quei ragazzi tanto diversi da lui erano riusciti a sconfiggere il più potente dei maghi quando lui credeva che non ci fosse più speranza, quando lui è scappato e loro hanno lottato, per la loro scuola, per le loro famiglie, per i loro amici.
Eppure.. c'è chi gli è rimasto affianco, chi non lo ha abbandonato per le voci che giravano, chi sapeva come consolarlo e dirgli che il mondo non faceva così schifo, e quella persona, l'unica persona, che era riuscita a vedere un po' di bene in lui, dormiva li affianco. Blaise.
Blaise, Blaise, Blaise, quante cose sapeva di lui Blaise, cose che nessun altro osava immaginare, le sue paure, i suoi sogni, il suo passato, solo con il suo migliore amico non indossava quella maschera di indifferenza che lo allontanava dal mondo, solo con lui poteva essere solamente Draco e non Draco Malfoy.
«Ehy Dra', va tutto bene?» chiese Zabini, che nel frattempo si era svegliato.
«Ehm? Ah? Ah si.. sto bene» borbottò in risposta dal suo letto, indignato per il fatto che avesse interrotto i suo pensieri da femminuccia sul fatto di quanto gli volesse bene ed avergli ricordato l'incubo avvenuto circa mezz'ora prima.
«Smettila di fingere, tanto ormai lo sai che alla fine lo scoprirò quindi dimmi: che incubo hai fatto questa volta?» continuò l'altro andandosi a sedere sul letto del biondo.
«Ho sognato il giorno in cui mi hanno fatto questo.» rispose sinceramente indicando il tatuaggio nero.
«Dai Draco, rilassati su, devi dimenticarlo, ce l'abbiamo fatta! Abbiamo vinto! È finita.»
«No, ti sbagli Blaise. Ce l'avete fatta, avete vinto, io non ho fatto niente. Io sono solo scappato, come un codardo, quando voi avete rischiato le vostre vite.»
«Ma sei tornato!»
Il biondo non rispose, non gli piaceva la piega che aveva preso quella discussione, per quanto gli volesse bene e lo adorasse per questo, Blaise si ostinava sempre a vedere il buono in lui, buono che non c'era, non c'è e non ci sarà mai, e questo a volte lo mandava in bestia.
Così con un grugnito si rigirò nel letto dando le spalle al moro facendo per riaddormentarsi.
Zabini capendo che non avrebbe ottenuto altro che qualche frattura o peggio decise di lasciar perdere, si rimise nel suo letto e si addormentò subito dopo di Draco.
L'indomani mattina, i due erano già in Sala Grande intenti a chiacchierare della prossima partita di Quidditch, Serpeverde-Grifondoro, quando Pansy si avvicinò pericolosamente a loro.
«Ciao ragazzi.» gracchiò con una voce che avrebbe dovuto sembrare "Sexy". «Questo posto è libero?»
«Ciao Pansy.» ricambiarono il saluto e, per evitare altri inutili dialoghi con lei, le fecero intendere che poteva sedersi.
Draco e Blaise ritornarono a chiacchierare ma non durò molto che vennero interrotti nuovamente.
«Dracuccio, la Mezzosangue ti sta fissando» sussurrò la ragazza all'orecchio del giovane che alzò lo sguardo verso il tavolo dei Grifondoro ed effettivamente c'era la Granger che lo stava guardando con circospezione, quanto odiava quella so-tutto-io, era l'unica che riusciva a tenergli testa e questo lo faceva letteralmente uscire di senno. Ricambiò il suo sguardo facendo comparire un ghigno sul volto, ma lei non si scompose, anzi, lei continuò a tenere gli occhi fissi in quelli color tempesta di lui ghignando a sua volta, Malfoy rimase di stucco. La mezzosangue che non arrossiva? Che non abbassava lo sguardo imbarazzata?
Chi era quella ragazza? Che ne aveva fatto della vera Granger?
Hermione vedendo la faccia del biondo scoppiò in una fragorosa risata, attirando l'attenzione dei suoi migliori amici.
«Perché ridi, Hermione?» domandò la piccola Ginny che era seduta affianco a lei.
Ron e Harry la guardarono altrettanto incuriositi aspettando la sua risposta.
«Niente ragazzi, mi ero solamente dimenticata quanto fosse divertente spiazzare una serpe.» rise ancora lei senza staccare il suo sguardo da quello di lui, si alzò dal tavolo e senza aggiungere altro ancora ridendo si diresse verso l'uscita della sala con quattro sguardi incuriositi che la seguirono fino a scomparire, tre dei suoi amici e uno di una serpe rimasta senza preda.

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