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Dove troviamo la voglia che ci fa litigare?

Più me lo chiedo

e meno me lo riesco a spiegare,

così mi siedo, sclero e poi me ne vado a male.

Non ho nemmeno la forza di fare colazione,

perché senza di te tutto sembra

senza sapore.




«Francesca, ne ho già piene le palle di questa situazione e sono trascorsi solo due giorni. Ti conviene non farmi arrabbiare ulteriormente perché potrei non rispondere delle mie azioni. Te lo ripeto per l'ultima volta, dopodiché passerò alle maniere forti e verrò a sfondare la porta di casa tua a calci: concedimi di parlare con Paola, cazzo!»

Era abbastanza minaccioso il tono di Cristian mentre, stringendo saldamente il cellulare in mano, continuava a camminare avanti e dietro nella sua camera ripetendo lo stesso percorso quasi fino all'esasperazione.

Dall'altro capo del telefono, Francesca si limitò a una scrollata di spalle con fare indifferente seppure consapevole del fatto che l'amico non potesse vederla.

«Beh.. - finse di pensarci su - No. Ritenta, la prossima volta sarai più fortunato.» proferì con ironia.

Fece per riattaccare, ma il giovane fu più veloce e tentò di fermarla.

«Franci!» gridò.

«Piano, dannazione! Ci tengo ancora al mio udito!» lo rimproverò, allontanando teatralmente il cellulare dall'orecchio. Rivolse poi una veloce occhiata a Paola, probabilmente nella speranza che lei avesse cambiato idea, ma lo sguardo della bionda appariva ancora privo di emozioni, le braccia ancora incrociate al petto e l'aria perennemente minacciosa. Francesca capì quindi che l'amica non aveva cambiato idea e che non aveva alcuna intenzione di incontrare Cristian.

Sempre più alterato per l'inadeguata ironia della ragazza, egli si costrinse a reprimere la voglia di urlare e tentò con tutto se stesso di assumere un tono di voce che, seppur basso, mostrasse la sua irritazione.

«Mi fai parlare con lei o no? Perché sai, sto seriamente prendendo in considerazione l'idea di venire a distruggere la tua porta d'ingresso pur di vedere Paola.»

Francesca sbuffò sonoramente, esausta di sentirsi dire sempre le stesse cose da due giorni a quella parte.

«È in isolamento, non vuole vederti né sentirti. Quante altre volte vuoi che te lo ripeta?» domandò, visibilmente esasperata.

«D'accordo, ho capito. - Per un attimo parve essersi finalmente arreso. - Sarò lì fra dieci minuti.»

E senza neppure concedere alla ragazza il tempo di rispondergli, chiuse la chiamata.

La prima reazione di Francesca fu di alzare gli occhi al cielo e lanciare il cellulare sul divano con noncuranza, dopodiché raggiunse Paola che intanto si era spostata in cucina.

«Ha detto che sta venendo qui.» mormorò soltanto, avvicinandosi a lei per sbirciare cosa stesse facendo.

La bionda si voltò, uno sguardo di rimprovero a caratterizzarle il viso.

«Non ho alcuna intenzione di subire le sue scuse, ti avevo chiaramente detto per l'ennesima volta che non voglio vederlo.» si lamentò.

«Ci ho provato, ma non mi ha dato ascolto. - Alzò le spalle, immergendo l'indice nell'impasto dei pancake che Paola stava preparando e se lo portò alle labbra per poterlo leccare. - E poi lo sai che non puoi continuare a evitarlo per sempre, scopri che cos'ha da dirti e poi scegli come agire.» le consigliò.

In fuga dagli sguardi miei.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora