Premessa: la storia non è Harmione.
È Dramione.
Anche se in questo capitolo può sembrare il contrario vi assicuro che non lo è.
Mi dispiace se qualcuna di voi ha frainteso."C'è chi dice che l'amicizia tra maschio e femmina non possa esistere se non come un surrogato dell'amore. Io dico, quando maschio e femmina condividono un'amicizia sincera, questo sentimento fa impallidire gli amori più grandi! Quando esiste davvero quest'amicizia è come ritrovare la via di casa."
-Cit.Quattro giorni erano finalmente passati, nel più insopportabile dei mondi, ma erano passati.
Solo Ginny poteva sapere quanto avesse dovuto resistere per non picchiare Harry e Ron, che dall'arrivo della lettera di Hermione non si tenevano più a bada.
Il fatidico giorno era arrivato, la vigilia di Natale, e lei sarebbe tornata.
«Ginny, la camera di Herm è pronta?»
La rossa si riscosse dai suoi pensieri e posò lo sguardo sul suo ragazzo che le aveva appena posto una domanda. «Certo, Harry, per la cinquantesima volta... è tutto pronto.» sorrise stancamente mentre si accomodava sul divano color fuco seguita dai ragazzi.
Già, c'era anche Ron.
Fin troppo silenzioso, ma c'era.
Erano circa le sette di sera e loro tre, nella sala comune grifondoro non vendevano l'ora che si facessero le nove.
Infatti a quell'ora sarebbero dovuti andare nell'ufficio di Silente per darle il benvenuto.
«Harry, secondo te... Malfoy ha fatto qualcosa a Hermione?» chiese Ron rompendo il silenzio che si era creato.
Harry scosse la testa «Non so, Ron», sperava con tutto il cuore di no.
«Su ragazzi, siate felici! Tornerà qui, con noi! Che importa adesso di Malfoy?»
«Hai ragione Ginny. Dobbiamo smettere di preoccuparci.» concluse Ron mentre il moro annuiva distrattamente.
Accantonato l'argomento "preoccupazioni" ripresero a chiacchierare animatamente, attendendo la fatidica ora.«HERMIONE»
Nemmeno il tempo della smaterializzazione che due furie rosse e lentigginose le erano addosso.
Sorrise.
Le erano mancati tanto i più piccoli della famiglia Wealey.
Ma, LUI dov'era?
Appena sfuggita all'abbraccio rompi-costole dei suoi amici, sposto immediatamente lo sguardo più infondo, dove, vicino a Silente, c'era Harry. Il suo Harry.
Draco le era ancora vicino a braccia conserte, evidentemente si sentiva un po' estraneo a quella riconciliazione grifondoro.
La porta si aprì attirando l'attenzione dei presenti.
Un ragazzo e una ragazza vi entrarono a passo veloce.
Ma non erano due ragazzi qualunque; serpeverde, capelli scuri, sguardo duro e portamento elegante.
Zabini e la Parkinson.
Immediatamente le due serpi si precipitarono dal biondino a salutarlo.
Ma LUI ancora non le si era avvicinato, perché?
«Allora? Hai capito?» una mano passata ripetutamente davanti al suo viso la fece riprendere dallo stato-shock in cui si trovava.
«Ehm? Come?» chiese imbarazzata dal suo totale disinteresse.
«Dicevo, Harry e Ron non facevano altro che parlare di te quando non c'eri. Non provate ad andartene mai più! Ho dovuto aiutarli io con i compiti, lo sai? Mi devi un favore.» rise Ginny, trascinandola verso Harry.
Harry.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli verdi di lui tutto il resto scomparve.
Silente? Ginny? Draco? Ron? Pansy e Blaise?
Come se non ci fossero.
Si buttò letteralmente tra le sue braccia e lo strinse fortissimo a se.
Poté ispirare a pieni polmoni il tanto famigliare profumo di erba appena tagliata che apparteneva al ragazzo.
Lei lo sapeva, senza quel profumo, senza quegli occhi, senza quelle braccia non avrebbe potuto vivere. Mai.
«Ciao» le disse solamente, ma le bastò, più di mille parole.Dopo il — abbastanza lungo — discorso di Silente i ragazzi tornarono ognuno nei propri dormitori.
Hermione non degnò Draco nemmeno di uno sguardo, non si parlavano da quando lei aveva scoperto della lettera.
Senza aggiungere altro, la ragazza seguii i suoi amici nella tanto famigliare sala comune grifondoro.
«Ragazzi, io vado a dormire, ci vediamo domani. Hermione, ti aspetto in camera» borbottò Ginny pallida in volto. Stava male (?)
Quando il fantastico "trio" rimase solo nessuno osò interrompere quel momento di silenzio. Diceva più di molte parole.
Mi siete mancati; diceva.
Non andartene più; diceva.
Non posso vivere senza di voi; diceva.
Resta per sempre con noi; diceva.
«Io...» provò ad instaurare un discorso, Hermione, con poco successo. I due non le diedero il tempo di aggiungere niente che l'avevano abbracciata.
«Non andartene mai più. Ok?» dissero in coro e quelle parole le scaldarono il cuore.
Ok.
Non se ne sarebbe andata mai più.
Finito il momento di riconciliazione iniziarono a chiacchierare come niente fosse, indifferenti al fatto che fosse quasi mezzanotte.
«Penso che andrò a dormire anch'io. Ho proprio bisogno di riposare nella mia camera. A domani.» li salutò la riccia salendo le scale che l'avrebbero portata nella sua stanza.
«Certo, a domani.»Quella sera Harry non chiuse occhio.
Non aveva fatto incubi o roba simile, no.
Semplicemente non riusciva a dormire.
Ma evidentemente non era l'unico, perché quando scese in sala comune non la trovò vuota.
Una chioma riccia spiccava tra i divanetti, illuminata dalla luce quasi inesistente del camino. Hermione.
Cautamente si accomodò vicino a lei, era caduta in una specie di dormi-veglia, infatti poco dopo si svegliò impaurita dalla sua presenza.
«Harry...»
«Non volevo svegliarti.»
Hermione non disse nulla ma si strinse al ragazzo che l'accolse circondandole le spalle con un braccio.
«Mi sei mancata.» le disse amorevolmente.
Aveva lo sguardo perso, nel fuoco.
Poteva sembrare semplicemente soprappensiero...per gli altri. Per lei no. Lei sapeva perfettamente cosa passava per la testa del moro.
«Cos'è successo?» gli chiese seria in volto.
Non la stava ascoltando.
«Harry!» lo richiamò più forte.
Lui sobbalzò e la fissò negli occhi. «Dimmi».
«Cosa mi stai nascondendo?»
«Niente, perché dici così?» arrossì scostando lo sguardo.
«Ti conosco come le mie tasche! Non mentirmi..»
«Non è successo nulla di grave.. Davvero.»
Hermione si scostò dalla presa dell'amico per fissarlo negli occhi: «Non costringermi ad usare la magia.»
«Lo sai che non ti sopporto quando fai così?» rise nervosamente per poi prepararsi a dirle la verità.
Le raccontò di quello che gli aveva detto Silente – tralasciando la parte che lei e Malfoy fossero uniti inevitabilmente – , le raccontò di aver avuto paura per lei e di quanto le fosse mancata, le raccontò che aveva lasciato la squadra di Quidditch e per finire le raccontò di non essere più attratto da Ginny.
La riccia aveva ascoltato tutto senza interromperlo e quando ebbe finito lo abbracciò facendogli percepire la sua presenza.
Voleva bene a Ginny, si. Era la sua migliore amica, ma Harry era Harry e mai se la sarebbe potuta prendere con lui.
«Oh, Harry... Adesso andrà tutto bene... Te lo prometto! Ci sono io con te. Ti voglio bene!»
«Anche io Hermione, più di quanto immagini.»
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Together
FanfictionIl destino di Hermione è segnato. Dovrà fare conti con la sua natura di strega "speciale" e con quella pietra rinchiusa nel suo anello, che la lega a un certo ragazzo dagli occhi color tempesta. Tutta colpa loro o di quell'anello e di quel medaglio...