Nelle lunghe attese fra di noi,
io non ho confuso mai
braccia sconosciute
con le tue.
-Due anni dopo
«Voglio invitarlo al mio matrimonio.»
Aveva accennato Francesca una di quelle sere monotone, con il calice di vino bianco in mano, il piatto con la cena ancora fumante davanti e la paura della reazione di Paola. Le luci erano spente, l'unica fonte d'illuminazione proveniva dai lampioni in strada ed erano di tanto in tanto i rumori delle auto a riempire la stanza. E faceva freddo, ma Paola era certa che il brivido che le corse lungo la schiena non era dovuto alla bassa temperatura.
Aveva tossito violentemente, sputando l'acqua che le era andata di traverso e sgranando gli occhi. «Cosa? Non pensarci nemmeno» aveva detto, puntandole contro l'indice con fare minaccioso e cercando di sembrare autoritaria, nonostante negli occhi si leggesse la muta supplica di non farlo.
Francesca, che aveva già previsto una conversazione simile, alzò gli occhi al cielo e bevve un sorso di vino come a volersi incoraggiare. «Non mi sembra di aver detto che puoi decidere, domani gli spedirò l'invito» dichiarò, afferrando la forchetta con nonchalance e cominciando a mangiare sperando inutilmente di aver già concluso il discorso.
Paola, incredula, la fissava dall'altro lato del tavolo con l'aria di chi ha subito un tradimento e, in un primo momento, non sa come reagire. «Sei impazzita? - domandò retoricamente, non ricevendo risposta - che diavolo c'entra lui con il tuo matrimonio?» sbraitò, alzando le mani a mezz'aria con fare nervoso.
Come risposta, Francesca emise un sonoro sbuffo impazientito. «Ci terrei a ricordarti che sei tu quella che ha chiuso ogni tipo di rapporto con lui, non io!» esclamò con fare ovvio, guardandola con la poca pazienza di chi non ha alcuna intenzione di cominciare una discussione.
Ma Paola sgranò gli occhi, scoppiando in una risata isterica. «Sei seria?»
«Ti sembra che io stia scherzando?» chiese, con il tono di chi non ammetteva repliche, di chi non avrebbe cambiato idea poiché prima di prendere tale decisione ci aveva riflettuto a lungo.
Paola scosse il capo, non ancora rassegnata. «Ci hai pensato almeno a come mi sentirò quando lo rivedrò?»
E forse, infondo, nemmeno lei lo sapeva come avrebbe reagito nel momento in cui avrebbe incontrato quegli occhi dopo tanto tempo trascorso a maledirli. Non l'avrebbe ammesso mai, perché neppure lei ne era a conoscenza, ma il pensiero di poter sentire ancora una volta il suo profumo non era per nulla un dispiacere.
Francesca scoppiò a ridere, scuotendo il capo con fare divertito.
«C'è il rischio che tu possa svenire? - la prese in giro, ricevendo un'occhiata infuriata in risposta - in tal caso, ci sarà da divertirsi.»
Paola fece per aprir bocca e rispondere a tono, ma tutto ciò che uscì fuori fu un lamento infastidito, arrabbiato. Si alzò di scatto e «Vaffanculo!»
Quando Paola l'aveva visto in chiesa, con i capelli più corti e la barba più lunga, in smoking e con il braccio destro ormai completamente tatuata, perse un battito. E le sembrò di riviere la scena vissuta alcuni anni prima, quando lui era tornato dalla Spagna e da quel momento in poi aveva stravolto la sua vita per poi andarsene ancora una volta. Ma era sempre bello, di quella bellezza che a parole non si può spiegare. Più bello di quanto lei stessa ricordasse.
«Ciao» la salutò, sempre apparentemente calmo e privo di qualsiasi emozione. E quegli occhi erano più chiari, più profondi. Quel viso più rilassato, pacato. Lui stava bene.
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In fuga dagli sguardi miei.
RomanceCopertina: @xEdenB Paola gli aveva detto addio. L'aveva fatto quella gelida mattina di novembre, afferrandolo per il colletto della camicia bianca ormai sgualcita, spingendolo ripetutamente verso la porta e urlandogli contro di non voler vedere mai...