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Paola rise all'ennesima battuta squallida di Rebecca che da quando avevano cominciato a pranzare aveva iniziato quella competizione con suo fratello e anche in quel momento dopo aver consumato il primo piatto, il secondo e il dolce, quella sfida era ancora in atto. E diventava sempre più interessante, battuta dopo battuta. «Se io mi nutro, tu ti nutri ed egli si nutre - cominciò Mattia, cercando di trattenere le risate mentre parlava - perché Frank si natra?» concluse scoppiando a ridere seguito da Paola che stava ascoltando attentamente tutta la conversazione nonostante fosse intenta a lavare i piatti. Odiava sentirsi un peso per le persone e aveva insistito parecchio pur di rendersi utile almeno in quello. Rebecca ringhiò, infastidita dal fatto che suo fratello fosse praticamente imbattibile, e sentiva che presto si sarebbe arresa poiché le battute che ricordava erano giunte al termine.

«Cosa ci fa un drogato in una lavatrice? - attese qualche attimo prima di riprendere a parlare - Il bucato!» disse Rebecca con euforia, beccandosi occhiate disgustate da parte degli altri due.

«Un daino dice ad un altro daino: "giochiamo a nascondaino?"» continuò lui con un ghigno, consapevole del fatto che seppure quella sfida stava procedendo da parecchio avrebbe vinto lui. Rebecca sbuffò sonoramente, alzando le mani a mezz'aria in segno di resa.

«E va bene! - disse con tono rassegnato - hai vinto tu!» dichiarò poi, asciugando i piatti e i bicchieri precedentemente lavati da Paola. Mattia rise e, in segno di vittoria, si avvicinò a Mia e la prese in braccio per poi farla volteggiare nell'aria, facendola ridere in modo divertito.

«Abbiamo vinto, piccola!» esclamò, mettendola giù e spettinandole i capelli. Paola li osservò e, come ogni volta che lui toccava la sua bambina, sentì i crampi allo stomaco diventare ogni secondo sempre più intensi. Erano davvero adorabili insieme.

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«Possiamo andare adesso.» proferì Mattia, scendendo velocemente le scale. Paola lo scrutò per bene, mordendosi l'interno del labbro inferiore alla vista di quel ben di Dio; la maglietta bianca che gli fasciava alla perfezione i muscoli dell'addome, i jeans altrettanto aderenti che mettevano in bella mostra le gambe lungue e slanciate e, come se non fosse già abbastanza scopabile, chiodo e convers nere per completare il tutto. Dire che era bellissimo era dire troppo poco. Il ragazzo prese le chiavi della range rover, il cellulare e diede un ultimo ritocco ai capelli, guardandosi attraverso lo specchio nel corridoio. Solo quando si rese conto di essere più che presentabile, volse lo sguardo verso Paola e Mia. «Allora?» chiese poi, abbastanza divertito. Paola si ricompose all'istante, rendendosi conto di aver fatto la figura dell'idiota poiché non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un nano secondo.

«Certo, andiamo.» gli rispose, prendendo per mano sua figlia e sorridendo appena. Mattia ricambiò e tutti e tre uscirono di casa, pronti per la loro uscita delle quattro. Il ragazzo fece per aprir loro lo sportello ma la bionda lo precedette, guardandolo male. «Non farmi venire il voltastomaco, Bellegrandi.» lo ammonì, aprendo la portiera e accomodandosi con Mia seduta sulle gambe. Nel sentirle pronunciare quella frase qualcosa si accese dentro di lui, che non potè fare a meno di sorridere ampiamente.

«Ecco la mia vecchia !» esclamò con euforia. Paola sentì le guance andarle a fuoco; non solo aveva attribuito l'aggettivo mia al suo nome, l'aveva anche chiamata con lo stupido soprannome con il quale amava punzecchiarla e che mai, prima di quel momento, lei aveva voluto sentirsi dire.

«Non sono mai cambiata, .» gli fece notare lei, sistemando meglio la bambina sulle sue gambe e abbassando il finestrino.

«Noto che non te ne sei dimenticata..» disse alludendo al nomignolo, lei scosse il capo, sorridendo amaramente. Non aveva dimenticato niente che riguardasse lui.

In fuga dagli sguardi miei.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora