Capitolo Diciotto

12K 565 109
                                    


AD OCCHI CHIUSI

Capitolo Diciotto


Il grande amore ci fa paura perchè ci mette in una situazione di pericolo,
perchè si diventa vulnerabili; si perde la corazza che abbiamo nei confronti del mondo.
Perchè in amore si dà tutto e si può anche perdere,e perdere tutto.
F.Ardant


Alle due in punto, Sarah rientrò all'interno dell'ospedale per farci da "vedetta". Il suo compito era di controllare che tutti i componenti degli Ashling si dirigessero nella mensa, così che noi potessimo finalmente entrare nella stanza di Terence.

Dieci minuti dopo, ritornò da noi, dandoci il via libera e dicendoci che insieme ai fratelli e al padre di Terence aveva anche visto Tessa Campbell.

Con noncuranza, ci avviammo verso l'ospedale. Decidemmo di entrare due alla volta, per non dare troppo nell'occhio. Lizzie sarebbe entrata con sua sorella, e io con Harrison.

Dopo poco, fummo dentro. Notai che l'infermiera che ci aveva allontanato in mattinata, era stata sostituita con una dai capelli biondi e che il fermento dei pazienti era minore rispetto a poche ore prima.

-Ovviamente non possiamo stare molto nella camera di Terence. Generalmente gli Ashling rimangono in mensa fino alle tre, ma non si sa mai.- fece Lizzie, quando fummo tutti dentro un ascensore.

Tutto odorava di medicinali. Non mi erano mai piaciuti gli ospedali.

-E per quanto riguarda l'infermiera che sorveglierà la stanza di Terence, possiamo fidarci?- domandò Harrison.

-Sì, potete stare tranquilli. Lavora spesso con mio zio, e molte volte mi è stata vicina durante le mie visite.- rispose Lizzie.

La stanza di Terence era la numero trentaquattro, situata al terzo piano. Quando l'ascensore si fermò, uscimmo tutti con un carico di ansia piuttosto pesante. Passai di fronte numerose camere, notando dalle finestre trasparenti che davano sul corridoio, diverse persone stese su letti coperti da lenzuola bianche. Sulle maniglie di alcune porte erano legati palloncini colorati, unici sprazzi di colore in quell'ambiente candido. Due volte, passarono due infermiere con dei carrelli di medicinali, ma per fortuna non ci dissero niente. Sapevo, infatti, che per i parenti delle persone in coma, non vi erano degli orari ristrettivi, o comunque lo erano meno che per gli altri pazienti. La presenza di persone care poteva aiutare molto le persone in coma.

Quando fummo di fronte alla porta numero trentaquattro, tutti e quattro ci fermammo. Un'infermiera con una lunga coda di cavallo nera, salutò le due sorelle, regalando anche a me e a Harrison un sorriso.

-Per fortuna Terence non è in condizioni gravi, e anzi verrà dimesso a breve, ma sono sicura che la presenza di persone amiche non potrà fargli che bene. Non capisco infatti, perché la famiglia non voglia nessuna visita!- fece dispiaciuta la donna, che doveva chiamarsi Megan, come scritto su un cartellino posto sulla sua divisa.- Prego.- aggiunse dopo poco, aprendoci la porta.- Io rimango fuori e vi avverto se qualcuno è in arrivo. Non rimanete molto, però.

-Grazie.- dicemmo all'unisono.

Con il cuore che mi martellava freneticamente nel petto, entrai per ultima. La stanza di Terence era una banale stanza d'ospedale, se non fosse stato per il suo essere più lussuosa delle altre. Una tv a schermo piatto si ergeva su una parete tinta di un pallido giallo e due grandi piante erano poste accanto a una finestra a balcone, coperta da una tenda bianca. Accanto al suo letto, invece, c'era un comodino con sopra un vaso trasparente, riempito da un vivace mazzo di fiori colorati.

Ad Occhi ChiusiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora