Capitolo Cinque

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AD OCCHI CHIUSI

Capitolo cinque

È un errore confondere ciò che è strano con ciò che è misterioso.

Arthur Conan Doyle


Quando il treno si fermò alla stazione Waverley, io e Terence scendemmo con più facilità rispetto all'andata, notando il signor Harrison, ad aspettare il mio accompagnatore.

-Buonasera signore, salve signorina Jane!

-Salve a lei, signor Harrison! Beh...allora ci sentiamo presto, Terence...vado a fare il biglietto dell'autobus.

-Non ce n'è bisogno. Come ti ho detto, giorni fa, tendo ad accompagnare coloro che mi fanno compagnia.

-Ma in questo caso sei stato tu a farne a me, non credi?

-Sciocchezze! Ho insistito io per venire con te, dunque...accetti o rifiuti la mia offerta?- chiese con il suo solito tono freddo.

-Accetto volentieri.

Harrison allora, preso sotto braccio Terence, mi guidò verso la sua auto, solo che da quel che ricordavo era diversa rispetto a quella con cui venne a prenderci al parco, tempo fa.

-Wow che bella macchina!- esclamai, dopo averla osservata bene.

Terence tastò con le mani la sua auto, poi trovato il manico della portiera, l'aprì invitandomi ad entrare con un silenzioso "prego".

-Quale modello hai scelto oggi, Harry?- chiese, ora.

Doveva avere molte macchine, per dire "quale hai scelto", e poi Barbie mi disse che il nonno Ashling possedeva cinque Ferrari. Dovevano essere molto ricchi.

-Lamborghini Reventón, signore!

-Sembra la Batmobile.- continuai osservando le perfette rifiniture dei sedili rivestiti in pelle nera.

Terence si limitò a sorridere leggermente, poi messa la cintura di sicurezza il viaggio verso la mia casa, ebbe inizio.

Quando arrivammo, Terence mi diede il pacco di caramelle gommose comprate al bar dell'azienda dove lavorava McDuff, dicendomi che ne aveva mangiate a sufficienza sul treno e che non avrebbe saputo più che farsene, ovviamente il tutto condito dal suo tono serio e freddo.

Che bugiardo! Ne aveva mangiato sì e no due di caramelle.

Le accettai, ringraziandolo e sorridendogli di un sorriso che, purtroppo non avrebbe potuto vedere.

Preso l'ascensore, aprii con le chiavi di casa la porta del mio appartamento.

-Sono a casa!- urlai, sapendo di trovare Abbie.

-Janee, sei tornata finalmente. - mi salutò gioiosamente la mia coinquilina.

-Già,- le sorrisi,-...Dio Abbie mi sento stanchissima.

-Eh lo immagino...oggi per me è stata una giornata più leggera, invece. Ho fotografato varie auto, ma a sorpresa Sandra, quella scorbutica, era in malattia...- disse riferendosi alla sua datrice di lavoro.

Risi per il modo in cui disse "scorbutica".

-Beh dai racconta, ma aspetta...cosa vuoi per cena?

-Mhm...pizza?- proposi.

-Sì ci sto...e poi che ne dici di una bella serata tra amiche? Ti metto lo smalto e proviamo una crema corpo all'arancia che ho comprato oggi pomeriggio, e vediamo un dvd? Sai voglio farmi perdonare per questi venerdì.- disse guardandomi negli occhi.

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