41.

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Draco non aveva creduto alla scusa che Hermione gli aveva rifilato. Gli aveva detto che doveva assolutamente vedere Luna Lovegood e che era in super ritardo, ma Hermione non sapeva che lui aveva incontrato la ragazza dai capelli biondi poco prima, la quale gli aveva detto (anche se lui non lo aveva chiesto) che non sarebbe andata a Hogsmeade perché doveva cercare i suoi strani occhiali. Comunque decise di non farle alcuna scenata di gelosia, ma di chiederle gentilmente, una volta tornata, con chi si era incontrata in realtà. E se lei non avesse voluto, c'era pur sempre il Veritaserum. Troppi pensieri di Hermione in compagnia di Lenticchia gli affollavano la mente e Draco sapeva benissimo che con una bottiglia di FireWhisky e un giro sulla sua scopa, gli sarebbero passati, o almeno affievoliti.
Mentre si avviava verso i sotterranei, dopo un paio d'ore di allenamento, uno strano odore gli attraversò le narici. Non seppe come definirlo... Arrosto bruciato?
Con una scrollata di spalle, continuò a camminare fin quando non arrivò davanti all'entrata della sua sala comune restando basito da ciò che vide.
Theodore, il suo vecchio amico, era accasciato contro il muro con il volto coperto dalle grandi mani. Li davanti l'odore era diventato nauseante e solo quando l'amico si tolse una mano dalla faccia per controllare chi fosse, riuscì a vedere l'orrore presente sulla sua pelle.
«Per Salazar, Nott! Cosa caxxo ti è successo?!» chiese Draco, chinandosi vicino a Theo per controllarne le condizioni.
Quello di Theodore fu un verso strozzato: «Mezzosangue.»
Draco lì per lì non capì, ma quando il ragazzo si ripeté, non riusciva a credere a ciò che sentiva.
«La Granger, Theo? La Granger ti ha fatto questo?» domandò Draco, per essere certo di aver capito bene.
Theo annuì.
Aveva la faccia rossa e ustionata da cui proveniva quell'orribile odore. Anche se l'avesse portato immediatamente al San Mungo, con molte probabilità gli sarebbe rimasto il segno e Draco si rifiutava di accettare che quell'orribile ferita era stata inflitta dalla sua Hermione.
Che non la conoscesse come credeva? 
Impossibile.
Era molto più probabile che Theo se la fosse cercata, già, quello aveva molto più senso.
«Theo» lo chiamò Draco, mentre l'altro pareva star per perdere i sensi. «Theo, cosa le hai fatto?!»
Theo aprì un occhio e poi un altro, con una espressione sconcertata nel volto sfregiato. (A Potter gli avrebbe fatto un baffo!) «Fancxlo, Malfoy! Ti frega più di quella mezzosangue che di me!»
Draco però non lo ascoltò. Lo prese per il colletto della camicia e lo sbatté contro il muro, puntandogli contro la bacchetta. «Nott, non voglio giocare. Dimmi cosa le hai fatto o giuro che ti schianto!»
«Ehy, frena la rabbia, amico.» si difese goffamente Nott, alzando le mani per allontanarlo da se. «Non capisco cosa ti importi di quella — si interruppe per un forte dolore al volto — di quella mezzosangue, ma se proprio ci tieni tanto te lo dirò.»
Ma Draco non seppe più, almeno in quel momento, cosa Nott avesse fatto alla sua Hermione, poiché il ragazzo cadde a terra, inerte.
Il biondo con un espressione di disgusto dipinta in volto, non si curò di soccorrere il suo amico o di accompagnarlo in infermeria. Con un calcio lo spostò di lato, visto che gli ostruiva l'accesso alla sala comune e senza sentirsi minimamente in colpa di quel gesto, varcò la soglia della stanza, arrabbiato nero con lui per qualcosa che ancora non sapeva avesse fatto contro la sua Mezzosangue.

Quella stessa mattina, nell'area più nascosta del castello, un nervoso Dimitri e una annoiata Evangeline, sedevano su i loro rispettivi letti intenti in una animata discussione.
«Non c'è più tempo, Ev!» sbraitò Dimtri. «Hai visto anche tu cosa ha fatto a quel ragazzo.»
«Certo che l'ho visto. Chi credi l'abbia portato in infermeria? Ho dovuto rifilare una scusa a tempo record a quella vecchia. Sei in debito con me.» dichiarò Evangeline, ravvivandosi i lunghi capelli neri. «Piuttosto, hai con te la pietra?»
«Certo che ce l'ho. Ho dovuto mettere a soqquadro tutto l'ufficio di quel vecchio pazzo, ma eccola qui!» Dimitri mostrò alla sorella il piccolo diamante nero che teneva sul palmo della mano. «Lusia non ci è stata di grande aiuto. Quando le ho detto di intrufolarsi della mente della ragazza e di dirle di prendere questa benedetta pietra, sai cosa mi ha risposto? "Il ragazzo interferisce col mio lavoro. Non posso farlo, dovrete prenderla voi."
Che donna inutile.»
«Bada a come parli, fratello.» lo ammonì Ev. «Questa 'donna inutile' è la donna che ti ha insegnato tutto quello che sai. Ti ha cresciuto come un figlio e..
«E cosa Evangeline? Non è nostra madre e non lo sarà mai.» sputò rabbioso Dimitri. Si alzò dal letto e avvicinatosi alla credenza dove troneggiavano diverse bottiglie, ne estrasse una, servendosi un bicchiere colmo di FireWhisky.
«Dai, non pensiamoci. Oramai manca veramente poco, e tra qualche giorno saremo di nuovo a casa. Tutti e tre.»

Pansy, che aveva passato tre giorni terribili, fu felicissima quando nella loro sala comune entrò Draco. Si alzò in fretta e furia per raggiungerlo, infatti il ragazzo, palesemente di brutto umore, aveva preso un fugone verso il suo dormitorio.
«Draco!!» Pansy lo chiamò, capendo che non avrebbe fatto in tempo a bloccarlo.
«Non ora, Parkinson.» ruggì Draco, senza accennare a fermarsi e un'attimo prima che varcasse la soglia della sua stanza, la ragazza gli afferrò il braccio, costringendolo a voltarsi. «Dobbiamo parlare.» dichiarò in tono fermo.
«Ho detto, non ora, Parkinson.» disse il ragazzo, che già non sopportava di parlarle normalmente, figurati quando era arrabbiato. Con un gesto secco se la scrollò di torno ed entrò nella sua adorati sauna camera.
Un attimo prima che la porta si chiudesse, Pansy la bloccò con la punta della scarpa. Dopotutto era una serpeverde e quando voleva qualcosa, lo otteneva.
«E io ho detto che dobbiamo parlare, adesso.» ripeté in tono fermo e sapendo che quello non sarebbe bastato, si affrettò ad aggiungere: «Riguarda la Granger.»
La porta si riaprì, dando accesso alla camera da letto del biondo.
«Entra prima che cambi idea.» ordinò in tono piatto. «E, Pansy? Ti avverto. Se questa è una scusa per infilarti nel mio letto, ti giuro che...»
«No. Draco. Sono seria. Mi è passata quella stupida fissa che avevo per te e sinceramente non capisco come mai tu mi sia piaciuto per così tanti anni, ma non è questo il punto. Un po' di tempo fa, credo quando quell'uomo e quella donna hanno fatto irruzione nella nostra classe, li ho sentiti parlare. Hanno una specie di piano per portare via la Granger. Hanno fatto anche il tuo nome ma non sono riuscita a sentire, centrava anche Piton.» disse tutto d'un fiato la ragazza, per paura che il suo amico potesse cambiare idea da un momento all'altro e sbatterla fuori. Draco non rimase scioccato da quella affermazione. Secondo lei, Draco non aveva mai spiato Dimitri e il suo orribile gruppetto? C'è sciocca. Il fatto che avessero un piano per portare via Hermione era cosa risaputa dal biondo da ormai molto tempo, però non le avrebbe dato questa soddisfazione. Se era lo sapeva da molto tempo, e glielo diceva solo ora, un motivo c'era e lui era deciso a scoprilo.
«Cosa?!» si finse preoccupato, riuscendo nel suo intento di innervosire Pansy. «Lo sai da così tanto e di decidi solo ora di dirmelo? E sentiamo, di grazia, cos'è che ti ha spinta a rivelarmi questo "insignificante" dettaglio?»
Pansy scoppiò in lacrime. «Perdonami, Draco. Io, volevo dirtelo all'inizio, te lo giuro. Ma poi ho pensato, perché dovrei? È un problema della mezzosangue non mio. Ma Blaise mi ha fatto capire che tu sei nostro amico e che tu faresti lo stesso per...
«Ti ha ricattata, vero?» tagliò corto Draco.
Pansy annuì colpevole.
«Bene. Non abbiamo altro da dirci allora.»
Draco iniziò a sbottonarsi la camicia, incurante che la ragazza fosse ancora lì davanti. Era un muto invito ad andarsene, il suo, ma evidentemente Pansy non l'aveva capito. Si avvicinò pericolosamente al ragazzo, che rimase in silenzio ad aspettare una sua mossa, la quale non tardò ad arrivare. Pansy allungò le mani e finì quello che Draco aveva incominciato poco prima, per poi passare ad accarezzargli il petto muscoloso e asciutto da cercatore. Forse Pansy aveva ancora quel potere su di lui e sui suoi ormoni, oppure era stato l'effetto di mani esperte sul suo corpo, ma contro ogni logica, Draco l'afferrò per la vita e la stinse a se con prepotenza, colto da un'irrefrenabile passione. Prese a baciarle il collo, mentre lei gemeva sotto di lui, per poi passare all'orecchio e sussurrarle: «Non avevi detto che ti era passata la fissa per me, Parkinson?».
Pansy si irrigidì subito, ma Draco continuò: «Scopati qualcun'altro, putt*na. Io sono impegnato.»






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