Paola ci aveva provato a far finta che le mani di Daniele mentre le accarezzavano il corpo privo di indumenti potessero trasmetterle il calore delle mani di Mattia. Ci aveva provato a far finta che quei gemiti soffocati in realtà non glieli stesse provocando Daniele, ma Mattia. Ci aveva provato a fingere di aver trovato il piacere mentre, nel buio della notte, le lacrime le scendevano freneticamente lungo le guance perché l'uomo con cui voleva fare l'amore era Mattia, non Daniele. Ci aveva provato a fingere che il profumo non era lo stesso e la rabbia l'aveva costretta a sfigurare con le unghia quella schiena che in realtà non voleva toccare. Non sapeva più cosa fare, non sapeva più come reagire e soprattutto non sapeva più come evitare di vedere quegli occhi verdi ogni volta che incontrava le iridi di Daniele.
Non poteva baciarlo e sperare che quelle labbra prive di sapore prendessero improvvisamente le sembianze delle labbra piene di Mattia, col retrogusto amarognolo del tabacco. Non era giusto stringergli la mano, abbracciarlo e sorridergli desiderando invece di dedicare quelle attenzioni a Mattia. E soprattutto non era corretto prendere in giro Daniele, perché non lo meritava affatto.
«Che fai? Scappi?» La voce del giovane, più roca del solito a causa del sonno, la fece sobbalzare. Si voltò verso di lui, rinunciando momentaneamente a cercare i propri abiti sparsi nella camera da letto del ragazzo.
«No.» gli rispose con freddezza, evitando di assumere il tono di voce addolcito che era solita usare quando parlava con lui. Il problema era che i pensieri riguardanti i suoi sentimenti l'avevano assillata per tutta la notte, infastidendola e facendo in modo che potesse essere di cattivo umore.
«E cosa stai facendo, allora?» biascicò Daniele, stropicciandosi gli occhi per costringerli a restare aperti anziché chiudersi per la stanchezza.
Paola afferrò il maglione che indossava la sera precedente e lo infilò, sciogliendosi le pieghe alle maniche che aveva fatto quando, seduta sul divano accanto a Daniele, aveva cominciato a sentire caldo.
«Vado a casa.» proferì, tastando alla cieca alcuni indumenti sparsi sul pavimento freddo.
Il ragazzo la guardò con la fronte corrugata, confuso per il comportamento freddo e brusco intrapreso da Paola. Ebbe paura, in quel momento, al solo pensiero che lei si stesse pentendo di quanto accaduto la sera precedente. Non perché la questione gli toccasse particolarmente tanto ma perché, se così fosse stato, non avrebbe potuto più portarsela a letto. «Perché?»
La biomda alzò il capo verso di lui, osservandolo mentre il chiaro colore della luce della luna piena che precedeva l'alba, proveniente dalla finestra priva di tende, gli illuminava il viso e metteva in risalto i lineamenti morbidi.
«Perché devo andare a lavorare.» gli comunicò con fare ovvio, infilandosi velocemente i leggins neri in finta pelle.
Daniele parve illuminarsi, avendo dimenticato quel particolare fondamentale della vita quotidiana di quella che, ormai da due settimane, poteva dichiarare come la sua fidanzata.
«Va bene.» rispose con fare disinteressato, e non perché la stanchezza lo facesse apparire indifferente ma perché lo era realmente.
Paola sbuffò sonoramente, osservandolo con severità mentre lui si voltava dal lato opposto e si sistemava il piumone fin sulla testa. La ragazza infilò gli stivaletti bassi dalla punta lievemente consumata, afferrò la borsa e controllò che all'interno di essa ci fosse tutto ciò che aveva portato con sé per evitare di dimenticare qualcosa in quella casa nella quale, in quel momento, desiderò non averci mai messo piede.
«Ciao Daniele.» lo salutò, appoggiando la mano sulla maniglia della porta della stanza e aprendola, pronta per uscire fino a quando la voce del ragazzo la fece bloccare.

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In fuga dagli sguardi miei.
RomanceCopertina: @xEdenB Paola gli aveva detto addio. L'aveva fatto quella gelida mattina di novembre, afferrandolo per il colletto della camicia bianca ormai sgualcita, spingendolo ripetutamente verso la porta e urlandogli contro di non voler vedere mai...