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«Mi stai praticamente dicendo che prima gli hai detto che non avresti mai tradito Daniele e poi, invece, hai fatto sesso con lui?» Francesca le pose quella domanda per la terza volta di seguito, quasi come se avesse bisogno di un'ulteriore conferma, come se non volesse crederle a causa dell'assurdità della situazione accaduta. Si sarebbe aspettata di vederla ridere da un momento all'altro, scuotere freneticamente il capo oppure darle qualsiasi altro segno che le facesse intendere che si trattasse solo di uno scherzo di cattivo gusto. Ma non avvenne assolutamente nulla di tutto ciò.

Paola le rivolse un'occhiata scocciata e si lasciò andare ad un sonoro sbuffo in segno d'esasperazione. «Sì, Franci, sì.» le rispose con fare annoiato, giocando con uno dei cuscini colorati che avevano la funzione di decorare il divano sul quale erano sedute in modo poco aggraziato. Aveva chiamato la sua migliore amica non appena Mattia era andato via, imponendole di tornare a casa il prima possibile a causa di un'emergenza. In realtà aveva solo bisogno di una persona che l'ascoltasse, la capisse e fosse capace di darle un consiglio utile sul da farsi. Francesca, invece, non era capace di realizzare quanto accaduto e anziché consolarla, continuava a porle domande su domande per scoprire i dettagli.

La castana deglutì rumorosamente, spegnendo la sigaretta ormai consumata nel posacenere e battendo le palpebre più volte come a voler focalizzare meglio l'immagine di Paola che le appariva davanti, le gambe incrociate, la schiena curva in avanti, i gomiti appoggiati alle ginocchia e la sigaretta stretta saldamente fra le dita, quasi come per sfogare il nervosismo su di essa. «Sui miei mobili da cucina?» Francesca le pose l'ennesima domanda nell'ennesimo tentativo di ricevere conferme, appoggiandosi entrambe le mani sulle guance e sperando con tutta se stessa che Paola scuotesse il capo in segno di negazione, perché in caso contrario si sarebbe rifiutata di cucinare per il resto della sua vita.

La sua migliore amica, però, la guardò e si strinse nelle spalle, la fronte corrugata e un'espressione indifferente a decorarle il viso arrossato a causa del freddo. «Esatto, che male c'è?» domandò ingenuamente, scatenando una reazione furiosa da parte di Francesca che, esasperata come mai in vita sua, si alzò in piedi con un balzo e la guardò con aria sconvolta, quasi disgustata.

«Che male c'è? - le fece eco, indicandola con fare minaccioso ed assumendo una postura autoritaria, come una madre pronta a castigare la propria figlia. - forse non ti rendi conto di quanto sia una cosa schifosa!» esclamò, mentre l'idea di dover appoggiare il cibo sul ripiano di marmo della cucina si faceva spazio nella sua mente, incitandola ancor più ad urlare istericamente. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era il posto in cui Paola e Mattia avevano fatto sesso, chiedendosi per quale motivo non si fossero spostati in camera da letto. Quando in realtà avrebbe dovuto appoggiare la sua migliore amica e dirle che, nonostante il fatto che aveva compiuto un gesto infantile e avrebbe dovuto pensare alle conseguenze, tutto si sarebbe sistemato e sarebbe andato per il meglio. Ma, probabilmente, una parte di lei aveva deciso di puntare la propria attenzione altrove per non mentire a Paola: non sarebbe stata capace di dirle che le cose sarebbero andate bene quando neppure lei ci credeva.

Paola la osservò attentamente, prima di imitarla ed alzarsi in piedi. «Ascoltami, Franci: vorrei tanto pensare a quanto sia divertente ed al contempo scandaloso il fatto che io abbia fatto sesso sui mobili da cucina assieme a Mattia, ma il problema principale non è questo. Quindi non me ne frega niente e per quanto mi riguarda puoi anche non cucinare per il resto dei tuoi giorni.» sbottò, tentando comunque di mantenere una certa calma. Spense la sigaretta nel portacenere e diede le spalle alla sua migliore amica, facendo per dirigersi nella propria camera da letto, magari per stendersi, chiudere gli occhi e sperare che, improvvisamente, tutto si chiarisse. Francesca però non le permise di allontanarsi: le afferrò un braccio nella speranza di farle placare i nervi ed infonderle una certa tranquillità per riprendere quel discorso, quella volta in modo serio e senza scherzare. Ma quando fece per parlare, Paola la precedette. «No, non ci provare nemmeno. Non provare a darmi un consiglio perché sai che, qualsiasi cosa tu mi dica, non ti ascolterò. E poi, parliamo chiaramente, non saresti capace di proferire qualcosa di realmente utile. Non sei tu quella che si è cacciata in questo enorme casino e non sei tu quella che stanotte, e probabilmente tutte le notti per le prossime due settimane, si ritroverà a pensare ad una soluzione per risolvere questa faccenda anziché dormire sogni tranquilli. Ti limiteresti a dirmi che dovrei andare da Mattia e raccontargli la verità su Mia e sui miei sentimenti, in modo che lui possa capirmi e perdonarmi all'istante. Ma invece, semmai dovessi dirgli che lui è il padre di mia figlia e che sono fottutamente innamorata di lui, potrebbe afferrarmi per la gola e sbattermi fuori da casa sua in un secondo. Quindi, ti prego, non dire niente.» Solo quando chiuse la bocca e fece un respiro profondo, si rese conto di aver aggiunto qualche informazione in più del dovuto.

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