Capitolo 21

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-:Papà?:- sussultò vedendo Hugo posizionato sulla soglia della sua stanza.

-:Desirèe, finalmente! Ma dove eri finita?: - gli si avvicinò agitato. La sua apprensione era davvero fastidiosa.

Lei lo superò e poi si sedette sul lettino.

-:Ti senti bene?:- Hugo la raggiunse. Poi gli sfiorò un braccio.

-:Papà! Non mi toccare!:- sbottò liberandosi dal suo tocco.

-:Ma che ti ho fatto? C'è l'hai con me oggi?:-

:-perché mi hai proibito di parlare con Angeliè?:-arrivò al sodo,altrimenti suo padre si sarebbe soffermato troppo per le lunghe e l'avrebbe fatta solo innervosire ulteriormente.

:-lo sai già Desirèe! Smetti di fare stupide ricerche e concentrati su te stessa! Ogni volta che chiami a quell'archeologa di riduci in questo stato pietoso non lo vedi? Quante volte te lo devo ripetere?quando capirai?:-irruppe con irruenza.

Ma lei lasciò perdere. Non voleva ripetere di nuovo che non si sarebbe arresa e che i suoi consigli non la sfioravano per niente. Prese aria e poi sopirò.

-:Dammelo. Dammi il cellulare, so che lo hai preso tu:- esordì porgendoli il palmo della mano.

Hugo infilò controvoglia la mano nella tasca dei pantaloni,poi recuperò il cellulare di Desirèe e glielo consegnò.

-: .... Era per il tuo bene ... ma vedo che è stato inutile:-sbuffò.

-:esattamente! È stato solo inutile! Non smetterò di chiamare Angeliè e continuare le mie ricerche fin quando quella pietra non sarà qui:-poi indicò il suo palmo giallastro e pieno di venature,:-nella mia mano! E ci riuscirò vedrai:-

Poi si distese sul lettino e si voltò dalla parte della parete escludendolo dalla sua vista ostinatamente.

:-come vuoi, ma credo che sarà davvero difficile:-disse Hugo. Poi uscì dalla stanza. I suoi passi emanavano agitazione e rabbia. Si stava dirigendo all'uscio dell'ospedale a fumarsi un'altra sigaretta. Poi l'ho avrebbero ritrovato per terra polverizzato insieme alla cenere,pensò,non smettendo di fissare quel colore opaco dipinto sulle pareti.

Il sole stava ridipingendo il cielo con piccoli colpi di raggi lucenti,nessuna nuvola,solo quel sole splendente che attraversava candido le finestre gelate dell'ospedale. Il vento mattutino smuoveva le chiome sgualcite degli alberelli nel cortile dell'edificio riportando a galla una lieve e fredda brina.

Desirèe sonnecchiava avvolta da quella calma. Tutte quelle preoccupazioni e quei problemi che scavalcavano la sua vita si ridussero in quel silenzio. Stava benissimo ormai,era in perfetta salute,si era ripresa e non vedeva l'ora di ritornarsene a casa. E invece suo padre si ostinava a tenerla ancora chiusa là dentro,come se avesse paura che la monotonia di prima potesse farle del male e cercasse in tutti i modi di proteggerla,aveva paura della realtà e del mondo esterno a quelle pareti. Suo padre era peggio dei profughi,scappava di continuo dai suoi sbagli cercando di ritrovare delle scuse che potessero funzionare alla perfezione.

Si sentì bussare alla porta.

:-sì?:-dovette chiedere a malapena. Poi si schiarì la voce.

La porta si aprì rilevando un uomo di mezza età,alto e robusto,un paio di occhiali giocava con il contrasto del colore del suo camice penzolando al colletto di quest'ultimo. Le sue mani reggevano un vassoio.

:-buongiorno signorina Lambert:-era cortese ed educato.

:-buongiorno:- esitò continuando ad osservare la sua figura e ad assaporare dalle narici un odore pungente di disinfettante. Di certo non era la sua colazione. O almeno ci sperava.

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