*Vorrei solo fare una piccola premessa. La storia è ambientata dopo la guerra magica. Con l'eccezione che Silente e Piton non sono morti, poiché fondamentali per lo svolgimento della storia.
Spero di avervi fatto capire meglio e buona lettura. <3 *Quella sera quando Blaise tornò nella sua stanza si pentì di tutto, dall'essere venuto al mondo all'essere andato a consolare la Granger.
Le condizioni di Draco erano disumane.
Spruzzava rabbia da tutti i pori e il suo sguardo era folle, come può essere folle lo sguardo di qualcuno che ama.
Mai l'aveva visto così arrabbiato e pregò di non doverlo mai rivedere.
In quel momento ebbe davvero paura, il ragazzo che si ritrovava davanti non era il suo migliore amico, no.
Era un pazzo.
Ma quando Draco si buttò a terra gridando e poté vedere i suoi occhi bagnati di lacrime, finalmente capì.
«Tu sei innamorato di lei.» disse fissandolo seriamente, mentre l'altro lo trucidava con lo sguardo.
«Caxxo dici, Zabini! Della mezzosangue? Io? Nemmeno morto.»
Se gli sguardi potessero uccidere, Zabini sarebbe già stato sotto otto metri di terra.
Blaise sorrise, mai sarebbe stato facile far ammettere qualcosa al biondo, figuriamoci che fosse innamorato.
Una battaglia persa in partenza.
«Non fingere con me. Non sono così stupido come sembro, sai? La tratti sempre male, la insulti, la metti in imbarazzo davanti a i suoi amici.»
«Quando non l'ho mai fatto?»
«Evidentemente a volte non l'hai fatto, perché lei si ostina a difenderti.»
«A difendermi?»
«Allora non hai ascoltato la nostra conversazione? Lei sa che non sai cattivo! Ma quello che non capisco è perché tu ti impegni per dimostrarle il contrario. Prima o poi si stancherà di stare ai tuoi giochetti Draco! La perderai!»
A quelle due ultime parole Draco scattò.
Sbatté l'amico al muro con forza brutale.
Ma quando lesse paura negli occhi azzurri del ragazzo che aveva difronte si rese conto di ciò che stava facendo indietreggiò.
«Te l'ho già detto una volta; Non posso perdere qualcosa che non è mai stato mio.» sussurrò con una voce bassissima, poi si chiuse in bagno per evitare altre domande o dover ammettere altre cose.
Perché finalmente l'aveva capito anche lui; gli piaceva Hermione.
Quando uscì dal bagno, il ragazzo dalla pelle color moka dormiva già. Draco indosso il pigiama e a sua volta si infilò sotto le coperte sperando in un sonno senza sogni.Quella stessa notte Hermione, ignara di tutto, tornò nella sua stanza cerando di fare il meno rumore possibile, ma quando apri la porta si ritrovò stretta in un forte abbraccio.
Quando incominciava a non respirare più allontanò Ginny da se, non fece nemmeno in tempo a dire nulla che la ragazza l'aveva già preceduta.
«Scusami, scusami, scusami, scusami, scusami!!! Sarei dovuta venire a cercarti, ma Harry e Ron me l'hanno impedito. Mi dispiace! Ero così in pensiero per te.»
Hermione sorrise, lei lo sapeva com'era Ginny e non era per niente arrabbiata, le sorrise e si infilò sotto le coperte.
«Sta tranquilla Ginny. Buonanotte.»
Detto questo fece finta di dormire e quando constato che anche la sua compagna era crollata nel mondo dei sogni, silenziosa come solo lei sa fare, si diresse in camera dei ragazzi che era ancora mezza vuota perché gli altri erano a casa per le vacanze.
Solo due teste sbucavano dei letti.
Una rossa, che russava lievemente.
Ed una nera che la stava guardano.
Una lacrima le attraversò il volto.
Harry le sorrise e allargò le braccia dove lei si precipitò.
«Perdonami» le disse tra i suoi capelli.
«Per cosa?»
«Per averti fatto perdere il ruolo di caposcuola, per non averti difeso da Malfoy.. Io...sono un pessimo migliore amico...»
«Hai ragione, sei un pessimo migliore amico» rispose seria, ma poi si allargò in un sorriso. «Ma sei il fratello migliore che si possa desiderare»
Come avrebbe fatto senza di lui?
«Ron è arrabbiato?» domandò mentre si sistemava al suo fianco.
«Con Malfoy, moltissimo. Ho dovuto sigillare la stanza fino a quando non si è addormentato per non farlo uscire.» ridacchiò.
«Posso restare a dormire con te?»
«Certo»
Pochi minuti dopo si addormentarono.L'indomani tutti i ragazzi del settimo anno quando andarono in Sala Grande per il pranzo non c'erano più i quattro tavoli delle casate, bensì un tavolo rotondo al centro della stanza con apparecchiati sette posti.
Non ci fu bisogno che Silente o uno dei professori spiegasse loro il motivo di quella tavola imbandita per sette persone. I pochi alunni che erano restati per le vacanze Natalizie erano tornati dalle loro famiglie per capodanno, e loro essendo tutti del settimo anno sono Stati Uniti in un'unica tavolata.
Se pur contrariati si sedettero, mantenendo sempre netto il confine Grifondoro-Serpeverde. Non sia mai che qualcuno dei professori potesse pensare che fossero amici.
Gira e rigira, Pansy era finita vicino a Harry, Draco vicino a Hermione e Blaise difronte a Ginny.
Silenzio tombale.
Una risata..
Una risata?
Una risata.
Ron si stava sganasciando sulla sedia, piegato in due dalle forti risa, sotto lo sguardo stranito degli altri.
«Ronald, potresti gentilmente spiegarmi... Cosa caxxo hai da ridere?» disse Ginny facendo ridacchiare Blaise.
«No, è che.. Scusate ragazzi, ma questo silenzio è imbarazzante.» Si fermò interrotto da altre risate. «È poi... Le vostre faccie sono tipo... HAHAHAHA»
«PIANTALA RON.» gridò Hermione talmente forte da farlo smettere subito.
Le mani strette a pugno, lo sguardo duro e la postura rigida. Anche Draco riuscì a capire che c'era qualcosa che non andava.
«Non che mi interessi... Ma stai bene?» le sussurrò all'orecchio cercando di passare inosservato, ma lei questa volta esasperata si alzò dalla sedia.
«Non ho più fame. A sta sera.» disse e poi uscì dalla stanza a passo fulmineo.
Harry però aveva notato tutto.
Lui sapeva.
*Perché c'era qualcosa, tra quei due, qualcosa che in verità doveva essere un segreto, o qualcosa di simile. Così era difficile capire ciò che si dicevano, e come vivevano, e com'erano. Ci si sarebbe potuti sfarinare il cervello a cercar di dare un senso a certi loro gesti. E ci si poteva chiedere perché per anni e anni.
L'unica cosa che spesso risultava evidente, anzi quasi sempre, e forse per sempre, l'unica cosa era che in quello che facevano e in quello che dicevano e in quello che erano c'era qualcosa — per così dire — di unico. Non ci si capiva quasi niente, ma almeno quello lo si capiva, ed Harry era pronto ad aiutare la sua amica in ogni costo. Se doveva stare con Malfoy, lui l'avrebbe appoggiata, ma mai gli sarebbe andato a genio quel ragazzo.Quella notte Hermione non stava per niente bene, aveva vomitato tre volte, le girava la testa e si sentiva strana. Ginny era molto preoccupata e ogni 5 minuti bussava alla porta del bagno per informarsi sulle sue condizioni di salute, visto che l'altra le aveva categoricamente proibito di entrare dentro.
Dopo due buone ore, nelle quali Hermione aveva rigettato anche l'anima, con la — secondo lei — esagerata insistenza della rossa, si era finalmente convinta di dover chiamare Madama Chips. Ginny partì come un fulmine fuori dalla stanza mentre la riccia arrancava verso il letto.
Pochi istanti dopo era caduta in uno strano dormiveglia.
Ma un grido di terrore uscì dalla sua bocca quando le passò davanti un ricordo di quella mattina. Il suo urlo era stato fortissimo, per fortuna non c'era nessuno nel dormitorio.
Con una mano ancora poggiata sul petto attendeva che il suo respiro si regolarizzasse, ma non fu così. Le mancava l'aria. Provò a espirare e inspirare ma senza successo mentre il dolore che provava alla gola aumentava.
La porta si aprì di scatto e lei si ritrovò davanti l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere; Draco.
Il ragazzo indossava dei pantaloni e una maglietta tutti spiegazzati, si vedeva che si fosse appena svegliato. I capelli biondi erano tutti scompigliati e aveva il respiro a mille, forse per la corsa.
Lei non fece nemmeno in tempo a dire qualcosa che se lo ritrovò di fianco.
«Cos'è successo? Che hai?» le chiese evidentemente preoccupato. Avrebbe voluto chiederle tante cose, ma al momento la sua salute ara la cosa che gli premeva di più.
Hermione tardò a rispondere, non aveva proprio respiro.
«Che ci fai qui, Draco?» Mugolò con un fil di voce, poi chiuse gli occhi cercando pace.
«Ti..ho sentita urlare.»
La riccia incominciò a tossire interrompendo il suo discorso e lui la fece appoggiare a se, le porse un po' d'acqua che bevve avidamente ignorando il bruciore.
Ora stava un pochino meglio, o almeno, era in grado di creare una frase.
«Come puoi avermi sentita dai sotterranei?»
«Io...non ne ho la più pallida idea.»
«Ah..» annuì solamente.
«Ma non mi hai detto cos'hai.» insistette lui.
«Non mi sento bene...» gli accennò un sorriso.
Morgana, se era bello. Bello tanto quanto perfido.
«Questo l'avevo capito, grazie!» ribatté ironico. «Dimmi cos'è successo.»
«Sta mattina mi sono successe delle cose strane, ti spiegherò un'altra volta, te lo prometto. Ma adesso non me la sento. Scusami.»
«Tranquilla, quando ti senti meglio chiamami.» fece per uscire dalla stanza ma lei lo richiamò indietro.
«Ti prego...resti?»
A Draco parve un sogno. Gli stava davvero chiedendo di restare con lei?
Salazar, si! Si! Si! Si e Si!
Non ci pensò due volte, si avvicinò e si infilò sotto le coperte stringendola a se.
«Non eri arrabbiata con me?» le lasciò un bacio sulla fronte.
«Lo sono.» sospirò l'altra e si accoccolò ancora di più contro il suo petto.
«Buonanotte, Granger.»
«Buonanotte, Malfoy.»*frase presa da "Castelli di Rabbia" di Alessandro Baricco. (Un pochino modificata da me)
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Together
FanfictionIl destino di Hermione è segnato. Dovrà fare conti con la sua natura di strega "speciale" e con quella pietra rinchiusa nel suo anello, che la lega a un certo ragazzo dagli occhi color tempesta. Tutta colpa loro o di quell'anello e di quel medaglio...