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«Dieci»

Gli invitati facevano il conto alla rovescia, attendendo la mezzanotte come se fosse Capodanno solo per dare gli auguri a Rebecca. Francesca stringeva forte la mano di Paola e la teneva puntata verso l'alto, mentre entrambe nell'altra stringevano un bicchiere di plastica rosso contenente del whisky. Si trovavano lì da poco più di mezz'ora e già avevano bevuto una quantità d'alcol esagerata per i loro standard e, per questo motivo, pareva si stessero divertendo più di chiunque altro.

«Nove»

In realtà non era affatto così. O, almeno, non per quanto riguardava Paola. Nonostante ella avesse un sorriso radioso stampato sul viso, stesse urlando con quanto più fiato avesse in gola e stesse saltellando senza sosta e in modo tanto energico quanto allegro, non si stava affatto divertendo. Era ubriaca e, Paola lo sapeva bene, erano solo due i modi in cui poteva comportarsi quanto aveva così tanto alcol in corpo: fingere di divertirsi in modo pazzesco o lasciare spazio ai pensieri cupi e, di conseguenza, scoppiare in un pianto disastroso.

«Otto»

E fra un secondo e l'altro, quando smetteva di urlare i numeri e cercava invano di recuperare il respiro, non poteva fare almeno di guardarsi rapidamente attorno alla ricerca disperata di Mattia. Da quando aveva fatto la sua teatrale uscita di scena trenta minuti prima, non l'aveva più visto e stava seriamente cominciando a sperare che non se ne fosse andato.

«Sette»

Francesca scoppiò a ridere fragorosamente quando tentò di bere un sorso dal suo bicchiere ma, a causa dei salti euforici e delle mani tremanti, un po' del liquido le cadde sulla maglietta. Paola la seguì a ruota, entrambe estremamente divertite per una cosa così banale.

«Sei»

E poi improvvisamente lo vide. E smise di fare il conto alla rovescia, smise di saltare e restò con la bocca semiaperta per lo stupore, per l'amarezza, per il dolore.

«Cinque»

Francesca si voltò di scatto a guardarla, spaventata da quella reazione e le domandò ripetutamente cosa fosse accaduto, senza ottenere alcun tipo di risposta. Paola pareva essersi immobilizzata e Francesca non poté far altro che puntare lo sguardo nel punto che lei continuava a fissare inerme. Ciò che vide la spiazzò e capì immediatamente il motivo dell'improvviso cambiamento d'umore della propria migliore amica.

«Quattro»

Lui si trovava in un angolo, con le spalle appoggiate alla parete e i pollici nei passanti dei jeans stretti di colore nero. A caratterizzarlo erano gli occhi lucidi e un enorme sorriso ubriaco che pareva cominciare da un orecchio e finire dall'altro. E non era solo.

«Tre»

La ragazza che gli stava di fronte e con la quale parlava animatamente aveva dei lunghi e mossi capelli biondi, un abito corto e aderente che non lasciava assolutamente niente all'immaginazione e le labbra colorate di un rosso acceso. Gli teneva una mano avvolta attorno alla nuca e, ogni volta che doveva dirgli qualcosa, gli si avvicinava per sussurrarglielo all'orecchio con fare provocatorio. E Mattia non sembrava affatto infastidito da lei e dai suoi comportamenti.

«Due»

Francesca era terrorizzata, aumentò la presa sulla mano di Paola che stava già precedentemente stringendo e tentò di farla voltare dalla sua parte per poterla guardare negli occhi e, per quanto le fosse concesso, capire cosa stesse provando. Ma la bionda restò ancora immobile, come se gli strattoni di Francesca non la stessero disturbando.

«Uno»

Non riusciva a perdonarsi. Non era colpa di Mattia e lei lo sapeva, anzi lo giustificava addirittura poiché, a parer suo, lui aveva tutto il diritto di ricominciare da capo e vivere a pieno i vantaggi della vita da single anche se era passato veramente poco tempo dalla loro rottura. Paola non riusciva a incolpare nessun altro se non se stessa perché se non avesse sbagliato tutto fin dall'inizio, in quel momento niente di tutto quello schifo starebbe accadendo.

In fuga dagli sguardi miei.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora