Pareva dovesse sposarsi, Mattia. I jeans neri gli fasciavano alla perfezione le gambe snelle e affusolate, gli ricadevano stretti sulle caviglie e sembravano fatti di proposito per essere indossati da lui. Il tatuaggio delle ali sul petto era messo in evidenza dai bottoni sbottonati della camicia bianca che aderiva perfettamente ai suoi fianchi. Provò ad alzare le maniche della giacca nera sui gomiti ma quel look continuava a conferirgli un'aria fin troppo seria ed autoritaria, smentita però dall'acconciatura da adolescente.
Sbuffò e, in contemporanea a quel gesto, si sfilò la giacca sostituendola con un chiodo in pelle. Involontariamente le sue labbra s'incurvarono verso l'alto, mostrando l'accenno di un sorriso compiaciuto. In quel modo si sentiva se stesso ma sapeva che avrebbe deluso Francesca poiché lei gli aveva raccomandato di indossare abiti eleganti. Ci teneva, la ragazza, a portare i propri amici in un locale chic per festeggiare il suo ventunesimo compleanno tra alcol, musica e tanto divertimento.
Alzò lo sguardo per poter consultare l'orologio attaccato alla parete le cui lancette, ancora, segnavano le ore nove e pochi minuti. Sbuffando si lasciò cadere sul proprio letto e in contemporanea al suo gesto due pugni batterono leggeri sul legno della porta della sua camera.
«Avanti.» concesse, il tono di voce che pareva lievemente scocciato. La maniglia si abbassò, lasciando spazio alla figura esile di Rebecca. Mattia alzò gli angoli della labbra per mostrare un sorriso compiaciuto alla vista di sua sorella che, fasciata in un elegante abito turchese e pronta per uscire, le pareva più bella, cresciuta.
«Che c'è?» le domandò.
La ragazza entrò nella stanza, chiudendosi accuratamente la porta alle spalle. Senza proferir parola, poi, si avvicinò al fratello e si stese sul letto accanto a lui. Non gliene importava, in quel momento, dei capelli ordinati che si sarebbero sicuramente scomposti a contatto con le lenzuola calde e profumate. Profumate di quell'odore che, per tre lunghi anni, le era mancato tanto. Quell'odore che aveva cercato dappertutto perché all'inizio le bastava avvicinare il naso a qualche sciarpa dimenticata lì da lui, ma dopo tutto quel tempo non bastava più un gesto così semplice. Perché il profumo preferito di Mattia era stato sostituito da un'intensa puzza di chiuso, di vuoto, di mancanza. E lo punzecchiava, Rebecca, ma in realtà era fin troppo felice del ritorno del fratello. Davvero, non le bastavano più delle semplici telefonate o delle videochiamate un paio di volte al mese.
«Come stai?»
Tra le sopracciglia folte di Mattia apparve una piccola ruga, segno di confusione e smarrimento. Si chiese, stranamente, quale fosse il motivo di quella domanda che era raro si ponessero fra di loro.
«Sto bene. - lo sguardo puntato verso l'alto in direzione del soffitto bianco. Non lo sapeva perché ma, forse per timore o forse per convenienza, non osò guardarla negl'occhi.- Tu, invece?»
Rebecca sospirò. «Bene. - fu quasi involontario il gesto di Mattia di voltarsi di scatto e guardarla, probabilmente per scrutarla e capire il motivo del sospiro che, pesantemente, era uscito dalle sue labbra. Lei si spostò su un solo fianco, puntò il gomito sul materasso ed appoggiò la testa sul palmo con fare poco aggraziato - Mi chiedevo... è un po' che non parliamo io e te, vero?»
Egli la osservò inerme per qualche secondo prima di alzare gli occhi verso l'alto e scoppiare a ridere sonoramente. La conosceva, forse più di quanto conoscesse se stesso e sapeva cosa stesse cercando di ottenere.
«Allora, che cosa vuoi sapere?» chiese, imitando la posizione della sorella.
Rise, osservando Mattia in modo compiaciuto. Si chiese, poi, se realmente fosse così scontata come lui voleva farle credere o se fosse solo suo fratello ad aver imparato a memoria ogni suo atteggiamento.

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In fuga dagli sguardi miei.
RomansaCopertina: @xEdenB Paola gli aveva detto addio. L'aveva fatto quella gelida mattina di novembre, afferrandolo per il colletto della camicia bianca ormai sgualcita, spingendolo ripetutamente verso la porta e urlandogli contro di non voler vedere mai...