Mattia aveva dei sospetti; strane idee nate la sera precedente a seguito delle raccomandazioni apparentemente fuori luogo di Cristian. Sospetti che poi si erano rafforzati quella stessa mattina quando, come se fosse la cosa più naturale del mondo, Mia lo aveva chiamato "papino". E se prima avesse potuto fingere che quegli avvenimenti non avevano alcun significato, dopo quanto accaduto al supermercato mezz'ora prima non poteva più tenere gli occhi chiusi e fuggire da quel problema: un'anziana donna, dopo avergli gentilmente chiesto di prendere al posto suo una confezione di cereali al miele, l'aveva ringraziato e si era congratulata con lui per quanto fosse bella sua figlia dicendogli che, tra l'altro, le somigliava tantissimo. Mattia si era limitato a biascicare un "grazie" fra i denti, affrettandosi poi ad abbassare lo sguardo verso Mia che gli teneva la mano e si guardava intorno con aria annoiata, attendendo pazientemente di uscire dal supermercato. L'aveva scrutata per pochi secondi, immobile, si era chiesto se realmente quella bambina avesse una somiglianza con lui tanto evidente e perché lui non l'aveva mai notato.
Il tragitto dal supermercato a casa di Paola era stato in parte silenzioso, colmo di tensione. Quando poi Mattia aveva parcheggiato l'auto nei pressi del condominio nel quale la giovane risiedeva e le aveva sussurrato un brusco "dobbiamo parlare, stavolta seriamente", lei aveva già capito che ormai non poteva fare più niente per evitare che accadesse ciò che aveva cercato di rimandare per molto tempo.
E in quel momento, nella stanza da letto della ragazza, se solo Paola osservava quanta rabbia si celava sotto i movimenti bruschi di Mattia, si rendeva conto di averlo reso nervoso come non l'aveva visto mai nel corso dei numerosi anni trascorsi assieme. Lo scrutava intimorita mentre egli imprecava contro l'accendino scarico che pareva non volerne sapere di funzionare e, torturando le proprie mani, pensava al dramma che sarebbe sicuramente avvenuto da lì a poco. Si chiedeva quanto tempo sarebbe durata la discussione che stavano per affrontare, come si sarebbe sentita mentre veniva travolta come una valanga dal fiume di parole che le avrebbe urlato contro Mattia, cosa sarebbe accaduto dopo e più di tutto tentava di formulare un discorso nella sua mente.
A fare da padrone era il silenzio che era solito caratterizzare ogni loro momento critico, un silenzio che nessuno dei due era mai stato bravo a interrompere, un silenzio che gli faceva perdere quel briciolo di coraggio che possedevano. Quello stesso silenzio che Mattia aveva creato di proposito per attendere che la propria rabbia si placasse, che tornasse ad essere abbastanza lucido per affrontare quel discorso che probabilmente avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Lasciato andare l'accendino, poiché ormai stanco di provare a farlo funzionare, egli alzò lo sguardo per puntarlo sulla parete di fronte a sé e sospirò profondamente, in modo nervoso.
Accadde poi ciò nessuno dei due si sarebbe aspettato: fu Paola che, seppure con voce tremante e visibilmente insicura, ruppe il silenzio straziante che aveva riempito la camera da letto.
«Mattia..» mormorò in un sussurro. Come se avesse paura di esporsi, come se avesse paura di rendere la situazione più difficile di quanto non lo fosse già, come se avesse paura di perderlo.
La guardò un solo attimo prima di distogliere lo sguardo e spostarlo in un punto indefinito della stanza, e lei ebbe l'impressione che il giovane non volesse guardarla negli occhi, timoroso di non riuscire ad affrontarla. Lo sapeva, Mattia, che quelle iridi erano la sua debolezza. Paola era la sua grande e unica debolezza.
«Ieri sera in discoteca quando Cristian mi ha raccomandato di stare attento a non rischiare di metterti incinta di nuovo, tu hai avuto paura. Te lo si leggeva negli occhi. Se tu avessi reagito in modo diverso, io non avrei dato alcun peso a quelle parole e non avrei neppure pensato ai diversi significati che quella frase può avere, ma tu sei letteralmente scappata.»
A differenza di come aveva fatto Paola, egli cominciò diretto, sicuro di sé. Evitò gli inutili giri di parole che tanto odiava e andò dritto al punto, intenzionato a scoprire la verità quanto prima possibile.
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In fuga dagli sguardi miei.
RomanceCopertina: @xEdenB Paola gli aveva detto addio. L'aveva fatto quella gelida mattina di novembre, afferrandolo per il colletto della camicia bianca ormai sgualcita, spingendolo ripetutamente verso la porta e urlandogli contro di non voler vedere mai...