19 - La Serpe e il Grifone

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I suoi piedi camminavano veloci sull'erba rinvenuta da poco dopo il periodo invernale.

Non c'era la luna: quella volta il timido sole primaverile inondava tutto con la sua luce dorata.

Non indossava il bel vestito rosso, ma solo la sua uniforme scolastica, a dirla tutta alquanto stropicciata.

Raggiunse le sponde del lago e il suo cuore fece una capriola quando constatò che qualcuno era già lì.

Seduto su una roccia, il mento appoggiato al palmo della mano: Celaena avrebbe riconosciuto quel profilo tra mille, le era rimasto dentro, marchiato a fuoco.

Fece un paio di passi sulla riva sassosa e si fermò. Il rumore che aveva fatto era stato sufficiente per attirare la sua attenzione.

Ma questa volta non era un sogno, stava succedendo per davvero.

Il Grifondoro si alzò in piedi e si fermò di fronte a lei, mantenendo le distanze.

"Finalmente sei saltata fuori, i tuoi amici ti stavano cercando... cosa ci fai qui?" chiese con un tono che voleva essere distaccato. I suoi occhi esprimevano però tutt'altro, Celaena era riuscita a capirlo anche se lui non l'aveva neanche guardata in faccia.

"Sono venuta a chiederti scusa" rispose nello stesso momento in cui Stefan diceva "Se ti aspetti delle scuse per quello che ho detto l'altra mattina..."

Si interruppe di scatto, sicuro di aver capito male.

"Come prego?" le domandò poi più basito che mai. Possibile che... avesse finalmente ricordato?

Celaena respirò profondamente: era il momento della verità. Sarebbe riuscito a perdonarla dopo tutto quello che era successo?

"Sono venuta a scusarmi, anche se sono pienamente consapevole che quello che ho fatto è imperdonabile. Sei stato mio amico, alla fine anche qualcosa di più, e io ti ho ferito. Per quanto non sapessi quello che effettivamente stavo facendo sono pur sempre stata io a comportarmi in modo così tremendo, e tu non te lo meritavi. Tu ti meriti di meglio..." si interruppe abbassando lo sguardo.

Ultimamente stava piangendo un po' troppo per i suoi gusti...

Ricacciò indietro le lacrime, ma una, ribelle, riuscì a sfuggire rigandole una guancia.

Una mano sorprendentemente gentile e delicata gliela asciugò, facendole rialzare il viso.

Gli occhi verdi incontrarono così quelli scuri: sembrava che il ragazzo la stesse soppesando, incerto su come risponderle.

"Ti meriti di meglio..." provò a ribadire la ragazza, ma il Grifondoro la fermò appoggiandole un dito sulle labbra.

"Può darsi..." incominciò lui. C'era un solo modo per scoprirlo...

Celaena si sentì mancare: alla fine era come aveva sognato, lui non la voleva più. Però quello non era un incubo, era la realtà.

"Ma non è quello che voglio" continuò dopo aver colto lo sguardo rassegnato della ragazza. "Io non voglio nessun'altra, io voglio te!"

Qualsiasi cosa Celaena avrebbe voluto dire venne dimenticata nell'istante in cui le loro labbra si toccarono.

Finalmente, dopo mesi, si sentiva di nuovo felice.

Le sembrava di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo, ma adesso, baciando il ragazzo che amava e stringendolo a sè come se ne andasse della sua stessa vita, finalmente aveva ricominciato a respirare – e di certo non sarebbe stata lei a chiedere di fermarsi.

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