Fare qualcosa che tu non vorresti. Sentirti obbligata dal tuo stesso corpo a compiere cose che non ti senti di fare. Come una forza maggiore che ti da un comando e tu non puoi che obbedire senza ragionare. Ecco. In questi giorni Hermione, la studentessa più brillante di tutta la scuola, si sentiva così. Ricordava ancora la faccia spiazzata di Malfoy quando lei aveva risposto al suo ghigno con un altro ancora più esteso.
Non era da lei.
No.
Poi ridere in quel modo 'cattivo' davanti ai suoi amici senza dar loro spiegazioni e andandosene come se tutto girasse intorno a quello sguardo.
Cosa le stava succedendo? Si era forse presa una qualche malattia che ti fa diventare antipatica?
Eppure in quei giorni aveva fatto sempre le stesse cose, però sentiva dentro si se un qualcosa ribollire quando vedeva Malfoy, lo odiava, questo è vero, da ben sette anni. Ma adesso era diverso, quell'odio era cresciuto, aveva un bisogno matto di ferirlo, di ripagarlo di tutte quelle orribili cose che le diceva, di ucciderlo dentro.
Voleva fargli male, tanto male che avrebbe avuto paura di lei solo a sentir pronunciare il suo nome e questo la spaventava e allo stesso tempo eccitava.
Il rumore di passi che si avvicinarono fecero sobbalzare la ragazza che se ne stava, come suo solito, in biblioteca a studiare anche se non aveva letto una pagina troppo intenta a pensare a Malfoy.
E come diceva il detto Babbano 'Parli del diavolo e spuntano le corna'.
«Granger.» il biondo si avvicinò alla ragazza che non accennò ad alzare gli occhi dal libro.
«Mezzosangue, sto parlando con te.» continuò lui, sedendosi accanto a lei.
La riccia chiuse il grande libro con un tonfo e con un incantesimo non verbale lo fece levitare fino al suo posto, si alzò prendendo le sue cose e fece per andarsene come se la presenza del ragazzo non la toccasse minimamente. Quando credette di essersi allontanata lasciandolo a bocca aperta per la seconda volta si sentì afferrare il polso ritrovandosi faccia a faccia con un volto chiaro e serio.
«QUANDO TI PARLO VOGLIO ESSERE ASCOLTATO, CHIARO? LURIDA MEZZOSANGUE.» ruggì con un tono che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque, ma non alla nuova Hermione che scoppiò in una risata ancora più forte di quella avvenuta in Sala Grande. Mentre la guardava incuriosito, la sua rabbia scomparve cedendo il posto alla curiosità; la ragazza fermò la sua risata di colpo, facendosi improvvisamente seria, lo fissò. «Non azzardarti mai più a toccarmi, mangiamorte.»
Lui sbiancò.
Lei approfitto del suo momento di debolezza per continuare la sua missione.
«Allora, Malfoy. Mettiamo in chiaro una cosa. Tu non ti devi più permettere di chiamarmi Mezzosangue perché Io ho salvato il mondo magico, Io sono la migliore amica del prescelto, Io ho rischiato la mia vita per salvare le persone che amo, Io non tu. Non ti sono inferiore . Quindi basta crederti superiore a me. Perché ti assicuro che non lo sei. Non sei riuscito nemmeno a fare bene il Mangiamorte, no. Sei scappato anche da quell'incarico. È forse troppo per te Malfoy? Non c'è mammina che ti rimbocca le coperte? Ma fammi il piacere e togliti di mezzo. Ah, un'ultima cosa, toccami un'altra volta e giuro che ti crucio.»
Mentre la Granger parlava, quelle parole si infilzavano nel cuore del biondo, trafiggendolo come mille lame. Draco si sentì quasi mancare, non per le cose che aveva detto, ma nel modo in cui glielo aveva detto, non erano più le punzecchiatine che si lanciavano fino a pochi giorni prima con il solo scopo di avere l'ultima parola sull'altro, no. Questa volta c'era cattiveria nella sua voce, una cattiveria che aveva visto solo in poche persone e fortunatamente non indirizzate a lui, ma adesso, adesso che gli veniva spiattellata in faccia la vera e dura verità... era un'altra storia. Già, era sicuro che un crucio in quel momento avrebbe fatto meno male. Draco spostò lo sguardo in basso che finì sulla mano destra di lei, dove teneva impugnata la bacchetta, brillava, brillava? Brillava; ma non era la sua mano o la bacchetta a trasmettere quella luce fioca e verde(?), era l'anello che portava all'anulare, un bellissimo anello argentato rappresentate un serpente che si arrotolava elegantemente per tutta la lunghezza del dito, erano gli occhi del serpente a brillare, due piccoli diamanti verdi brillavano donando luce e eleganza misteriosa alla riccia che notò lo sguardo del ragazzo sul suo anello.
«Che c'è Malfoy? Credi che solo voi serpi possiate portare questi oggetti?».
«Vattene.» Ringhiò Malfoy, non avrebbe retto altro tempo senza schiantarla e non poteva fare del male a una ragazza.
«Tu non mi dai ordini. Sono stata chiara?».
«Cristallina.»
Senza aggiungere altro il Re Delle Serpi si precipitò fuori dalla biblioteca diretto al suo dormitorio dove nella sua camera lo attendeva un Blaise alquanto curioso.
«Ehy Dra', dove sei stato?» chiese il moro stiracchiandosi pigramente sul letto.
«Da nessuna parte Blaise. E ora sloggia.» grugnì il biondo sbattendo la porta. Già aveva avuto una giornata schifosa, ora ci si metteva anche lui? No, non lo avrebbe retto, non senza qualche maledizione senza perdono.
«Nervoso?» ridacchiò l'altro.
«Zabini, ti giuro che se non esci entro tre secondi da questa camera, ti crucio.»
Il ragazzo di colore, colto alla sprovvista dall'ultimatum del suo amico si intimorì un poco e capì che quel giorno davvero non avrebbe ottenuto niente se non qualche maledizione, quindi si alzò dal letto per poi lasciare solo il biondo in balia dei suoi fantasmi.Intanto Hermione era rimasta in biblioteca pensando alla litigata con Malfoy, era stata molto cattiva, non era da lei comportarsi in quel modo eppure aveva detto delle cose orribili a un ragazzo che non le meritava, ma quando era con lui la sua razionalità andava a farsi benedire, diventava un'altra persona, una persona cattiva e questo non le piaceva per niente. Si sentiva in colpa di non sentirsi in colpa per ciò che aveva detto, e per un attimo, seppure breve, ebbe paura, ebbe veramente tanta paura di fagli del male, ma non di ferirlo con le parole, no. La riccia sentiva che se gli fosse stato ancora così vicino lo avrebbe rovinato, fisicamente. Davvero le era passato per la mente di lanciargli un Crucio o un Avada Kedavra? Si.
E questo non poteva permetterlo, non voleva fargli del male; così con tutte le sue forze e lottando contro se stessa prese una pergamena, una piuma e dell'inchiostro per poi incominciare a scrivere."Malfoy.
Perdonami. E stammi lontano.
HJG."Si, è vero, erano solo sei parole, senza senso ma non riusciva a scrivere, le tremava la mano, come se qualcuno o qualcosa di più forte di lei la bloccasse. Diede la lettera ad un gufo e la spedì, ma si pentì subito, era una cavolata. Merlino, che le era passato per la mente? Prima lo insultava come se non ci fosse un domani e poi gli mandava una lettera che nemmeno Sherlock Holmes avrebbe potuto capire.
Stupida.
Era una stupida.Draco che si era finalmente addormentato sulla poltrona della sua stanza si svegliò di sopraffatto, un gufo picchiettava contro il vetro della finestra per entrare, aveva una piccola lettera legata alla zampa, si alzò brontolando per far entrare l'animale che dopo aver lasciato la lettera 'anonima' sparì senza aspettare una risposta. Quel gufo non lo conosceva, quindi non poteva essere della sua famiglia. Ma allora chi?. Preso dalla curiosità apri la piccola bustina e quando ne lesse il contenuto tutta la sua 'Calma' se così si poteva chiamare quel suo stato di 'non-crucio-nessuno-per-il-momento' scivolò via lasciandolo livido di rabbia, accartocciò il foglio e lo lanciò dall'altra parte della stanza intenzionato a distruggere tutto. Come aveva osato, quella lurida mezzosangue, scrivergli una cosa del genere?
Quando stava per lanciare la sedia contro il muro ritornò il gufo di prima con un'altra busta, uguale alla precedente.
A che gioco stava giocando la Granger?
Non lo sapeva, ma una cosa era certa: lui non avrebbe giocato più. Prese la lettera e senza leggerla la butto sulla scrivania intento a continuare quel che aveva incominciato pochi attimi prima.
Dopo aver distrutto tutta la stanza ed essersi sfogato un po' decise di leggere quello che gli aveva scritto la Grifona.
Così aprendo la busta si lanciò sul letto."Malfoy.
Scusami, so che la lettera di prima è stata alquanto infantile ed incomprensibile, infatti mi sono pentita di avertela inviata, ma non è per questo che ti scrivo, di nuovo. Voglio spiegarti.
Anche se spiegare qualcosa che non capisco nemmeno io, è difficile. Molto difficile.
Tornando a noi, volevo chiederti perdono. Non è nel mio carattere chiedere scusa ma non posso farne a meno. Non pensavo quello che ho detto in biblioteca, non so perché l'ho fatto, non ero in me.
Non puoi capire con quale difficoltà ti sto scrivendo questo, sto lottando contro me stessa e intendo nel vero senso della parola, il mio corpo non risponde ai comandi, si ribella, non vuole scrivere questo; c'è questa parte di me che io non voglio, non sopporto ma che è troppo potente da combattere, che ti odia da morire. Non so cosa mi sta succedendo ma quando sto vicino a te perdo la ragione, non controllo più quello che dico o faccio e ho paura, si ho paura di quello che potrei farti, perché è una cosa incontrollabile, e mi spaventa. Prima nella lettera ti ho detto di starmi lontano ma non per vanità, lo faccio per te, non voglio farti del male Malfoy, infatti ho il bruttissimo presentimento che se tu mi starai troppo vicino non finirà bene. Ti dico solo che oggi in biblioteca stavo per cruciati, ma non retoricamente, aiutami. Ti prego aiutami a non farti del male.
P-perdonami Malfoy.
HJG"Draco dopo aver letto quelle parole era diventato pallido come un cadavere, la Granger lo stava avvertendo che avrebbe potuto ucciderlo? Era una minaccia? No, no, no. Non era una minaccia, lo stava avvertendo, si leggeva dalla calligrafia, forzata, come se qualcuno le stesse fermando la mano.
Avrebbe dovuto essere agitato per quella lettera invece si era calmato un po', era esterrefatto per quello che gli aveva scritto la ragazza ma almeno sapeva che quelle cose dette in biblioteca non le pensava, cioè, non era lei. Non che a lui interessasse il parere di una Mezzosangue, ovvio.
Ma era curioso, si.
Curioso di sapere cosa stesse accadendo alla più orgogliosa di tutte, alla strega più brillante della sua età, per averla portata a chiedere aiuto a lui, per non fargli del male.
E l'unica persona che poteva avere delle risposte era una sola, una persona che lui non sopportava ma che conosceva la Mezzosangue come le sue tasche, Potter.
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Together
FanfictionIl destino di Hermione è segnato. Dovrà fare conti con la sua natura di strega "speciale" e con quella pietra rinchiusa nel suo anello, che la lega a un certo ragazzo dagli occhi color tempesta. Tutta colpa loro o di quell'anello e di quel medaglio...