Capitolo 7

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L'auto di Angèlie schizzò via con uno borbottio frastornato. Il suono del clacson stava ad indicare un saluto.

Desirèe sventolò la mano in aria, mentre vedeva allontanarsi l'auto della donna.

Non appena aprì la porta un odorino invitante si fece spazio nella cucina. Suo padre era di spalle intento a cucinare sui fornelli. Stava mescolando qualcosa in una pentola, anche se non capiva cosa. Stava canticchiando una canzone, forse spuntata alla radio pochi minuti fa. Per un momento sentì quel calore familiare che non sentiva ormai da anni.

-Papà?- azzardò Desirèe sull'uscio della porta che portava alla cucina.

-Cara ...- si voltò il padre con un sorriso stampato sul volto. -Allora come è andata?- le chiese avvicinandosi titubante.

-Non proprio come pensavo-

- Eliàs non ha voluto sentire ragioni? Oppure ti sei tirata indietro?-

-No. Lo sai che non lo farei mai ...- incalzò accomodandosi sul sofà -Non mi arrenderei mai. In effetti è stato di nuovo il suo strano comportamento a preoccuparmi. Insomma, so che non devo intromettermi nelle vita della persone, ma questa volta mi ha dato da riflettere-

-Che cosa ti ha fatto?- la interruppe il padre

-Niente, papà ... stai tranquillo- il comportamento di suo padre stava diventando man mano più inquietante. Era più agitato e nervoso.

-Lo spero, altrimenti vado direttamente io a parlare con questo Leroy -

Desirèe azzardò a un sorrisetto -Ti ripeto di stare tranquillo, non mi succederà nulla. E poi so come difendermi-

-Desirèe non essere sempre così orgogliosa, alcune volte le persone non sono così innocue come pensi, non sai mai cosa può capitare. Insomma.... sei solo una ragazza, non puoi mica rivoluzionare il mondo-

-Infatti non intendo farlo, voglio solo ottenere ciò che è mio-

-Allora, racconta cosa è successo- il padre lasciò spazio a un sospiro ansioso.

-Oggi avevo intenzione di parlargli, l'ho incontrato nel corridoio intento a prendere dei libri dal suo armadietto, non appena mi vide se la stava già dando a gambe levate, così l'ho fermato e ho cercato di spiegargli che quella pietra non apparteneva a nessuno dei due, che avremmo dovuto rimetterla al posto, ma lui non ha voluto sentire ragioni e così non sapendo cosa altro inventarmi, gli ho urlato che ero a conoscenza della sua malattia. La depressione papà...-

-La depressione ...- l'uomo ripeté quella parola con stupore. -una persona depressa può commettere atti pericolosi senza neanche pensarci, devi fare attenzione!- coprì la mano della figlia con la sua. La osservava negli occhi, come se volesse proteggerla.

-Lo so, ed è per questo che ho deciso di lasciar perdere appena lo vidi piangere ..- riusciva a stento a pronunciare quella frase. Lo aveva visto con i suoi occhi. Chissà quanto dolore le aveva suscitato in quel momento...si sentiva una strega. Come si permetteva di urlare la sua malattia ai quattro venti?

-Chissà quanto soffre ...-

-Accidenti! non credevo che un ragazzo come Eliàs si mettesse a piangere, deve avere davvero un calvario dentro. Molta rabbia accumulata...-

-perché scusa? Lo conosci?- le chiese Desirèe stupita

Il padre si fece pallido come un lenzuolo -Bè, da come me ne hai parlato ... ho dedotto che non si tratta di un ragazzo poi così fragile ...-

-Sì ...- fu interrotta da una puzza inesorabile di bruciato che proveniva dai fornelli.

-Oh no il pranzo!!.- l'uomo si alzò di scatto e si diresse in cucina. Spense il fornello e con uno canovaccio da cucina tentò di afferrare il manico della pentola bollente.

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