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Avvertenza: penultimo capitolo.

Mi avevi lì

proprio vicino vicino,

in un secondo la rivoluzione,

e dopo un attimo era tutto chiaro:

era già Amore!

Amore da non respirare,

amore che ti scappa di mano,

e non riesci a farlo andare piano

e che mi fa sperare che tu sia su questo treno.

Ma se non ci sei ti aspetto.


Paola c'aveva impiegato molto tempo per recuperare il nuovo indirizzo di Mattia. Circa tre giorni. Avrebbe potuto chiederlo semplicemente a Cristian, Francesca, Rebecca o chiunque altro fosse andato a trovarlo nel monolocale che aveva preso in affitto un paio di mesi precedenti. Ma se l'avesse fatto i suoi migliori amici le avrebbero domandato insistentemente per quale motivo le interessasse vederlo in modo così disperato, come se fosse l'unica cosa di cui avesse bisogno in quel momento. Ed esisteva davvero una reale e immensa necessità di guardarlo negli occhi e dirgli ciò che da troppo tempo a quella parte teneva custodito dentro.

Quel pomeriggio aveva approfittato dell'assenza di Mia, com'era divenuto suo solito fare, e senza dar spiegazione alcuna era uscita di casa con ancora addosso i pantaloncini grigi della tuta decisamente larga, la maglietta bianca, le converse colorate e la coda disordinata.

Faceva caldo, eppure pareva non importarle mentre camminava a passo svelto per le vie del quartiere. Avrebbe potuto muoversi coi mezzi di trasporto e invece aveva deciso di non farlo per prendersi del tempo in più per riflettere ed eventualmente, se avesse cambiato idea, tornare indietro.

Successe poi che, prima di quant'ella s'aspettasse, si ritrovò dinnanzi al condominio nel quale secondo le proprie fonti risiedeva Mattia. E allora sospirò, spinse il portone d'ingresso ed entrò a passo deciso. Salì le scale con una velocità impressionante fino al quarto piano e solo in quel momento, col fiato corto e le gambe troppo stanche, si domandò perché non aveva usato l'ascensore. Se la memoria non l'ingannava, avrebbe dovuto suonare al campanello della porta numero 24 e così fece.

Sentì dei passi lenti, fatti di piedi nudi trascinati sul pavimento, e si stupì di riconoscerli. Si domandò, in quei pochi secondi fatti di straziante attesa, come avesse fatto lui a diventare un'ossessione così grande. Quando la porta si spalancò, i loro occhi si incontrarono e lui parve immobilizzarsi, Paola trovò la risposta a tutte le sue domande. Lo amava. E se ami così disperatamente qualcuno, non c'è via di fuga.

«C-ciao» balbettò, sorpreso per quella visita così tanto inaspettata.

Lei alzò gli occhi al cielo, apparentemente infastidita dalla reazione del ragazzo, da quell'accoglienza. Voleva andare subito al dunque perché non era lì per perdere tempo, solo per accertarsi che le sue ipotesi fossero vere.

«Perché sei qui?» le chiese lui, come se avesse la capacità di leggerle nella mente.

Paola sospirò, cercando il coraggio di non smettere di guardarlo negli occhi. Non cedere era il suo compito e s'era imposta di riuscirci.

«Sono cinque giorni che non smetto di ascoltare quello schifo di messaggio che hai registrato» disse tutto d'un tratto, vedendolo distogliere lo sguardo poiché incapace di reggere l'intensità di quel momento, la durezza celata sotto quelle parole proferite a mo' di rimprovero.

E allora lui trattenne il fiato per un istante e si passò una mano fra i capelli nervoso. «E?» domandò, consapevole del fatto che lei non era lì solo per dirgli quella frase. La conosceva bene e, solo a guardarla, immaginò che si stesse trattenendo dall'urlargli contro i peggiori insulti.

In fuga dagli sguardi miei.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora