8.

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«Malfoy, hai visto Hermione?» chiese il bambino sopravvissuto comparendo sullo stipite della porta della cucina, dove Draco era intento a mangiarsi una mela verde. Aveva una faccia orribile, non dormiva da quando erano arrivati in quella casa, ogni notte le grida tormentate della serpe e della sua migliore amica lo svegliavano. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarli, non che gli importasse di Malfoy, sia chiaro. Ma di Hermione...si.
Sentirla urlare tutte le notti in preda al dolore e la paura, senza poter fare niente, era orribile.
Quando quella mattina erano andati nello studio di Silente, gli aveva detto che avrebbero dovuto soggiornare in quella casa abbandonata per tutto il periodo, senza avere contatti.
Si erano smaterializzati alle prime luci dell'alba e il professore li aveva lasciati lì, da soli, insieme.
L'edificio non era molto grande ma bastava per tutti e tre, c'era un grande giardino dove Hermione passava la maggior parte del tempo, all'interno si apriva un salottino con le vetrate che mostravano lo splendore del prato verde e degli alberi che lo circondavano, era arredato in stile moderno con non troppe tecnologie babbane, sulla destra invece c'era una cucina - quasi inutilizzata - completamente bianca, al lato opposto invece c'era una piccola stanza vuota che si ramificava in tre rampe di scale: quella tutta a sinistra portava alla stanza da letto di Draco, quella centrale nella camera di Hermione e quella a destra in quella di Harry. Il bagno era uno e comunicava con tutte e tre le camere dei ragazzi al piano superiore.
Era una bella casa, non molto grande ma bella.
Una settimana era passata dal loro arrivo lì e le cose stavano peggiorando.
Hermione e Draco litigavano quotidianamente ogni giorno, per qualunque cosa, in qualunque momento... E sempre peggio.
Intanto la ragazza si stava allontanando anche da Harry che faceva di tutto per mantenere i rapporti con lei anche se sembrava diventata un fantasma.
Anche lui litigava con il biondino ma meno spesso della sua migliore amica e poi, troppo preoccupato per lei, non ci faceva nemmeno più tanti caso.
«No. Cercatela.» fu la risposta secca che ricevette dalla serpe.
Senza aggiungere altro, Harry andò fuori in giardino e - ovviamente - trovò la sua amica, seduta sotto un'albero a leggere.
«Buongiorno» la salutò sedendosi al suo fianco.
«Buongiorno, Harry.» gli schioccò un bacio sulla guancia per poi tornare a leggere.
«Come va?»
«Bene». male.
«dimmi la verità, Herm.» insistette lui prendendole la mano.
«Che vuoi che ti dica, Harry? Non ce la faccio più! Ok? Mi arrendo! Basta. Chiunque ha fatto questo, ha vinto! Non gioco più. Sto impazzendo letteralmente, ogni giorno è peggio, la notte non dormo, il giorno non faccio niente. Che senso ha, stare qui? Non abbiamo scoperto niente, non stiamo capendo niente!» urlò lei così forte che la senti anche Draco dalla cucina.
Scoppiò in un pianto liberatorio sulla spalla dell'amico.
Lacrime tristi, stanche, arrabbiate, esauste, sconfitte, gli bagnavano la maglietta ma a lui non importava, avrebbe fatto di tutto per lei e ultimamente la vedeva così... Persa.
La strinse in un forte abbraccio.
Lei urlò, pianse, lo graffiò, si menò da sola; ma si era sfogata.
Quella sera Hermione era stata obbligata a magiare, Harry l'aveva minacciata dicendole che se non mangiava di testa sua, avrebbe usato l'incantesimo imperio, quindi lei, non insistette e per la forza di volontà del suo amico mangiò tutto, per poi correre subito dopo al bagno a vomitare. Harry la raggiunse tenendole la fronte, non l'aveva mai vista così.
Era la cosa che lo spaventava di più.
La sua Hermione ormai si era arresa.
Anche Draco si stava seriamente preoccupato per la Mezzosangue, - anche se non lo dava a vedere - era abituato a vederla combattiva, con la testa alta e lo sguardo fiero, e invece, in meno di una settimana era dimagrita molto, aveva delle occhiaie più grandi di lei e non rispondeva più alle sue provocazioni. Quella sera l'aveva insultata dicendole che anche uno stuzzicadenti era più in forma di lei e sapete cosa gli ha risposto? Niente! Si è limitata ad abbassare lo sguardo e d'andarsene dalla stanza in cui stava lui.
Non so con quale coraggio ma Draco bussò alla porta del bagno.
«Potter, come sta?» chiese.
Silenzio.
«Potter?» chiamò più forte.
Ancora silenzio.
«POTTER COSA CAXXO STA SUCCEDENDO LÌ DENTRO?!» urlò con tutta la voce che aveva in corpo ricevendo come risposta solo dei rumori di oggetti caduti.
«Alohomora» sussurrò e la porta si aprì lasciando spazio a uno spettacolo orribile: sporca di sangue Hermione giaceva inerme sulle gambe del bambino sopravvissuto intento a farle una respirazione bocca a bocca, il bagno era sottosopra, macchie di sangue spiccavano sulle mattonelle bianche, la tavoletta del gabinetto era alzata, gli oggetti erano sparpagliati sul pavimento, una volta immacolato.
Gli occhi del Salvatore del mondo magico si posarono sul ragazzo che era rimasto fermo immobile come una statua, sulla soglia della porta, a fissarli con la bocca semi aperta.
«Che è successo?» chiese ritrovando - magicamente - l'uso della parola.
«Ha vomitato troppo, e non avendo ingerito niente in questi giorni ha rimesso anche molto sangue.» rispose il moro appena si fu staccato dalle labbra della grifona.
«A questo ci ero arrivato da solo, grazie. Voglio sapere che le sta succedendo - fece una pausa - in questi giorni»
«Non lo so. Vorrei tanto saperlo, ma no. Mi sta tagliando fuori, non mi dice più niente.» spiegò al biondo mentre si alzava con la ragazza dormiente in braccio, diretti nella sua camera da letto.
Draco li seguì silenzioso.
Dopo averla fatta sdraiare, Harry, prese posto su una sedia vicino a lei e Malfoy fece lo stesso dal lato opposto.
«Malfoy...» attirò la sua attenzione il ragazzo con gli occhiali.
«Cosa vuoi, Potter?» rispose secco.
«La notte... ogni notte, io vi sento urlare. So che fate incubi e credo proprio che siano gli stessi, visto che - è inutile negarlo - ormai voi sembrate uniti da qualcosa di potente che non riesco ancora a spiegarmi e vorrei sapere cosa sogni tu.»
Harry parlò così a bassa voce che a Draco sembrò che avesse sognato quelle parole, ma non era così; lo sfregiato gli stava chiedendo su cosa fossero i suoi incubi e per una volta il serpeverde decise di essere sincero.
«La mia famiglia.» ringhiò come risposta stingendomi pugni e in un'attimo si ritrovò nella mente di Hermione o meglio, nel sogno di Hermione.

"basta. Ti prego. Papà."
"Tu sei un Mostro!"
"Smettila... Io ti voglio bene!"
"Che cosa hai fatto a mia figlia? Demone!"
"Papà, sono io. Sono Hermione!"
"No tu non lo sei! Tu sei un essere schifoso!"
"Sono io...sono io. Credimi"
"Dov'è MIA figlia?"
"Sono qui. Papà."
"Mia figlia è una ragazza, è un essere umano!"
"Io..."
"Vattene via da qui! Sparisci dalla mia vista!"
"Perdonami..."
"Mai."

Hermione gridò facendo tornare Draco alla realtà, si guardava intorno spaesata e quando incontrò lo sguardo del biondo, lui la capì.
«Hermione! Come stai?» Harry le strinse la mano.
«Meglio.» mentì.
«Che cosa hai sognato?» Insistette.
«Niente.» mentì ancora.
«Potter, dovresti prepararle qualcosa da bere. Ha perso molti liquidi.» si intromise il serpeverde con aria disinteressata, ma Hermione aveva compreso il perché di quel gesto.
«Hai ragione, Malfoy. Puoi restare te con lei?»
«Se proprio devo» rispose seccamente cercando di non far notare la soddisfazione nel tono della sua voce.
Harry uscì la dalla stanza lasciando i due soli.
«Tu..- provò a parlare Draco prima di venire brutalmente interrotto da uno schiaffo sul viso.
«NON, E RIPETO, NON PROVARE MAI PIÙ AD ENTRARE NEI MIEI SOGNI. SONO STATA CHIARA, SERPE?!» sibilò perfida.
Il ragazzo era rimasto stupito da quel gesto. Ma, si divertiva o cosa a picchiarlo?
Al terzo anno gli aveva quasi rotto il setto nasale e adesso sarebbe stato un miracolo se non gli fosse rimasto il livido.
Questa volta però non scappò, rimase con il volto girato dallo schiaffo a fissare il vuoto, perso nei suoi pensieri.
«Sei manesca, Granger.» disse solamente.
Hermione scoppiò a piangere.
Non lo sapeva nemmeno lei il motivo, ma si teneva troppe cose dentro da troppo tempo.
Lei che era positiva ora vedeva grigio.
Lei che era l'orgoglio in persona, mai si sarebbe messa a piangere davanti a qualcuno e soprattutto davanti a un serpeverde, ma adesso, stava piangendo come una stupida bambina davanti al suo nemico "storico" che la fissava quasi a sembrare "Preoccupato"?
Lei che aveva coraggio da vendere ora aveva paura.
Lei che odiava Malfoy era finita a piangere tra le sue braccia, si, Malfoy la stava abbracciando.
Il principe delle serpi si maledì mentalmente per quel gesto spontaneo che non avrebbe dovuto fare, ma - stranamente - non ne era pentito.
«Shhhh» le sussurrò all'orecchio aumentando la stretta. «Va tutto bene, va tutto bene.»
La grifondoro ricambiò l'abbraccio incastrando il capo nell'incavo del collo del ragazzo.
In quel momento si sentiva bene.
In pace.
Rilassata.
«È tardi, Granger. Dovresti dormire» le sussurrò lui, ispirando a pieni polmoni il suo odore di vaniglia e pergamena.
«No. Se dormo, lui ritorna. Io non posso vederlo ancora, non ce la faccio più.» si sfogò per la prima volta con qualcuno, anche se nessuno dei due si aspettava che quel qualcuno fosse il furetto platinato.
Draco si sciolse dall'abbraccio e si alzò in piedi, squadrò Hermione per un millesimo di secondo poi prese un lembo della coperta e lo scostò per permettersi di entrarci sotto.
«Che cos- incominciò lei, per poi venire zittita da lui.
Il materasso si era piegato sotto il peso di un'altra persona.
Il calore emanato dal corpo del biondo le arrivò fino alle ossa.
Nella stessa stanza.
Nello stesso letto.
Sotto la stessa coperta.
Insieme.
Vicini.
Stretti.
Le circondò le spalle con un braccio per poi stringerla a se un'altra volta, ancora più forte, ancora più vicino.
«Dormi. Ci sono io con te.» soffiò leggermente contro il suo orecchio, dove lasciò un bacio caldo che la fece tremare.
Ok, era ufficiale. Draco era IMPAZZITO.

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