Capitolo Diciassette

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AD OCCHI CHIUSI

Capitolo Diciassette

"Harry, prima o poi tutti dobbiamo affrontare la scelta tra ciò che è giusto e ciò che è facile"- A. Silente


-Non mi convince niente!- sbuffò Freddie, bevendo subito dopo, un po' del suo frullato.

Erano almeno tre ore che io e lui eravamo in giro per negozi, alla ricerca di un'idea adeguata per il regalo di matrimonio per la nostra amata Barbara. A meno da un mese dal suo grande giorno, sia io che il mio ex ci avevamo dato dentro per aiutare la nostra amica con i preparativi della festa. Colori, stoffe, canzoni, fiori da allestimento e chi più ne ha ne metta, erano all'ordine del giorno in questo periodo, e a me, stava più che bene. Ovviamente era anche stancante stare dietro ad un cerimonia matrimoniale, dopo le numerose ore di lavoro, ma visto lo stadio confusionale in cui versavo da almeno due settimane, per via dell'incontro avvenuto con Harrison, dedicarmi a qualcosa che non fosse scrivere e correggere bozze, era proprio ciò di cui avevo bisogno. Se ripensavo al sogno su Terence che avevo fatto a casa di mio padre, e se pensavo alle sofferenze che doveva aver passato quello scontroso, sentivo il mio cervello soffocare dentro una ragnatela di cose tristi, e avevo bisogno di non pensarci e di distrarmi, perché, davvero, non sapevo che fare.

-Dai su, Fred, non molliamo! In fondo, abbiamo almeno un altro paio di ore, prima che i negozi chiudano.

Bevvi dalla cannuccia un po' del mio frappè al cioccolato.

Freddie si guardò intorno mordendosi le labbra, e ticchettando l'indice sul tavolino che ci separava.

-Senti e se...- si fermò qualche istante dopo, guardandomi.- E se non le facessimo un regalo... materiale? Nel senso, non un oggetto, ma qualcosa di più duraturo nel tempo?

Sollevai le sopracciglia.

-In che senso?

-Stavo pensando che potremmo aprire un conto presso un agenzia di viaggi, e regalare a Barbie e al suo futuro marito, un viaggio di cui potranno usufruire per la luna di miele, o quando più aggradano... e poi ,per concludere in bellezza, potremmo comprare una bella cornice e racchiudere al suo interno quella bella foto che ci ritrae tutti il primo giorno di lavoro, nel nostro ufficio. Te la ricordi?

-Quella in cui avevo la frangetta e i capelli piatti, un maglioncino che non porterebbe neanche una nonna, e la gonna informe grigio topo?- chiesi, sperando ardentemente in una risposta negativa.

Dovete sapere, infatti, che per quanto abbia sempre amato la moda, i primi tempi in cui fui assunta all' Edinburg Fashion Magazine, non avevo un chissà quale alto senso estetico nel vestirmi. D'altronde, con una mamma assente nel fiore della mia adolescenza, non potevo pensare che mio padre avrebbe potuto suggerirmi quale capo stesso meglio con cosa, e quale nuance di colore si abbinasse a un'altra. Fu solo dopo un po' , che prendendo la mano con modelle e capi d'alta classe delle varie case d'abbigliamento, che iniziai a fare l'occhio e a crearmi uno stile tutto mio.

-Proprio quella.- scoppiò a ridere.

-Ah-ha, che divertimento.- lo guardai di traverso, ridendo subito dopo anch'io.

-No, sul serio, secondo te è una buona idea?,- riprese,- Penso che possa essere una cosa carina, a cui potremmo far partecipare anche Steve e Price, di modo che il budget per il viaggio sia anche più alto. E' sempre un regalo... materiale, ma i ricordi che entrambi, sia il viaggio che la foto, porteranno con sé, le faranno sempre compagnia. E poi, secondo me, non troveremo niente di meglio nei negozi.

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